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Tredicimila assegnisti a rischio «sfratto»

Il combinato disposto di un articolo della «riforma» e dei tagli al settore pubblico

04/02/2011
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il manifesto

Ro. Ci.
L'esordio della riforma Gelmini sta provocando il caos nelle università. Lo denuncia il Coordinamento dei precari della ricerca e della docenza (Cpu) secondo il quale l'abolizione degli assegni di ricerca stabilito dalla riforma sta spingendo gli atenei e il Consiglio Nazionale delle Ricerche a lanciarsi in interpretazioni fantasiose. Sono ormai numerosi i casi in cui le facoltà non procedono ai rinnovi dei contratti già previsti dai bandi originari. Arrivano anche notizie su quelle che hanno bloccato le procedure di svolgimento dei concorsi e la presa di servizio per i vincitori dei concorsi banditi prima del 29 gennaio, giorno in cui la legge è entrata in vigore.
Molto dipende dal fatto che un comma dell'articolo 6 della legge è scritto male e si presta ad interpretazioni diverse. Indiscrezioni dal ministero dell'università sostengono che la prossima settimana l'ufficio legislativo diramerà una nota che permetterà di risolvere il problema. Per allontanare il rischio di un licenziamento di massa sembra che il governo darà parere favorevole ad un emendamento al Milleproroghe che rinvia lo stop al 1 gennaio 2012, in modo da permettere agli atenei di trovare una soluzione. Resta tuttavia il rischio che questo provvedimento venga dichiarato inammissibile in quanto non pertiene al Milleproroghe risolvere questi problemi.
Al di là delle soluzioni di circostanza, i ricercatori precari denunciano l'esistenza di un più ampio disegno di compressione del numero degli assegni di ricerca, quasi 13 mila, che provocherà tra 10 mesi la graduale espulsione di decine di migliaia di precari con 5 o addirittura 10 anni di attività scientifica alle spalle. Questa misura rientra nelle linee approvate dalla finanziaria estiva voluta dal ministro Tremonti che stabilisce il taglio del 50 per cento delle collaborazioni nella pubblica amministrazione. In questo settore i contratti a tempo determinato sono almeno 430 mila, nella scuola sono 197 mila, il resto si divide tra le autonomie locali e nella sanità. Se questa misura non venisse abrogata, più di 200 mila contratti atipici verrebbero cancellati, creando una emergenza sociale nella scuola dove i tagli provocheranno conseguenze ancora non del tutto immaginabili. Naturalmente per queste persone non è previsto alcun sostegno al reddito.
 
 


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