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Tuttoscuola n.42

Numero speciale N. 42, 15 marzo 2002 SOMMARIO 1. Riforma Moratti: varato il testo da inviare alle Camere 2. Piani di studio: salva l'autonomia scolastica 3. La ridefinizione de...

15/03/2002
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Numero speciale

N. 42, 15 marzo 2002

SOMMARIO

1. Riforma Moratti: varato il testo da inviare alle Camere
2. Piani di studio: salva l'autonomia scolastica
3. La ridefinizione dell'obbligo scolastico e formativo
4. Il peso crescente delle Regioni, dal "parere" all'"intesa"
5. I Comuni e gli anticipi di iscrizione "vincolati"
6. Costi dell'ingresso anticipato, il dubbio continua
7. Dimissionato il consiglio dell'INDIRE (ex-BDP)
8. ENAM: i direttori didattici dentro o fuori?

1. Riforma Moratti: varato il testo da inviare alle Camere

Il Consiglio dei ministri del 14 marzo ha approvato definitivamente il
disegno di legge per la riforma del sistema di istruzione e di
formazione, dopo l'esame preliminare svolto il 1° febbraio (v.
TuttoscuolaNEWS n.36).
Ne riportiamo in allegato il testo completo (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_42-1.rtf ) nel quale, per
facilitare il raffronto con quello presentato un mese fa, abbiamo
evidenziato le variazioni piu' significative.
L'impianto della riforma e' confermato, nessun ripensamento. Le parole
soppresse (nell'allegato barrate) sono pochissime, a riprova che la
sostanza della proposta non e' stata modificata. Ad esempio, si voleva
la legge-delega, e legge-delega sara'. Si volevano gli anticipi di
iscrizione, e anticipi ci saranno (sin dal prossimo anno scolastico),
e cosi' via.
La aggiunte (in grassetto) sono un po' piu' numerose, a conferma che,
soprattutto sul versante dei rapporti istituzionali con Regioni e
Comuni, il Governo ha dovuto fare riconoscimenti, prevedere momenti
concertativi. Gli emendamenti aggiuntivi sono in buona misura la
conseguenza del nuovo articolo 117 della Costituzione che ha
introdotto competenze concorrenti tra Stato e Regioni anche in materia
di istruzione.
Ma vediamo quali sono i principali cambiamenti e soprattutto cerchiamo
di evidenziare le ragioni che li hanno ispirati.

2. Piani di studio: salva l'autonomia scolastica

La precedente formulazione del testo di disegno di legge a proposito
di piani di studio (art. 2 lett. l) aveva completamente ignorato il
ruolo delle istituzioni scolastiche autonome nell'individuazione delle
quote di curricolo, sollevando non poche critiche.
Si parlava infatti del nucleo fondamentale nazionale (rispecchiante la
cultura, le tradizioni e l'identita' nazionale) e di una quota
riservata alle Regioni per gli aspetti di interesse specifico, ma
della quota riservata alle istituzioni scolastiche non si diceva
assolutamente nulla. Un tentativo di svuotare l'autonomia scolastica o
una involontaria svista?
Il nuovo testo toglie il dubbio e in premessa alla definizione del
piano di studio inserisce un tranquillizzante "nel rispetto
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche", che rassicura circa la
conferma dell'attuale sistema autonomistico delle scuole. Ma quale
sara' il rapporto percentuale tra le quote di curricolo di cui saranno
titolari i tre soggetti istituzionali (Stato, Regione e istituzione
scolastica)? Saranno i decreti legislativi di attuazione a stabilirlo.

3. La ridefinizione dell'obbligo scolastico e formativo

Un altro punto che era stato nelle scorse settimane al centro delle
polemiche era quello riguardante l'obbligo scolastico e formativo
(art. 2, lett.c).
Nella precedente versione del testo del ddl veniva sancito il diritto
all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni, ma si sfumava sul
conseguente obbligo, affermando che si trattava comunque di un dovere
"legislativamente sanzionato". Una formulazione in burocratese che
aveva dato adito a interpretazioni contrastanti.
Il nuovo testo contiene ora un ampio emendamento integrativo che
chiarisce come i 12 anni di diritto all'istruzione e formazione sono
anche 12 anni di obbligo.
L'obbligo scolastico previsto dalla Costituzione ("almeno 8 anni") ed
elevato a 9 anni complessivi con la legge n. 9 del 1999 viene
ridefinito nella sua natura: diventa un obbligo di frequenza a scuola
per tutti per 8 anni e un successivo obbligo differenziato -
scolastico o formativo - per i successivi 4 anni: un totale di
diritto-dovere di istruzione e/o formazione per almeno 12 anni.
Il disegno di legge prevede la graduale attuazione di questo
diritto-dovere attraverso i decreti legislativi e il piano
programmatico di interventi finanziari definiti d'intesa con la
Conferenza delle Regioni. La sfida vera sara' quella di tradurre
queste affermazioni di principio in misure di accompagnamento capaci
di ridurre concretamente il fenomeno della dispersione scolastica, che
soprattutto in alcune aree del paese sembra essere un male endemico
(un dato per tutti: a Napoli sfiora il 20%).

4. Il peso crescente delle Regioni, dal "parere" all'"intesa"

Nelle versione di febbraio il testo del disegno di legge Moratti, a
proposito di rapporti istituzionali, si limitava a prevedere in vari
passaggi un "sentite le Regioni" che sembrava il massimo di apertura
concesso dal Centro verso il territorio.
Ora non e' piu' cosi'. Il "sentite" e' stato sostituito da un
"d'intesa con", dal significato ben diverso.
La logica dell'articolo 117 sulle materie di legislazione concorrente
per Stato e Regioni prevede che, anche in materia di istruzione, le
scelte siano concordate in una condizione di parita'.
Cosi', ad esempio, i decreti legislativi in materia di istruzione e
formazione professionale saranno emanati "previa intesa" con la
Conferenza delle Regioni (art. 1). Allo stesso modo il piano
programmatico di interventi finanziari sara' definito "previa intesa"
(art. 1 e 2); cosi' sara' anche per il decreto legislativo per la
realizzazione dell'alternanza scuola-lavoro (art. 4).
Solamente quando la competenza dello Stato e' esclusiva in materia di
istruzione, le Regioni saranno soltanto "sentite", come segno di buon
vicinato (come e' previsto, ad esempio, nell'emanazione dei decreti
legislativi sulle norme generali sull'istruzione, che e' competenza
esclusiva dello Stato).
Questa apertura complessiva del testo di disegno di legge verso il
sistema regionale non e' bastata tuttavia a far ottenere il parere
favorevole di tutte le Regioni, dal momento che, come e' noto, il
gruppo delle sei regioni "uliviste" ha espresso parere contrario alla
proposta governativa.

5. I Comuni e gli anticipi di iscrizione "vincolati"

Come avevamo anticipato nella scorsa edizione (vedi TuttoscuolaNEWS n.
41 dell'11 marzo), i Comuni e le Comunita' montane hanno ottenuto
innanzitutto il riconoscimento politico e istituzionale (art. 1) che,
sulla base dei nuovi articoli costituzionali, legittimamente
invocavano; ma anche - piu' pragmaticamente - alcune garanzie per
l'attuazione degli anticipi di iscrizione alla scuola dell'infanzia e
alla scuola primaria.
All'art. 7 del disegno di legge e' stato infatti inserito, su loro
richiesta, che gli anticipi di iscrizione avvengano "compatibilmente
con la disponibilita' dei posti e delle risorse finanziarie dei
Comuni, secondo gli obblighi conferiti dall'ordinamento e nel rispetto
dei limiti posti alla finanza comunale dal patto di stabilita'".
Quello che puo' sembrare un aspetto meramente finanziario e
organizzativo contiene invece anche un elemento di rilevanza politica
e istituzionale, perche' la compatibilita' di posti e di risorse
assegna un ruolo rilevante ai Comuni, che si inseriscono come
"authority" nell'organizzazione scolastica.
C'e' da precisare tuttavia che l'eventuale intervento dei Comuni
riguardera' solamente l'aspetto logistico degli anticipi di
iscrizione, conseguente alla eventuale necessita' di nuove aule o
nuove strutture. Ovviamente nei casi di iscrizioni che vengono
assorbite all'interno delle sezioni o delle classi gia' costituite il
problema di oneri aggiuntivi e di compatibilita' di posti non si pone.
Resta invece rimandata la questione che piu' da vicino interessa le
famiglie degli "anticipazionisti": quando ci si deve iscrivere per il
prossimo anno? Con tutta probabilita', solo a legge definitivamente
approvata (giugno-luglio?) il ministero potra' riaprire le iscrizioni
alle prime classi di primaria e a quelle della scuola dell'infanzia
per i nati entro il 28 febbraio.

6. Costi dell'ingresso anticipato, il dubbio continua

Chi ha seguito in questi mesi la nostra newsletter sa che riguardo
alla stima dei costi necessari per l'anticipo alle elementari avevamo
avanzato il dubbio che gli oneri per l'intera operazione potessero
essere sensibilmente piu' elevati di quanto riportato nel disegno di
legge governativo (vedi TuttoscuolaNEWS n. 36 del 4 febbraio).
Ricostruendo i calcoli fatti dal MIUR, sembrava che essi nello stimare
l'onda anomala generata dagli ingressi anticipati nella scuola
dell'obbligo non includessero i bambini provenienti dalle materne
private.
Il nuovo testo sembra confermare la fondatezza dei dubbi avanzati da
Tuttoscuola. Se infatti nelle disposizioni finali e transitorie del
disegno di legge (art. 7), le cifre sono state confermate, e' stato
inserito un inciso - "limitatamente alla scuola primaria statale" -
che non avrebbe avuto ragione di esser fatto se non ci fosse stata
qualche anomalia in quei conteggi. Peraltro il senso dell'emendamento
risulta abbastanza ermetico e i dubbi a questo punto restano. Ma
continuiamo ovviamente ad augurarci che le previsioni di spesa siano
sotto controllo.

7. Dimissionato il consiglio dell'INDIRE (ex-BDP)

Come era gia' avvenuto a settembre con l'INVALSI, l'Istituto nazionale
per la valutazione del sistema di istruzione (ex-CEDE), ora anche il
consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di documentazione
per l'innovazione e la ricerca educativa, INDIRE (ex-BDP), e' stato
cortesemente invitato a rinunciare al mandato.
In applicazione del criterio dello spoil system, Lucio Guasti,
presidente dell'istituto fiorentino, ha ricevuto nei giorni scorsi una
telefonata da viale Trastevere con la quale gli e' stato chiesto di
rassegnare, insieme agli altri consiglieri, il mandato ricevuto dal
precedente Governo nel marzo 2001, possibilmente entro la fine del
corrente mese. Il consiglio di amministrazione, gia' convocato in via
ordinaria per il 22 marzo, procedera' di conseguenza.
Il cda dell'INDIRE, formato, oltre che dal prof. Guasti, dalla
Prof.ssa Fiorella Farinelli, dal maestro Mario Lodi, dal Prof.
Francesco Palumbo e dal Prof. Giuseppe Tognon, avrebbe dovuto rimanere
in carica per un triennio, fino cioe' al 2004.

8. ENAM: i direttori didattici dentro o fuori?

Proprio mentre si conclude lo scrutinio delle votazioni per l'elezione
del Consiglio nazionale dell'Enam, l'Ente di assistenza magistrale (in
allegato i risultati https://www.tuttoscuola.com/ts_news_42-3.doc ) con
attribuzione del seggio per direttori didattici alla lista della
Cisl-scuola, prende consistenza la voce che i direttori didattici non
debbano essere piu' assoggettati alle ritenute sullo stipendio che per
legge essi, come i docenti di materna ed elementare, debbono
rilasciare a favore dell'Ente.
La notizia e' riportata dall'Associazione nazionale presidi che sul
proprio sito (www.anp.it) riferisce dell'iniziativa adottata da alcuni
direttori didattici (e alla quale l'Enam non si opporrebbe) di
chiedere la sospensione delle ritenuta (0,80% sullo stipendio) a
partire da quando sono diventati dirigenti scolastici (1° settembre
2000).
La perdita del requisito di socio di diritto avvenne alcuni anni fa
anche nei riguardi degli ispettori del settore elementare, quando
diventarono dirigenti. Potrebbero quindi subire la stessa sorte i
direttori didattici diventati a loro volta dirigenti scolastici.
Se davvero il requisito di socio per legge fosse venuto a mancare, vi
sarebbero diverse conseguenze, a cominciare dai contributi versati in
questi 18 mesi che risulterebbero non dovuti. Per i circa 3.500
direttori didattici si tratterebbe mediamente di almeno 600 mila lire
pro capite versate a cui se ne aggiungerebbero almeno altre 200 mila
di arretrato per il recente contratto di dirigenti, per un incasso a
favore dell'Enam di quasi 3 miliardi di vecchie lire, cioe' 1,5
milioni di euro.
Altra conseguenza riguarderebbe la recente elezione per il Consiglio
nazionale dell'Ente. Se il requisito di socio dell'Enam e' cessato fin
dal 1° settembre 2000, perche' si sono svolte ugualmente le votazioni
per riservare ai direttori didattici un seggio nel consiglio di
amministrazione? Si tratterebbe di votazioni nulle limitatamente alla
componente direttiva?
In tal caso (tutto da dimostrare) quel seggio che non avrebbe dovuto
essere assegnato rimarrebbe vuoto o spetterebbe, a compensazione, alla
componente docente con prospettiva di assegnazione alla lista prima
esclusa?


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