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Tesoretto IIT: i fondi «non ci sono più, lo stato li ha già usati». La toppa di Padoan

«Ambienti della maggioranza hanno detto, lasciandomi sconcertata, che quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati». Lo dice la Senatrice Elena Cattaneo in un’intervista apparsa venerdì su Repubblica.

29/05/2017
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ROARS

«Ambienti della maggioranza hanno detto, lasciandomi sconcertata, che quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati». Lo dice la Senatrice Elena Cattaneo in un’intervista apparsa venerdì su Repubblica. Vera o falsa che fosse, l’indiscrezione sul forziere vuoto un primo effetto l’ha avuto: niente più emendamento sul recupero dei fondi. Ma qualcuno vuole vederci chiaro: «Sul conto corrente infruttifero n.25039 aperto presso la Banca d’Italia, intestato all’IIT, gli oltre 415 milioni, oggi 26 maggio 2017, ci sono? Sono disponibili? Se non ci sono che fine hanno fatto?», chiede l’Associazione Luca Coscioni. L’imbarazzo dalle parti del Ministero dell’Economia sembra essere confermato da un comunicato sul sito MIUR che annuncia una specie di premio di consolazione: IIT si impegna a diventare una specie di agenzia per il finanziamento di progetti di ricerca (ma solo per 250 milioni). Un toppa peggio del buco, secondo ADI, ARTeD e FLC-CGIL: «ora l’IIT è elevato a rango di decisore sullo stanziamento di 250 milioni di euro da destinare alla ricerca pubblica, solo una parte del “tesoretto”». Tante le domande senza risposta: qual è lo stato del conto corrente su cui dovrebbe essere depositato il tesoretto? I soldi ci sono o sono stati già spesi? Perché adesso vengono messi a disposizione solo 250 milioni? Vuol dire che gli altri 165 sono stati già spesi? Se i soldi non ci sono più, chi li ha spesi e per che cosa?

La storia del “tesoretto” IIT si arricchisce di un nuovo inaspettato colpo di scena. L’Istituto Italiano di Tecnologia, è una fondazione di diritto privato abbondantemente finanziata con le tasse dei contribuenti. Cento milioni all’anno, ovvero più dei 92 milioni di Euro dei Progetti PRIN 2015 la cui durata è però triennale (meno di 31 milioni all’anno) e che devono far fronte ai progetti di ricerca di tutte le aree scientifiche, dalla matematica e la fisica fino alla letteratura, l’economia e l’ingegneria, per citarne alcune. In modo per nulla trasparente, il Governo Renzi aveva attribuito a  IIT  un ruolo di primo piano nel decollo del Progetto Human Technopole, altri 150 milioni all’anno per 10 anni. Nonostante le pretese di eccellenza, Roars aveva mostrato che la produttività dell’IIT in termini di pubblicazioni era la metà di quella del Politecnico di Bari (IIT? Un’ “eccellenza” da 100.000 € ad articolo, due volte meno efficiente del Politecnico di Bari). Un terzo di quella del Politecnico di Bari, se si andavano a vedere le citazioni.

Ma come erano stati spesi questi soldi? Fino al novembre 2015 i bilanci di IIT non erano pubblici e per capirne qualcosa ci si doveva basare su una relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria IIT per l’esercizio 2013. Interrogativi sull’opacità della gestione finanziaria solo parzialmente placati dalla pubblicazione dei bilanci. Era stata Laura Margottini sul fatto quotidiano ad evidenziare l’anomalia di circa mezzo miliardo di Euro non spesi che giacevano in conti correnti e prodotti finanziari (Human Technopole: IIT ha «540 milioni in conti bancari e investimenti». Dare ancora soldi è intelligente?).

Speculazioni giornalistiche tutte da confermare? A dispetto della Ministra Giannini che sembrava pensarla così, l’esistenza del tesoretto era confermata da una testimonianza di prim’ordine: il Direttore scientifico dell’IIT Roberto Cingolani che ne aveva dato conferma a Riccardo Iacona nel corso di un’intervista mandata in onda su Presa Diretta del 19 settembre 2016.

Nessuna sorpresa che la richiesta della Senatrice Elena Cattaneo di recuperare questo tesoretto e di destinarlo alla ricerca pubblica avesse trovato ampio consenso nel mondo della ricerca (basti ricordare le più di 5.00 firme raccolte da questo appello). Un intervento letteralmente a costo zero che non toglie niente a nessuno (IIT continuerebbe a ricevere il suo ingente finanziamento annuale) e che dà un po’ di ossigeno al mondo della ricerca penalizzato da anni di tagli.

Tutto liscio, dunque? A dire il vero,  sugli organi di stampa ma anche nel mondo della politica, sono cominciate le manovre per fermare la “caccia al tesoro”. «Mi ha garantito che non appena riprenderanno i lavori della commissione Bilancio ritirerà l’emendamento» scrive Repubblica Genova, citando una deputata, senza però intervistare il diretto interessato (Tesoretto IIT: il recupero è appeso ad un emendamento).

Ma ecco che venerdì scorso arriva il colpo di scena. Intervistata dall’edizione nazionale di Repubblica, la Senatrice Cattaneo dichiara:

Ambienti della maggioranza hanno detto, lasciandomi sconcertata, che quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati.

L’ultimo giallo della ricerca, il tesoretto non c’è più

Vuoi vedere che nottetempo qualcuno ha svuotato la cassa? Ma chi? Altrimenti bisognerebbe pensare che c’è qualche problema con i bilanci IIT visto che il Direttore Scientifico aveva dichiarato che IIT poteva effettuare prelevamenti previa richiesta mensile per far fronte stipendi e fatture.

In altre parole, i  soldi c’erano fino a quando nessuno ne chiedeva conto. Ma quando si chiede di dirottarli altrove, ambienti della maggioranza fanno sapere che sono già stati usati, il che non risultava dai bilanci noti fino ad oggi.

Intanto, vera o falsa che fosse, l’indiscrezione sul forziere vuoto un primo effetto l’ha avuto. Niente più emendamento sul recupero. Passato il pericolo, ci si è affrettati a minimizzare la notizia del “buco”. Senza però che le “stranezze” si interrompessero. Il Post per esempio, prima scrive che

L’IIT ha detto al Post di non essere a conoscenza dello stato del conto corrente, che viene gestito dal ministero dell’economia

Ma, a poche ore di distanza, come segnalato da Enrico Bucci, la frase viene cambiata in modo significativo, senza dare conto (come si dovrebbe fare) della revisione e delle sue ragioni:

L’IIT ha detto al Post che il conto corrente viene gestito dal ministero dell’Economia.

Chi ha chiesto al Post di cambiare la frase? È stato IIT o qualcuno più in alto? L’Associazione Luca Coscioni chiede al Ministro dell’economia di dire la verità:

Sul conto corrente infruttifero n.25039 aperto presso la Banca d’Italia, intestato all’Istituto italiano di tecnologia, gli oltre 415 milioni di euro di liquidità certificati dalla Corte di Conti, oggi 26 maggio 2017 ci sono? Sono disponibili? Se non ci sono che fine hanno fatto? Se sono indisponibili perfino alle decisioni del Parlamento, per quali oscure ragioni finanziarie?

Ricerca: Ass. Coscioni, Padoan dica la verità sul ‘tesoretto’ da 415 mln

L’imbarazzo dalle parti del Ministero dell’Economia sembra essere confermato dagli ultimi sviluppi. Come prontamente notato dall’ADI, spunta fuori un comunicato MIUR su una inedita “Convergenza MIUR-IIT”.

Una specie di premio di consolazione: no, non recuperiamo i 415 milioni  parcheggiati (ammesso che lo siano ancora) ma IIT si impegna a diventare una specie di agenzia per il finanziamento di progetti di ricerca. Secondo Repubblica, a fronte di 415 milioni di tesoretto, le risorse messe a disposizione sarebbero 250. Una toppa peggio del buco, secondo la Senatrice Elena Cattaneo (qui la sua intervista a Radio Radicale). Anche ADI, ARTeD e FLC-CGIL rispediscono la proposta mittente:

Il governo sarebbe già dovuto intervenire da tempo, recuperando i fondi non spesi dall’IIT e destinandoli ad attività di ricerca maggiormente produttive di un conto infruttifero. Non solo questo non è accaduto, ma ora l’IIT è elevato a rango di decisore sullo stanziamento di 250 milioni di euro da destinare alla ricerca pubblica, solo una parte del “tesoretto”. Non possiamo che far nostre le parole della senatrice e prof.ssa Elena Cattaneo: la toppa escogitata dal governo è di gran lunga peggiore del buco.

ADI, ARTeD e FLC-CGIL denunciano questo vergognoso e maldestro gioco delle tre carte con cui, in buona sostanza, il governo intende riconfermare il pieno controllo dell’IIT su fondi mai spesi. Con i 450 milioni che l’IIT non ha saputo spendere, le università italiane avrebbero potuto assumere in questi anni più di 3.000 ricercatori, garantendo un futuro a migliaia di giovani di talento. Il recupero parziale di questi fondi è un primo passo nella giusta direzione, ma del tutto insufficiente.

Il MIUR deve smetterla di prendere in giro i ricercatori precari, spiegare il perché di questo accordo con l’IIT e illustrare un piano per il recupero per intero delle somme mai spese nel settore della ricerca. Questo scempio deve finire.

Per questo invitiamo nuovamente tutti i colleghi a sostenere la petizione #ricercaèfuturo, che è possibile sottoscrivere cliccando qui.

Insomma, la telenovela continua. Con diverse domande senza risposta:

  • Qual è lo stato del conto corrente su cui dovrebbe essere depositato il tesoretto? I soldi ci sono o sono stati già spesi?
  • Se i 415 milioni ci sono, cosa impediva di destinarli alla ricerca pubblica?
  • Perché adesso vengono messi a disposizione solo 250 milioni? Vuol dire che che gli altri 165 milioni sono stati già spesi?
  • Se i soldi non ci sono più, chi li ha spesi e per che cosa?

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