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Sole 24 ore-La riforma Moratti non entra in aula

La riforma Moratti non entra in aula Istruzione/2 - Al debutto del nuovo anno scolastico il riordino è frenato dalla mancanza di fondi e da un "pasticcio" legislativo Riparte un nuovo anno s...

01/09/2003
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Il Sole 24 Ore

La riforma Moratti non entra in aula

Istruzione/2 - Al debutto del nuovo anno scolastico il riordino è frenato dalla mancanza di fondi e da un "pasticcio" legislativo
Riparte un nuovo anno scolastico. I primi studenti a tornare in aula, il 10 settembre, saranno quelli di Campania, Molise, Umbria, Veneto e della Provincia autonoma di Bolzano. Molte le aspettative per il nuovo inizio d'anno che avrebbe dovuto tenere a battesimo la prima attuazione della riforma della scuola prevista dalla legge 53/2003 di "Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali di prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale", ma di fatto le novità per il prossimo anno scolastico si limitano all'introduzione della lingua inglese e all'alfabetizzazione informatica nella prima classe della scuola elementare. Il piano finanziario. La riforma, dunque, non decolla, nonostante le pluriannunciate novità (conferenze stampa, spot televisivi e così via). Causa principale: la mancata presentazione del piano finanziario di copertura che doveva essere approvato dal Consiglio dei ministri a fine giugno e che invece è rimasto nei cassetti del ministero dell'Economia. Altra concausa importante (come si vedrà in seguito): la contrarietà dei sindacati a disposizioni rivelatesi poi contraddittorie. Il ministro Moratti ha tentato, comunque, in extremis, di far partire almeno una piccola parte delle novità previste per la scuola elementare, emanando alla fine di luglio il decreto 61, trasmesso alle scuole con una circolare esplicativa, la 62 del 22 luglio. E qui, si è creato il "pasticcio legislativo" che ha dato il colpo finale alle residue speranze di avvio della riforma. Bisticcio di norme. Il decreto (articolo 1) afferma che "a partire dall'anno scolastico 2003/2004 è promosso un "Progetto nazionale rivolto alle classi prima e seconda della scuola primaria", finalizzato ad avviare talune innovazioni coerenti con le linee di riforma configurate dalla predetta legge 53/2003, limitatamente ai contenuti delineati nelle "Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati"". E anche (articolo 2) che, sempre a partire da settembre 2003, "si procederà, nei primi due anni della scuola primaria, all'introduzione generalizzata dell'alfabetizzazione informatica e dell'alfabetizzazione della lingua inglese". Ma la circolare 62 va molto oltre, autorizzando le scuole a procedere "anche alla revisione dei modelli organizzativi e a una diversa articolazione delle attività didattiche" e ad "arricchire le prestazioni professionali dei docenti, destinando maggiore attenzione alle funzioni tutoriali, al coordinamento didattico, alle attività laboratoriali, all'adozione del portfolio delle competenze dei singoli alunni". In poche parole, un chiaro invito ad attuare in toto la riforma e non solo una parte. Dietro-front. Le reazioni dei sindacati non si sono fatte attendere così come gli immediati ricorsi al Tar. Motivo: le indicazioni alle scuole non potevano essere date con circolare, dovevano arrivare con atto avente valore di legge, come un decreto delegato. E così, per rimediare all'intrico normativo, l'8 agosto scorso, arriva l'ultimo "stop" alle residue speranze. Con un'altra circolare - la 68, che le scuole ancora non conoscono - si cancellano tutti i riferimenti all'attivazione del portfolio, delle attività di laboratorio, del maestro prevalente e così via (i capoversi "5, 6 e 7 del paragrafo relativo al contenuti del provvedimento della circolare 62" devono intendersi "come non formulati perché non rientranti nel Progetto nazionale"). La riforma torna a essere solamente una "minisperimentazione" con l'introduzione della lingua inglese e dell'alfabetizzazione informatica, entrambe, da impartire per un'ora alla settimana. Fondi "fantasma". Rimane da capire come verranno distribuiti i fondi comunque stanziati in precedenza a supporto del progetto Moratti (circolare 66 del 31 luglio). Il Miur ha infatti previsto appositi incentivi (il 50% dell'intero finanziamento di oltre 92milioni euro) riservati alle scuole dell'infanzia e primarie impegnate a rielaborare i piani dell'offerta formativa relativi ai primi due anni della scuola primaria, sulla base degli obiettivi specifici di apprendimento, delle conoscenze e delle abilità necessarie allo sviluppo delle competenze di alfabetizzazione informatica e di una lingua comunitaria. Anche su questo tema, tuttavia, i sindacati sono fortemente contrari: perché penalizzare, si sostiene, le scuole, che non vogliono sperimentare la riforma? Non è forse, un modo con cui "costringere" le istituzioni scolastiche ad aderire al progetto Moratti? La Cgil, ad esempio, ha già minacciato di adire le autorità giudiziarie. Il Ministero, per ora, tace. DANIELA GIRGENTI
Lunedì 01 Settembre 2003
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