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. Sospesi i bandi di concorso per dirigenti Sembrava tutto fatto, ma il ministro Tremonti ha detto no. Per il momento. I bandi dei concorsi a dirigente scolastico (quello riservato ai presidi incar...

09/04/2002
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Tuttoscuola

. Sospesi i bandi di concorso per dirigenti
Sembrava tutto fatto, ma il ministro Tremonti ha detto no. Per il momento.
I bandi dei concorsi a dirigente scolastico (quello riservato ai presidi incaricati e l'altro ordinario) erano attesi per la fine di marzo, salvo parere contrario del ministro dell'Economia.
Tremonti, considerato il costo complessivo dell'operazione per l'assunzione di 3.500 dirigenti scolastici, ha preferito rinviare tutto a tempi finanziari migliori.
I bandi sono stati infatti sospesi e, per il momento, non è dato sapere quando verranno pubblicati.
Il rinvio non fa sperare in soluzioni ravvicinate, tanto che alcune agenzie di formazione che stavano avviando la preparazione al concorso per i presidi incaricati hanno preferito sospendere l'attività.
L'Associazione nazionale presidi e i sindacati confederali della scuola hanno già proclamato la mobilitazione. Il presidente dell'ANP, Giorgio Rembado, ha preannunciato (www.anp.it) la possibilità di dimissioni in massa dei presidi incaricati. I più delusi infatti sono i quasi 1.500 presidi incaricati che vedono nuovamente allontanarsi il traguardo dell'immissione in ruolo come dirigenti veri e propri.
E forse per loro incombe un altro motivo di preoccupazione. I sindacati firmatari del contratto della dirigenza avevano sollecitato il ministero a liquidare per presidi incaricati e docenti vicari facenti funzione l'arretrato di indennità per funzione superiore.
Nel darne notizia (vedi TuttoscuolaNEWS n. 44 del 25 marzo) avevamo avanzato qualche dubbio sulla probabilità dell'erogazione di questo arretrato di importo consistente e dalla copertura contrattuale incerta.
Proprio perché l'applicazione del maggior importo dell'indennità non è stata formalmente richiamata nel contratto per decisione dell'Aran, dovrà essere ora il ministero dell'Economia a disporne il pieno riconoscimento. Stante però questo giro di vite per le spese non ancora definite, le prospettive a riguardo per i presidi incaricati e per i docenti vicari non sembrano così rosee.

2. Una settimana importante per la scuola
La settimana che inizia l'8 aprile si annuncia di grande rilievo per la scuola. Martedì 9 è previsto l'inizio dell'esame parlamentare del disegno di legge presso la Commissione Cultura del Senato, che proseguirà nei giorni successivi. Mercoledì 10 sono previsti due eventi: al mattino un convegno nazionale dello SNALS sul tema "Quale scuola per l'Italia nel contesto europeo" (Roma, sala dello Stenditoio presso il complesso del San Michele, via San Michele 22. Per informazioni www.snals.it), con la partecipazione del sottosegretario Valentina Aprea, dei presidenti delle Commissioni Cultura della Camera e del Senato Adornato e Asciutti, del prof. Bertagna e di altri esponenti politici, che daranno vita da una tavola rotonda sulla riforma. Sempre il 10 si riunirà anche la consulta scuola del CCD, che valuterà il testo del disegno di legge e deciderà l'orientamento del gruppo parlamentare in merito ad eventuali emendamenti. Ne scaturirà un sostegno pieno e incondizionato?
Il giorno 12, infine, si riuniranno a Roma (Palazzo Marini, via del Pozzetto) gli autoconvocati della ex Commissione De Mauro, il cui numero è salito nel frattempo a circa 150 (su oltre 300). All'ordine del giorno il rilancio delle proposte elaborate dalla Commissione alla fine della scorsa legislatura: sullo sfondo dell'iniziativa sembra esservi l'appello rivolto agli insegnanti dall'ex ministro Berlinguer, che ha invitato le scuole ad avvalersi degli spazi consentiti dalla normativa sull'autonomia per costruire dal basso nuovi percorsi e processi innovativi.

3. Due modelli di riforma a confronto in Parlamento
Il disegno di legge-delega per la riforma del sistema scolastico inizia dunque il suo iter parlamentare martedì 9 aprile al Senato. Ci sarà tempo probabilmente solo per le prime schermaglie, considerando che il Senato farà un lungo "ponte" per le festività del 25 aprile e del 1° maggio: i lavori verranno infatti sospesi dal 22 aprile al 6 maggio. Sarà quindi solo tra un mese che il dibattito sulla riforma entrerà nel vivo in Parlamento.
In Commissione Istruzione si confronteranno due modelli di riforma: quello disegnato dal ministro Moratti e un altro ispirato alla legge 30/2000 dei cicli scolastici.
Quest'ultimo - Disegno di Legge n. 1251 - è stato presentato dal Gruppo Verdi-Ulivo del Senato. Sostanzialmente ripercorre nella struttura, nella impostazione e, in buona misura, nella stesura stessa del testo (quasi in fotocopia) la legge dei cicli di Berlinguer, pur tentando formalmente di affrancarsene con l'affermazione finale "La legge 10 febbraio 2000, n. 30 è abrogata".
Varianti al testo della legge 30/2000 sono la previsione di anno sabbatico per la formazione dei docenti, il raccordo della scuola autonoma con il territorio e un piano per la generalizzazione della scuola statale dell'infanzia, in quanto - come si afferma nella relazione introduttiva - deve essere superata "la situazione di supplenza oggi svolta da istituzioni private con tale pretesto incostituzionalmente finanziate da Stato ed enti locali".
Il ddl 1251 non affronta due questioni oggi "calde": i nuovi poteri regionali in materia di istruzione e il problema della formazione professionale e del doppio canale.
Nell'insieme il disegno di legge n. 1251 sembra soprattutto finalizzato a conseguire due obiettivi immediati: la visibilità dell'opposizione in materia di riforma scolastica, e il diretto coinvolgimento della proposta nel dibattito parlamentare (i due disegni di legge vengono esaminati congiuntamente).

4. Riforma Moratti: la copertura finanziaria c'è o no?
Notizie di stampa hanno riferito di presunte difficoltà per la copertura finanziaria del disegno di legge per la riforma del sistema scolastico. Le difficoltà rilevate sarebbero tali da costringere il Consiglio dei ministri ad un riesame del testo; il ministero dell'Istruzione si è affrettato a smentire.
Cerchiamo di capire cosa succede.
La questione della copertura potrebbe avere una causa esterna riconducibile al dichiarato "buco" di 37 mila miliardi nei conti pubblici. In questo caso però, se si dovesse cercare un recupero di risorse finanziarie, la ricaduta non riguarderebbe solamente la riforma Moratti, ma l'intero sistema attuale, compresi i costi del prossimo rinnovo contrattuale, i concorsi per dirigenti, e questo nonostante i risparmi ottenuti dal taglio degli 8.500 posti di docente e di altri posti del personale Ata.
Se la questione della copertura dovesse invece avere una causa interna, sarebbero due le zone calde del ddl da accertare: il piano programmatico di interventi finanziari e gli anticipi di iscrizione.
Per il piano si prevede che siano annualmente le leggi finanziarie a definire gli oneri per sostenere la riforma. Indubbiamente questo rinvio della definizione e della quantificazione degli impegni di spesa alla annuale legge finanziaria lascia in situazione indefinita la proposta di legge.
C'è da dire però che anche la legge sui cicli (n. 30/2000) rimandava la definizione degli impegni finanziari ad un successivo programma quinquennale di progressiva attuazione della riforma, senza quantificare immediatamente gli impegni di spesa connessi con l'intera riforma.

5. I costi degli anticipi/1: basteranno i fondi stanziati?
Gli unici impegni di spesa esplicitati nel testo del disegno di legge delega per la riforma del sistema scolastico sono quelli riguardanti nuove assunzioni nella scuola primaria per far fronte all'onda anomala di nuovi iscritti per le iscrizioni anticipate.
Per il 2002 la spesa viene quantificata in 12.731 migliaia di euro, necessari per assumere da settembre i maestri destinati a condurre le classi costituite in eccedenza per gli anticipi di iscrizione dei nati entro il 28 febbraio. Quanti docenti possono essere reclutati con questa somma? Facciamo due conti.
Stimando un costo lordo di 2.000 euro a mese, ogni assunto costerebbe 10 mila euro per i mesi residui del 2002: con la somma stanziata potrebbero quindi essere assunti 1.273 maestri. Questa dotazione d'organico docenti impegnata per il funzionamento di classi a modulo o a tempo pieno e per il sostegno di alunni portatori di handicap, dovrebbe essere in grado di garantire il funzionamento di circa 720 nuove prime classi destinate ad accogliere - in una media di 20 alunni per classe - circa 14.400 mila alunni anticipati, contro gli oltre 80 mila aventi diritto.
Le risorse finanziarie consentirebbero insomma di accogliere circa un alunno ogni sei potenziali. Pur considerando una quota di alunni non interessati all'anticipo e un'altra esclusa per indisponibilità di aule da parte dei Comuni, basteranno quei fondi? Se si rendesse necessaria un'integrazione di spesa per altre assunzioni, le restrizioni di bilancio di cui si parla in questi giorni la consentirebbero?
C'è poi un'altra spesa immediata, occulta ma non troppo, all'interno del testo di ddl: è quella riguardante l'introduzione di "nuove professionalità" per gli anticipi nella scuola dell'infanzia.
La non quantificazione di questi oneri specifici farebbe intendere però che nell'immediato assunzioni per queste nuove figure professionali non sono in cantiere. Chi intende iscrivere bambini molto piccoli nella scuola dell'infanzia ne dovrebbe tener conto.

6. I costi degli anticipi/2: i conti non tornano
Ma c'è un altro aspetto nella stima dei costi per gli anticipi che suscita perplessità.
La relazione tecnica che accompagna il disegno di legge delega n. 1306 sulla riforma del sistema scolastico ripropone con abbondanza di dati analitici la stessa previsione dei costi su cui avevamo già rilevato apparenti errori di calcolo (vedi TuttoscuolaNEWS n.36 del 4 febbraio). Errori che, se non corretti per tempo, potrebbero provocare qualche problema di troppo in un momento delicato di verifica dei costi della riforma.
Analizziamo i calcoli della relazione tecnica. L'origine di quella che sembra un'errata previsione sta nell'aver assunto a riferimento del possibile numero di alunni che potranno anticipare l'iscrizione in prima classe elementare il dato dei bambini di 5 anni frequentanti solamente la scuola materna statale, quando si sa che alla scuola elementare statale si iscrivono anche i bambini (circa un altro 45%) che frequentano scuole non statali.
Se il totale degli iscritti in prima negli ultimi anni è stato di poco inferiore al mezzo milione (486 mila nell'anno in corso e 498 mila per il prossimo anno, come da stima proprio del MIUR ed elaborazione di Tuttoscuola (previsioni iscrizioni anticipate), non si comprende perché il ministero faccia riferimento ad un potenziale di 266.062 che sono i bambini di 5 anni della sola scuola materna statale. Da qui una stima dei costi di gran lunga inferiore.
Invece dei previsti 12.730.242 euro per il 2002 ne servirebbero 40.437.241: mancherebbero (in lire) altri 53 miliardi e mezzo. Per il 2003 invece di 45.828.872 euro ne servirebbero 145.574.066: mancherebbero cioè più di 193 miliardi (in lire). Per il 2004 servirebbero altri 279 miliardi di lire.
Le previsioni recepite nella relazione tecnica del disegno di legge-delega potrebbero porre il ministro Moratti in una posizione quasi paradossale: sperare che vi siano pochi iscritti in anticipo per contenere i costi e far quadrare i calcoli, quando invece il ministro sugli anticipi fonda l'architettura dell'intero sistema completato a 18 anni.

7. Trattenute ENAM agli ex-direttori didattici - Atto terzo
Dopo i nostri servizi sulla ritenuta ENAM ai dirigenti scolastici ex-direttori didattici (vedi TuttoscuolaNEWS nn. 42 e 44) nei quali abbiamo dato informazione delle iniziative individuali di ex-direttori didattici che chiedevano la sospensione del contributo obbligatorio e, in risposta, la precisazione fatta a Tuttoscuola dall'ENAM che documentava invece la legittimità della ritenuta (0,80% sullo stipendio) sulla base di un parere del Consiglio di Stato, il problema si riaccende a seguito di un intervento del giurista Giuseppe Pennisi.
Il giurista, commentando la situazione del contrastato obbligo della contribuzione ENAM a carico dei dirigenti scolastici provenienti dalla scuola elementare, esprime anche alcune considerazioni sul parere del Consiglio di Stato, affermando, tra l'altro, che esso "in sostanza, non ha sciolto il dubbio e, soprattutto, non ha risolto il problema di quei direttori didattici ormai dirigenti scolastici che non riconoscono la legittimità dell'obbligo della contribuzione, riferito ad una situazione giuridicamente superata'".
Altra considerazione negativa, segnalataci da molti lettori, è quella che - a fronte di una contribuzione per gli ex-direttori didattici più onerosa che per gli insegnanti - vi è di fatto una sostanziale negazione delle provvidenze assistenziali e mutualistiche a loro favore, a causa del criterio prevalente di graduare le richieste in base alla condizione reddituale (oggettivamente più favorevole di quella degli insegnanti, che avendo così la precedenza, farebbero sempre "il pieno" delle provvidenze disponibili, lasciando a secco i direttori didattici).

8. Consulte studentesche: black out sui lavori
A distanza di oltre due settimane non si hanno informazioni sull'esito dei lavori che hanno visto impegnati a Roma, nei giorni 20 e 21 marzo 2002, i presidenti delle consulte provinciali degli studenti. Il ministro Moratti, intervenuta all'inizio dei lavori (diversamente da quanto riportato in TuttoscuolaNEWS n. 44), aveva invitato gli studenti ad esprimersi liberamente e a partecipare anche con contributi scritti al dibattito sulla riforma. I due moderatori e il segretario della Conferenza si erano impegnati a redigere un verbale dei lavori, contenente anche il testo dei documenti discussi e votati dai presenti, e il Ministero aveva assicurato che tutta la documentazione sarebbe stata immediatamente inserita nello spazio studenti del sito internet dello stesso Ministero (www.istruzione.it). Fino ad oggi, però, il verbale non è stato inviato, e quindi non si hanno notizie precise sui documenti approvati (con una maggioranza netta, ma non nettissima, si dice) dai presidenti delle consulte.

9. La riforma Moratti vista dai francesi
Nel numero di aprile di Le Monde de l'èducation (www.lemonde.fr) compare una dettagliata analisi della politica scolastica del governo Berlusconi. Il tono generale dell'articolo è piuttosto critico (vengono intervistati e citati soprattutto professori e politici legati alla sinistra), ma vengono date anche informazioni nel complesso corrette (nella lettura che ne dà Giuseppe Bertagna) su alcuni dei punti più controversi del disegno di legge Moratti, come quello relativo alla "biforcazione dell'istruzione secondaria tra licei statali e formazione professionale regionalizzata". Ciò che colpisce, comunque, è l'uso un po' tranchant - come direbbero loro - che i francesi fanno dei titoli, che appaiono inutilmente polemici e ridondanti. Sulla copertina della rivista compare un richiamo che suona così: "Italia: indignazione contro Berlusconi", mentre il titolo del servizio è "La sinistra italiana esulcerata (ulcèrèe) dalla riforma della scuola di Silvio Berlusconi". Il sospetto è che l'autorevole rivista abbia un po' troppo facilmente ceduto alla ventata di "indignazione" (tollè) antiberlusconiana ispirata da taluni scrittori italiani ben noti in Francia.


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