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Stampa-Solo il coraggio della chiarezza salverà i c.d.c.

Solo il coraggio della chiarezza salverà i c.d.c. Mentre cresce l'ansia di conoscere quali siano le annunciate rivoluzioni apportate dal ministero circa le funzioni ed il ruolo dei Con...

09/04/2002
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La Stampa

Solo il coraggio della chiarezza salverà i c.d.c.

Mentre cresce l'ansia di conoscere quali siano le annunciate rivoluzioni apportate dal ministero circa le funzioni ed il ruolo dei Consigli di classe in un futuro che non è poi così lontano, la spinosa materia produce argomentazioni utili ad un dibattito. "Non credo - scrive Enzo Pesante - che il fallimento dei consigli di classe allargati ai genitori, dato statisticamente inconfutabile, sia legato alla quantità e alla qualità della presenza degli insegnanti, dunque alla volontà. E' un problema di comunicazione. Più precisamente di assenza di comunicazione bidirezionale. La carenza più grave è determinata dall'assenza dei presupposti minimi che rendono possibile una vera comunicazione. Se poi si intende il consiglio di classe, così come era stato concepito nei decreti delegati, come luogo di collaborazione delle parti, unite e coese nel conseguimento di un comune obiettivo, allora la questione si compromette ulteriormente. Il problema, quindi, non è determinato dalla volontà, ma da tutto ciò che la letteratura scientifica definisce nei termini di "setting" ovvero la carenza di competenze relazionali e la scarsa conoscenza delle dinamiche di gruppo. E su tale questione, volenti o nolenti, tutti i giorni, in classe come nei rapporti interni tra docenti, gli insegnanti sbattono il muso". Vittoria Boveri sottolinea come studenti e famiglie non abbiano saputo sfruttare uno strumento così importante e determinante come il Consiglio di Classe. "Evidentemente non l'hanno capito. E poi tristemente è noto come l'omertà dilaghi e comunque sia sempre più comodo non prendersi grane. In ultimo per far funzionare bene i c.d.c. occorre che gli adepti non abbiano scheletri negli armadi!". Insomma chi mai si metterebbe contro un collega, o la segreteria o osa porre in discussione l'efficienza della propria scuola? Entità sacre che godono di una stupida quanto improduttiva immunità. Gli stessi rappresentanti, garantiti dal loro stesso ruolo, spesso non osano prendere posizioni che potrebbero essere riconosciute dai docenti, per usare un eufemismo, come impopolari. La rappresaglia è dietro l'angolo, teme l'allievo. Ma no, è tempo che la sana critica costruttiva sia benvenuta a scuola. Per tirarsi su le maniche, insieme, migliorando per il bene di tutti. Prof intelligenti compresi. m.low@libero.it
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