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Specialità di medicina, via al concorso nazionale

È legge la nuova selezione per titoli e con un esame telematico di 110 quesiti . Addio alle prove locali su cui pesava la discrezionalità dei baroni. Carrozza: «Ora più borse di studio»

26/07/2014
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l'Unità

È una piccola ma significativa rivoluzione, nell’Italia ancora afflitta dalla logica delle raccomandazioni e delle parentele. Quella che era stata ribattezzata la norma anti baroni da giovedì è legge con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale: da ottobre 2014 i laureati in Medicina potranno accedere alle Scuole di specializzazione non più tramite selezioni locali ma solo attraverso un concorso unico nazionale per titoli e con un esame, da svolgere tutto per via telematica con 110 quesiti a risposta multipla. Addio dunque alla famigerata seconda prova pratica, contro cui era scattata la rivolta dei giovani camici bianchi per la discrezionalità di giudizio a cui lasciava spazio, giudizio affidato alle realtà locali e ai loro vertici. Simpatie e antipatie di primari e luminari non potranno dunque più incidere sulla possibilità di seguire la specializzazione medica desiderata. A pesare saranno i titoli e il punteggio assegnato nella prova, uguale per tutti su scala nazionale. L’impianto della nuova norma annunciata da viale Trastevere è in sostanza quello messo a punto ancora dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza a febbraio, in un decreto firmato poco prima di venire sostituita al Miur da Stefania Giannini. Quindi c’è stato il vaglio della Corte dei Conti. E ora il nuovo decreto, firmato da Giannini. Un via libera sollecitato da migliaia di studenti di Medicina e pure da molti camici bianchi già in servizio, ricorda Carrozza, «in tanti mi avevano sollecitato una riforma in questo senso». Una riforma per spazzare concorsi pubblici i cui esiti erano spesso già scritti, perché “baroni” e cattedratici potevano influire attivamente sul risultato dell’esame, compensando con il giudizio nella seconda prova un curriculum magari non migliore di altri per favorire chi era più “fedele” al capo, era di casa in facoltà o in corsia e via dicendo. Secondo la logica del “mettetevi in coda o non ci sperate proprio, qui passano primai miei”, logica che poteva finire (certo non sempre) per tagliare fuori candidati più meritevoli ma esterni. Rischio che ora dovrebbe essere scongiurato, «certo poi questo concorso andrà valutato, come tutte le novità. Ma mi piaceva l’idea di una prova tutta telematica - racconta Carrozza -. È importante dire basta a quello che era un sistema molto discrezionale e molto locale, si tratta di fondi pubblici quindi è giusto avere una garanzia di trasparenza ed equità». COMESISVOLGELAPROVA A fare la differenza sarà ora un’unica Commissione nazionale, composta da un direttore di una scuola di specializzazione con funzioni di presidente, oltre che da cinque professori universitari per ciascuna delle tre Aree di riferimento (Medica, Chirurgica, Servizi Clinici). Sempre la Commissione ha fissato i criteri per l’attribuzione del punteggio relativo ai titoli. Altra novità importate rispetto al passato, la maggiore libertà assegnata agli aspiranti specializzandi visto che ciascuno potrà chiedere - con la domanda di iscrizione, anche questa da presentare solo per via telematica - di concorrere per l’accesso a un massimo di sei tipologie di scuola, due per ciascuna Area. Quanto ai quesiti, 70 domande verteranno su argomenti caratterizzanti il corso di laurea. Una seconda parte prevede 40 quesiti si concentreranno invece su scenari predefiniti di dati clinici, diagnostici e analitici: di questi 30 saranno comuni a tutte le Scuole della stessa Area, 10 specifici per ciascuna Scuola (e questi ultimi avranno un peso maggiore in fase di correzione). Il bando con i dettagli arriverà la prossima settimana. Ma ci sono altri fronti che sempre a proposito di Medicina aspettano di essere trattati, secondo l’auspicio di Carrozza: come «una laurea abilitante che elimini l’esame di Stato, una riorganizzazione delle Scuole di specialità in chiave europea, la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina e borse di studio per gli specializzandi, oggi troppo poche rispetto ai laureati e allo stesso fabbisogno. Mi auguro che il governo Renzi se ne occupi, e soprattutto che ci sia una maggiore continuità con l’idea riformatrice che avevo perseguito».


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