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Tuttoscuola-Letizia come Margaret?/

1. Letizia come Margaret?/1. Perche' si' Tempo di bilanci per l'avventura governativa di Letizia Moratti. Ora che ha annunciato ufficialmente la sua candidatura a sindaco di Milano, con il p...

19/12/2005
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Tuttoscuola

1. Letizia come Margaret?/1. Perche' si'

Tempo di bilanci per l'avventura governativa di Letizia Moratti. Ora
che ha annunciato ufficialmente la sua candidatura a sindaco di Milano,
con il probabile abbandono della guida del MIUR a febbraio 2006, si
puo' provare a riflettere sull'azione complessivamente svolta in questi
quasi cinque anni da quella che molti hanno definito, con fantasia
giornalistica, la "lady di ferro" del governo Berlusconi, paragonandola
addirittura a Margaret Thatcher, protagonista (nel 1988) di una riforma
epocale del sistema educativo inglese.
Il paragone con la Thatcher, per la verita', si regge piu' sotto il
profilo formale che su quello sostanziale, come si mostra piu' avanti.
Pero' non c'e' dubbio che rispetto ai ministri di lunga durata che
l'hanno preceduta in viale Trastevere (Gonella, Gui, Falcucci,
Berlinguer) la Moratti si e' distinta per uno stile di governo piu'
solitario e decisionista, meno incline, anzi per nulla incline alle
mediazioni di tipo sia politico che sindacale.
A livello politico si contano sulle dita di una sola mano le "riunioni
di maggioranza" formalmente convocate per concordare le linee
dell'azione governativa e quella dei gruppi parlamentari sui principali
temi della politica scolastica, tanto che alcuni dei responsabili
scuola dei partiti (soprattutto Brocca per l'UDC, ma anche Valditara
per AN, e perfino Mario Mauro per Forza Italia) hanno piu' volte preso
le distanze, o apertamente criticato, alcune scelte che maturavano a
livello governativo: si ricorda, per esempio, la bocciatura del primo
progetto di riforma, con i licei quadriennali, e le forti richieste di
inserire gli istituti tecnici nell'area liceale, in forma di licei
"vocazionali".
Ancor piu' a livello sindacale la Moratti si e' mostrata selettiva e
riservata, per nulla disponibile agli interminabili "confronti" di
altri tempi e ministri. Alla fine le sue mediazioni e concessioni ha
finito per farle. Pero' facendole un po' calare dall'alto, o con
brusche accelerazioni e conclusioni improvvise, che ne hanno accentuato
il "look" decisionista e giustificato, almeno dal punto di vista
comportamentale, l'accostamento alla figura di Margaret Thatcher.

2. Letizia come Margaret?/2. Perche' no

Sul piano sostanziale un confronto tra Letizia Moratti e Margaret
Thatcher e' comunque improponibile.
Intanto perche' la Thatcher, prima di assumere la leadership dei
conservatori e del governo inglese (1978), aveva gia' accumulato una
consistente esperienza politica e anche governativa (era stata ministro
dell'Educazione in un governo Heath), mentre la Moratti e' nata, ed e'
rimasta, ministro eminentemente "tecnico" . E poi, e soprattutto,
perche' la portata innovativa della riforma della scuola avviata dalla
Thatcher (non parliamo in questa sede di universita' e di ricerca) e'
stata di gran lunga superiore a quella che puo' derivare dalla
ancorche' completa attuazione della riforma Moratti.
Per avere conseguenze paragonabili a quelle verificatesi in Gran
Bretagna con l'introduzione del National Curriculum e delle altre
riforme realizzate a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, la riforma
Moratti avrebbe dovuto avere almeno alcune delle seguenti
caratteristiche:
- assicurare una effettiva pari dignita' socio-culturale e consistenza
organizzativa all'istruzione liceale e a quella tecnico-professionale
(almeno 50 e 50%, con un solo liceo economico e un solo liceo
tecnologico);
- definire in forma standardizzata, riferita alle prestazioni degli
allievi, i risultati attesi a conclusione dei diversi cicli e percorsi,
liberalizzando le modalita' organizzative e didattiche, rimesse
all'autonomia delle scuole;
- prevedere esami finali da parte di commissioni esclusivamente
esterne;
- sviluppare l'autonomia delle scuole statali fino al punto di
consentire a ciascuna di esse (o almeno a un campione significativo di
esse) di reclutare i docenti, il dirigente scolastico e quello
amministrativo;
- ridefinire lo stato giuridico dei docenti prevedendone
l'articolazione tra diverse figure a professionalita' (e retribuzione)
progressivamente arricchita nel corso della carriera;
- promuovere un robusto sistema nazionale di valutazione indipendente,
sul modello ISTAT;
- creare un grande e ramificato servizio ispettivo a sostegno
dell'innovazione, indipendente dal potere burocratico.
Va anche detto che la Thatcher realizzo' le sue riforme non da ministro
dell'educazione ma da premier, e dopo un certo numero di anni. Ma
Letizia Moratti, conclusa l'esperienza governativa, sembra ora avviata
a scelte diverse.

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