Tecnica della Scuola: Formazione del personale docente ed Ata: firmato il Contratto integrativo
Resta il principio del diritto all'aggiornamento, anche se ormai fra le Associazioni professionali si incomincia sempre più frequentemente a parlare del "dovere di aggornarsi"
di Reginaldo Palermo
Resta il principio del diritto all'aggiornamento, anche se ormai fra le Associazioni professionali si incomincia sempre più frequentemente a parlare del "dovere di aggornarsi" . I sindacati denunciano la scarsità delle risorse. Il 90% dei fondi verrà girato alle scuole.
Una delle sequenze previste dal Contratto nazionale 2006/2009 del comparto scuola è giunta a conclusione il 18 marzo scorso: si tratta della sequenza che ha dato vita al contratto integrativo su formazione e aggiornamento del personale docente e ATA.
L’accordo è stato sottoscritto da tutte le sigle sindacali firmatarie del contratto nazionale (Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda) che però si sono preoccupate di rimarcare l’assoluta inadeguatezza delle risorse disponibili.
Il contratto ribadisce che l’aggiornamento deve essere considerato un diritto del personale e un dovere dell’Amministrazione che deve ritenersi impegnata a mettere a disposizione risorse adeguate.
Va segnalato in proposito che già da qualche tempo, nel mondo delle associazioni professionali e delle stesse organizzazioni sindacali, incomincia a farsi strada qualche critica neppure troppo leggera nei confronti dell’idea dell’aggiornamento inteso come diritto. Persino l’Associazione Proteo, emanazione di Cgil-Flc, quache settimana fa era uscita allo scoperto attraverso il suo presidente Omer Bonezzi che dichiarava testualmente: “L’aggiornamento è un dovere e un diritto esigibile ed obbligatorio per tutti. Deve essere di qualità, ma tutti devono aggiornarsi. Chi sostiene il contrario si colloca al di fuori di una corretta deontologia professionale che è connaturata alla funzione docente, ed opera per screditare una categoria professionale che ha i numeri per stare a pieno titolo nella società della conoscenza”.
Fra le righe Bonezzi auspicava anche il Contratto integrativo incominciasse a tenere conto di tale necessità.
Le cose sono andate molto diversamente, forse anche perché è mancato il tempo per una serena e approfondita discussione.
Il contratto appena firmato ha anzi aumentato ulteriormente il peso delle rappresentanze sindacali di istituto e delle stesse organizzazioni sindacali alle quali il dirigente scolastico dovrà fornire adeguata informazione preventiva su quanto previsto dal Piano annuale delle attività di formazione e aggiornamento deliberato dal collegio dei docenti.
Il problema maggiore è che i fondi non sono molti, soprattutto se si tiene conto che essi dovrebbero servire, nelle intenzioni dei firmatari del contratto, a risolvere gran parte dei problemi della scuola, dalle difficoltà di apprendimento degli alunni del I ciclo di istruzione nelle discipline di base (matematica, scienze ed educazione linguistica) alla dispersione sclastica passando attraverso l’educazione degli adulti, la sperimentazione delle linee guida per il nuovo obbligo di istruzione senza dimentica l’applicazione delle Indicazioni per il curricolo nella scuola dell’infanzia nella primaria e nella secondaria di primo grado.
Complessivamente saranno disponibili poco più di 7 milioni e 700 mila euro così ripartiti fra le diverse regioni: Piemonte 528.321; Lombardia 1.056.285; Liguria 185.916; Veneto 529.956; Friuli Venezia Giulia 141.322; Emilia Romagna 422.787; Marche 225.739; Toscana 430.149; Umbria 117.179; Lazio 677.167; Abruzzo 195.496; Molise 59.000; Campania 830.562; Puglia 645.959; Basilicata 119.830; Calabria 415.427; Sicilia 867.951; Sardegna 283.469.Il 90% delle somme sarà trasferito alle singole scuole, mentre il restante 10% rimarrà a disposizione degli Uffici scolastici regionali per iniziative centralizzate.Altri fondi sono disponibili per la formazione dei docenti specializzati per il sostegno (2.267.122 euro) e per attività gestite direttamente dal Ministero (oltre 800 mila euro