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Tirreno:Nella scuola della Moratti....

Nella scuola della Moratti... coperti i posti vacanti di dirigente scolastico, essendo rinviati sine die i relativi concorsi, sono diminuiti gli insegnanti di sostegno, è stato tagliato il temp...

05/09/2002
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Il Tirreno

Nella scuola
della Moratti...

coperti i posti vacanti di dirigente scolastico, essendo rinviati sine die i relativi concorsi, sono diminuiti gli insegnanti di sostegno, è stato tagliato il tempo pieno alle elementari e il tempo prolungato nelle medie nonostante la crescente domanda delle famiglie. L'insegnamento della lingua inglese nelle elementari, elemento di punta del programma di governo, può essere assicurato solo a una modesta percentuale di bambini. Le scuole non si sono ancora viste assegnare i finanziamenti per il 2002 e l'incertezza sulle risorse sta paralizzandone le attività. Fra le tante incertezze che caratterizzano l'apertura dell'anno scolastico, fra le quali la probabilità che, a seguito delle recenti sentenze del Tar, debbano essere riformulate le graduatorie dei supplenti con conseguente annullamento delle nomine già effettuate, almeno una certezza c'è. E' certo che le riforme annunciate con grande enfasi dal ministro, per quest'anno, non si faranno. Gli ostacoli maggiori la Moratti li ha trovati nella sua stessa maggioranza, nella quale non c'è accordo politico sul disegno dalla stessa proposto. Così la scuola rimane ancora una volta al palo perché, fatta tabula rasa della riforma berlingueriana solo per il preconcetto che tutto quello che aveva fatto il centro sinistra doveva essere soppresso, il Governo non è riuscito a far decollare la nuova scuola. Anzi, tutti i provvedimenti annunciati: la riforma degli ordinamenti, il riordino degli organi collegiali, l'estensione della parità, la riforma della professione docente, sono solo all'inizio dell'iter parlamentare. Questo perchè non ci sono risorse e soprattutto non c'è un'idea precisa sul cosa fare in tema di politica scolastica. Per di più, a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico, i genitori non sanno se iscrivere i loro figli alla materna o alla elementare. In alcune scuole, infatti, ma non si sa ancora in quali, partirà la sperimentazione che prevede l'ingresso anticipato dei bambini nella materna a due anni e mezzo e nelle elementari a cinque anni e mezzo. Una sperimentazione pasticciata che manca completamente di progetto educativo e alla quale le scuole avrebbero dovuto aderire in agosto, quando gli insegnanti erano in ferie. Si vuol anticipare l'ingresso alla scuola dell'infanzia quando non ci sono risorse neppure per garantire la frequenza ai bambini di 3 anni che chiedono di accedervi e si vuol far partire la sperimentazione senza prevedere personale che abbia una preparazione specifica e senza finanziamenti per i Comuni che dovrebbero incrementare gli organici, adeguare i locali e il servizio mensa. Nelle scuole elementari si vuol ritornare a un sistema più rigido con un maestro prevalente, senza lasciare alcuna possibilità di scelta autonoma alle scuole, né alcuna forma di flessibilità. Inoltre si vuol calare la sperimentazione sulla testa degli insegnanti, che non sono stati assolutamente consultati né informati su quello che, fra pochi giorni, dovrebbero fare. Il fatto è che è in atto il tentativo di ripristinare un sistema centralistico, piramidale, in cui poco spazio viene lasciato agli altri soggetti, siano essi scuole che enti locali, nonostante la riforma del Titolo Quinto della Costituzione che individua negli enti locali l'elemento centrale delle scelte politiche relative all'istruzione e che costituzionalizza l'autonomia delle scuole. Se le prospettive per l'anno scolastico che sta per iniziare non sono certo rosee, ancora più gravi sono le questioni poste sul tappeto per il prossimo futuro dal disegno di legge Moratti. Anziché tendere a innalzare il più possibile il livello di istruzione per tutti, come è necessario in una società in continua evoluzione, il disegno Moratti in discussione in Parlamento, paradossalmente, diminuisce il periodo di istruzione obbligatoria riportandolo a otto anni e avvia, già a dodici - tredici anni, i ragazzi più deboli a percorsi professionali, costringendoli ad una scelta precoce e di fatto irreversibile. La parola d'ordine per questo Governo è "libertà di scelta", ma come può una scelta essere libera se si è costretti a farla quando non si hanno gli strumenti culturali necessari per poter scegliere? Costringere i ragazzi a decidere del loro futuro dopo la terza media, senza che abbiano potuto acquisire una consistente formazione di base, significa ledere il loro diritto all'istruzione e quindi un loro fondamentale diritto di cittadinanza.
Gloria Bracci Marinai


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