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Sole 24 ore-La scuola ai tempi della devolution

Libertà di insegnamento e futuro dell'autonomia: queste le principali preoccupazioni legate al progetto di Bossi La scuola ai tempi della devolution Una nota di Gianfranco Fini esclude che sia ...

30/11/2002
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Il Sole 24 Ore

Libertà di insegnamento e futuro dell'autonomia: queste le principali preoccupazioni legate al progetto di Bossi

La scuola ai tempi della devolution

Una nota di Gianfranco Fini esclude che sia previsto il passaggio dei docenti a ruoli regionali o comunque locali

DI NICOLA D'AMICO

Nelle scuola, un milione e duecentomila persone che vi lavorano stanno vivendo giorni di disorientamento e di incertezze. Motivo: il ventilato passaggio delle scuole come tali '#8212; i pro grammi sono un'altra cosa '#8212; alla gestione regionale, conseguenza di un'eventuale approvazione della proposta di legge di ulteriore riforma dell'articolo 117 della Costituzione, che si sta discutendo in aula al Senato. Si preoccupano per sé, ma anche come cittadini, perché pensano che una mutazione di questo genere potrebbe avere influenza sul futuro della libertà di insegnamento e sulla coesione nazionale, che si raggiunge esclusivamente attraverso la coesione della formazione di base delle nuove generazioni.

Non per niente, quest'ultimo argomento di inquietudine è stato il primo a essere affrontato dai leader delle più importanti organizzazioni sindacali della scuola, interrogati dal Sole-24 Ore sul problema della devolution scolastica. Così Daniela Colturani (Cisl), Enrico Panini (Cgil), Fedele Ricciato (Snals), Massimo Di Menna (Uil), Alessandro Ameli (Gilda) e Giorgio Rembado (Associazione capi d'istituto). Un coro: tutti confermano preoccupazioni per l'autonomia scolastica e nessuno ha dubbi sul fatto che le Regioni vogliano assicurarsi la gestione del personale scolastico.

Comprensibili preoccupazioni, stando alla lettera dell'articolo unico del Ddl Berlusconi-Bossi. Anche se qualcuno ricorda che a Bolzano, provincia autonoma, un professore può guadagnare fino a 10-15 mila euro all'anno in più di quello di Milano o di Palermo. Comunque, a questo punto non mancano le novità. Franco Bassanini (Ds) si accorge che mentre il testo in vigore dell'articolo 117 (ex legge costituzionale 3/2001, che gli italiani confermarono con il referendum del 7 ottobre dello stesso anno) "fa salva l'autonomia delle scuole" quando parla di '#8216;legislazione concorrente' in materia di 'istruzione', l'articolo che vuole inserire la Berlusconi-Bossi non protegge l'autonomia scolastica nel campo della futura 'legislazione esclusiva' delle Regioni. E, in un clima di tensione generale, Bassanini riesce a inserire la salvaguardia con il consenso anche della maggioranza.

Poi è giunta ieri una nota del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini. State tranquilli, dice Fini: chi ha mai parlato di passaggio dei docenti a ruoli regionali o comunque locali? Alcuni scrollano le spalle: pura propaganda. Altri ci pensano su: non sembra una frase che si possa gettare giù alla leggera. Su che cosa si sarà appoggiata la frase di Fini? Per capirla, occorre fare un'attenta analisi delle parole. Primo: alle Regioni passerebbe, intanto, '#8216;l'organizzazione'. Organizzazione viene da 'organi', ma i docenti non sono 'organi': nel linguaggio giuridico, gli 'organi' esprimono la volontà dell'ente che rappresentano.

Secondo: alle Regioni passerebbe la 'gestione'. Qui è lo Stato che ha il coltello dalla parte del manico. Se è vero che una parte dei programmi passerebbe alle Regioni e che questa parte '#8212; lo dicono gli esperti '#8212; non potrà mai superare, dati gli standard europei, il 10%, che diritto avrebbero le Regioni di gestire docenti che debbono anministrare un 90% di programmi nazionali?


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