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sole 24 ore-Scuola, c'è una via tecnologica da salvare

Scuola, c'è una via tecnologica da salvare di Andrea Pininfarina Molti commentatori di fronte alla riforma della scuola proposta dal ministro Moratti hanno paventato il rischio di separazione t...

08/02/2002
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Il Sole 24 Ore

Scuola, c'è una via tecnologica da salvare
di Andrea Pininfarina

Molti commentatori di fronte alla riforma della scuola proposta dal ministro Moratti hanno paventato il rischio di separazione tra scuola e formazione professionale, giudicata dannosa per gli studenti e antistorica. Tali commenti sembrano ignorare le profonde trasformazioni che hanno attraversato l'impresa e gli indirizzi di riforma dei sistemi educativi dei paesi più avanzati. Nessuno, infatti, può chiedere di tornare alla separazione tra scuola e lavoro, ma occorre viceversa equipararci al l'Europa anche con la formazione professionale e l'alternanza. Molti studiosi europei si meravigliano che in Italia ci si attardi ancora in polemiche di questa natura. Non è, infatti, in discussione la necessità di dotare tutti i giovani, sia nei percorsi liceali, sia in quelli professionalizzanti, di quel set di competenze di base senza le quali non si possono esercitare diritti di cittadinanza. Né può essere ignorato che l'impresa è cambiata e che "professionalità" fa rima anche con "cultura". Semmai il problema è proprio quello opposto: dare appeal, valore specifico e dignità propria ai percorsi professionalizzanti. Portare la formazione professionale in serie A in un Paese che l'ha sempre vista come la Cenerentola del sistema educativo è la vera scommessa della riforma. Dunque, come hanno rilevato i rappresentanti di Anci e Upi, non bisogna "separare scuola e formazione", ma offrire agli studenti un menu più ricco, dove la stessa filiera professionalizzante non è monolitica, ma plurale, con percorsi diversificati (licei tecnologici, istituti, alternanza, corsi regionali brevi, corsi di formazione professionale superiore eccetera). I modelli tradizionali. È assai apprezzabile che nella riforma sia salvaguardato il modello del liceo classico, ma non tutta l'offerta scolastica si deve ispirare a esso. Dovrebbero capirlo per primi gli insegnanti che annotano "adatto alla formazione professionale" nel giudizio dei ragazzi da loro ritenuti meno dotati. Ritengo inoltre, non da tecnico, ma da persona di buon senso, che un ausilio importante al l'immagine e alla fruibilità della formazione professionale sia costituito da quel l'anno, definito di "riallineamento", che, se innestato su cicli d'apprendimento validi e completi, "anche se" professionali, potrebbe, più di tante "passerelle", recuperare scelte di cui ci si è pentiti e consentire nuove opportunità in ambito universitario o di formazione superiore. In questo rilancio della formazione professionalizzante non disgiunta dalla cultura, c'è però un patrimonio del Paese, costituito dal l'istruzione tecnica, che rischia di essere disperso, con grave danno del sistema produttivo. Proprio il settore scolastico che ha fornito i tecnici necessari al l'industrializzazione e che, in questi ultimi anni, ha risposto alle esigenze di flessibilità e di adattamento alle innovazioni tecnologiche e alle trasformazioni organizzative espresse dalle imprese. Ciò proprio grazie al connubio tra competenze trasversali e sapere professionale, che già caratterizza quest'ordine di scuole. Il futuro degli istituti tecnici. Sono quindi molti, oggi, a chiedersi che fine faranno nella riforma Moratti gli istituti tecnici. Apparentemente le soluzioni sembrano essere due: o venir "liceizzati" o passare integralmente alle Regioni insieme al l'istruzione professionale. In entrambe le soluzioni ci sono gravi rischi di depauperamento. Penso allora che vada individuata una terza soluzione che salvaguardi identità e specificità di quest'importante filone, che ha sempre avuto caratteristiche professionalizzanti e anche culturali, e che, in molte realtà, continua a soddisfare le esigenze degli studenti, dei genitori e delle imprese: annoto come l'istruzione tecnica oggi costituisca oltre il 40% della scuola superiore e i suoi diplomati coprano il 70% delle richieste d'assunzione di giovani provenienti dalle imprese. La soluzione è considerare l'istruzione tecnica "terzo genere" tra i licei e gli istituti professionali, ovvero garantire che i nuovi licei tecnologici, con gli indispensabili indirizzi diversi, siano una vera e propria filiera professionalizzante. Queste soluzioni consentirebbero di ottenere due risultati. Da un lato la salvaguardia del l'"argenteria di famiglia" da una rischiosa operazione di omogeneizzazione (ai licei tradizionali o alla formazione regionale), dal l'altro l'interruzione di un processo di deprofessionalizzazione che si è avviato negli ultimi dieci anni, a partire dagli esiti della "Commissione Brocca". Tale sperimentazione, dove è stata realizzata, ha aumentato a dismisura il numero delle discipline e ridotto l'orario delle discipline professionalizzanti e di laboratorio, portando tali scuole a rinunciare alla loro funzione professionalizzante. Fortunatamente in molte realtà, e nel l'area piemontese e torinese in particolare, ciò è avvenuto in minor misura, rispondendo ai reali bisogni professionali delle aziende. Oggi occorre un processo inverso da quello voluto dalla Commissione Brocca: riprofessionalizzare l'istruzione tecnica, potenziarne i collegamenti con le imprese, aggiornarne i curricula tecnici, valorizzarne le attività di laboratorio e l'apprendimento d'esperienza. Le soluzioni "professionalizzanti". Ciò è possibile attraverso uno snellimento del numero di discipline e del l'orario di insegnamento, che in molti casi ha raggiunto le 40 ore settimanali, pur tenendo conto del l'esigenza, connaturata a questo tipo di scuole, di un quadro orario più robusto dei licei tradizionali. Ciò renderà necessario potenziare modalità di apprendimento basate sul saper fare e sul mettere in relazione il contenuto degli insegnamenti disciplinari con le situazioni del mondo reale, motivando gli studenti a collegare le conoscenze con le loro applicazioni. Infine, mediante la valorizzazione del l'autonomia scolastica, occorre rafforzare il raccordo con le imprese e la specificità degli istituti tecnici e del loro patrimonio di risorse umane e di capacità professionali. Ci auguriamo che non venga in mente a nessuno di riesumare i piani di studio del '92 della commissione Brocca che segnerebbero, se applicati a tutto il territorio nazionale, il sostanziale declino del l'istruzione tecnica e del suo naturale ruolo di raccordo del sistema scolastico con la cultura d'impresa.

Venerdì 08 Febbraio 2002


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