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Superabile:L'intervista a Rosario Drago-Scuola: insegnanti di sostegno, addio

Scuola: insegnanti di sostegno, addio Una relazione del Comitato Interministeriale per la tutela dei diritti umani sottolinea il calo degli insegnanti di sostegno a fronte dell'aumento degli al...

29/08/2003
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Scuola: insegnanti di sostegno, addio

Una relazione del Comitato Interministeriale per la tutela dei diritti umani sottolinea il calo degli insegnanti di sostegno a fronte dell'aumento degli alunni con disabilità nella scuola italiana. Ne parliamo con il consigliere Rosario Drago, del ministero dell'Istruzione. Tra gli obiettivi futuri c'è quello di creare un nuovo tipo di insegnante che, indipendentemente dalla materia insegnata, sia in grado anche di assistere lo studente disabile. Per eliminare, così, 'lo stigma di un docente dedicato'.

di Alessia Manfred

Così prosegue l'intervista
Aumenta sempre di più il numero degli alunni con disabilità nella scuola italiana, ma calano gli insegnanti di sostegno che devono seguirli (vedi articolo a lato). A dare l'allarme è una relazione sull'attività del Comitato Interministeriale dei Diritti Umani sulla tutela ed il rispetto dei diritti umani in Italia presentata nei giorni scorsi dal ministero degli Esteri al Parlamento. Le cifre parlano chiaro: dal 1999 al 2002, ad esempio, i bambini disabili inseriti nella scuola pubblica che hanno meno di sei anni sono aumentati di 500 unità. Nello stesso periodo, il numero degli insegnanti ausiliari nelle scuole materne è calato di 1000 unità. Che cosa sta succedendo? Ne parliamo con il consigliere Rosario Drago del ministero dell'Istruzione.

Consigliere, il calo del personale di sostegno citato nella relazione è notevole'

'Prima di tutto bisogna tener conto del fatto che il dato presentato non è del tutto omogeneo: dal 2000 al 2002, c'è stato invece, in totale, un aumento esponenziale degli insegnanti di sostegno: sono cresciuti del 33 per cento. Spesso, però, abbandonano dopo pochi anni e questo comporta un dispendio di formazione e di risorse. Occorre poi chiarire un punto fondamentale: l'obbligo dello Stato nei confronti della persona disabile è sancito dalla legge 104. Allargare il concetto di disabilità ad una forma che investa anche l'ambito sociale '#8211; bambini Rom, persone con turbe del comportamento, extracomunitari '#8211; impone una risposta che non può essere solo dello Stato. La legge 104 definisce il '#8216;soggetto con handicap' in modo preciso. Se c'è uno slittamento del concetto di disabilità, la questione si allarga, e devono essere coinvolti altri soggetti.

Quali?

Altri soggetti istituzionali che invece tacciono: primi fra tutti i Comuni e le Province. Lo Stato ha precise responsabilità nei confronti degli alunni disabili, ma non può trasformarsi in un centro sociale. L'integrazione non può essere fatta solo a scuola, dove il ragazzo passa cinque ore della sua giornata. E il resto? E c'è anche un altro problema da sottolineare: l'aumento delle dichiarazioni di handicap nel passaggio dalle scuole elementari alle medie, ad esempio. Perché alle elementari c'è solo un bambino disabile e improvvisamente in prima media ce ne sono cinque? Chi crea l'handicap nella scuola? Sul piano dell'organizzazione didattica, un alunno con disabilità è un costo per l'insegnante. Ecco allora che si ricorre all'insegnante di sostegno, per spostare il problema.

Quali passi intende muovere il ministero per affrontare la situazione?

Prima di tutto, bisogna creare un nuovo tipo di insegnante. Di qualsiasi materia si occupi, dovrà essere in grado di trattare anche con gli alunni con disabilità. Verrà formato con questo obiettivo, e non esisteranno più insegnanti di sostegno: in questo modo si eviterà lo stigma dell'insegnante dedicato. Un secondo punto prevede la personalizzazione dei curricoli. La scuola dovrà programmare un modello adatto per le esigenze del singolo alunno. Per il terzo punto, la parola chiave è autonomia: ci deve essere un progetto di autonomia sull'alunno con disabilità perché una volta uscito da scuola, possa essere indipendente. E possa aprirsi al mondo del lavoro, dei servizi. La scuola non deve creare dipendenza, ma mettere in condizione gli alunni di essere indipendenti.

Questo significa una rivoluzione di mentalità e anche di formazione del personale docente. In quanto tempo può essere realizzabile un progetto del genere?

In dieci anni ci si deve riuscire. I costi sociali della condizione attuale sono altissimi.

Siamo nel semestre italiano della presidenza europea e nell'anno europeo dedicato alle persone con disabilità: quali sono gli obiettivi del ministero dell'Istruzione in materia di integrazione scolastica?

Il problema più grave al momento da risolvere è quello della dispersione e del disagio, nel quale rientra anche quello della disabilità. Tra poche settimane il ministro Letizia Moratti sarà a San Patrignano per discutere di dispersione scolastica e disagio, un fenomeno che riguarda ogni anno 400.000 ragazzi, il 30 % degli alunni della scuola secondaria, ad esempio. Un'idea è quella di vedere se il modello nato per la disabilità può essere utile ad interpretare ed eliminare anche altri tipi di disagio.

(19 agosto 2003)


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