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Tuttoscuola-Docenti dei professionali: fuga dal secondo canale?

Docenti dei professionali: fuga dal secondo canale? I risultati di una ricerca ISFOL sugli insegnanti Senza adeguate garanzie, solo il 4% degli attuali insegnanti degli Istituti professionali di ...

29/07/2003
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Tuttoscuola

Docenti dei professionali: fuga dal secondo canale?
I risultati di una ricerca ISFOL sugli insegnanti

Senza adeguate garanzie, solo il 4% degli attuali insegnanti degli Istituti professionali di Stato sarebbe disposto a lavorare nel costituendo "sistema di istruzione e formazione professionale", il cosiddetto "secondo canale". Il 35,1% ha invece risposto con un no secco: chiederebbe in ogni caso il trasferimento nei licei.

È questo il più significativo risultato di un'indagine condotta dall'ISFOL tra 1.680 docenti di 35 Istituti professionali, distribuiti su tutto il territorio nazionale: un campione, insomma, sufficientemente rappresentativo dell'orientamento di questa categoria di insegnanti, molti dei quali, peraltro, in possesso di più abilitazioni o titolari in classi di concorso che danno diritto al trasferimento nei licei.

La disponibilità ad insegnare nel secondo canale, in presenza delle citate garanzie sullo stato giuridico (tra le quali spicca il mantenimento dello stato giuridico unico nazionale, "molto" (79,6%) o "abbastanza" (16,1%) importante per il 95,7% degli intervistati), è stata espressa da quasi metà degli intervistati (48,6%), mentre un altro 16,3% ha preferito non rispondere alla domanda, ma non si è neppure dichiarato indisponibile a priori.

L'indagine dell'ISFOL ha toccato anche i formatori dei centri regionali di formazione professionale. Dai primi dati, emerge una notevole evoluzione della figura professionale dei formatori: i più giovani sono molto più affini agli insegnanti degli IPS che ai loro colleghi più anziani. La differenza la fa soprattutto il titolo di studio: i formatori delle ultime generazioni sono in netta prevalenza laureati, e non hanno altre esperienze di lavoro alle spalle. Il che dovrebbe facilitare la collaborazione con gli insegnanti statali, e la predisposizione di politiche unitarie di formazione in servizio, concordate tra Stato e Regioni.


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