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Sole 24 ore-Ai precari rimangono solo le supplenze

Ai precari rimangono solo le supplenze Un esercito di insegnanti precari - tra i 70 e gli 80 mila - nei giorni scorsi ha ottenuto una supplenza annuale dal Centro servizi amministrativi (e...

16/09/2002
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Il Sole 24 Ore

Ai precari rimangono solo le supplenze
Un esercito di insegnanti precari - tra i 70 e gli 80 mila - nei giorni scorsi ha ottenuto una supplenza annuale dal Centro servizi amministrativi (ex Provveditorato agli studi) a copertura dei moltissimi posti vuoti sulle cattedre di tutto il territorio nazionale. Ma di immissioni in ruolo neanche a parlarne. E a farne le spese sono soprattutto - paradossalmente - gli aspiranti alla cattedra vincitori dell'ultima tornata concorsuale. Il decreto che manca. Secondo le stime dalla Uil Scuola i posti vacanti per il 2003-2004 sarebbero (si veda la tabella) almeno 28mila, considerati i "buchi" dell'organico di diritto e i pensionamenti di questo mese di settembre. Il decreto che - normalmente prima dell'inizio dell'anno scolastico - fissa il numero massimo di posti da attribuire, per il 2002/2003 non è stato ancora licenziato dagli organi competenti, cioè ministeri dell'Istruzione, della Funzione pubblica a dell'Economia. Ritardo mai verificatosi negli ultimi anni. L'Istruzione, per la verità, l'ha presentato prima delle vacanze estive ma sembra essere rimasto bloccato (per problemi di fondi) al ministero dell'Economia. Anche questa volta, quindi, come già era successo nel 2001, si dovuto far ricorso alle supplenze annuali. Con i conseguenti disagi per chi è in attesa di posto e per le scuole in generale. Vediamo perché. La "beffa" del concorso. Per assicurare un regolare avvio dell'anno scolastico i Centri servizi amministrativi hanno potuto assegnare entro il 31 luglio i posti liberi solo per supplenza annuale (cioè con incarico fino al 31 agosto 2003) nominando i docenti inseriti negli elenchi provinciali delle graduatorie permanenti. Questi ultimi dovranno però attendere l'emanazione del decreto per sapere se entreranno o meno nella rosa degli "eletti" oppure se dovranno attendere ancora per poter entrare di ruolo. Tuttavia, a causa del meccanismo delle nomine in ruolo (si veda il sevizio in basso) che prevede l'assegnazione dei posti al 50% tra i precari utilmente inseriti nelle graduatorie permanenti e l'altro 50% ai vincitori di concorso, questi ultimi risultano fortemente penalizzati. Essi sono stati, infatti, doppiamente beffati: in primo luogo perché non sono riusciti a entrare di ruolo neppure quest'anno e in secondo luogo perché, spesso, non hanno potuto ottenere neanche una supplenza annuale e quindi uno stipendio. Va infatti ricordato che l'assegnazione delle supplenze (a differenza dell'immissione in ruolo) avviene solo sulla base delle graduatorie dove i vincitori di concorso, anche se inseriti utilmente, sono comunque preceduti dai "vecchi" precari, cioè da coloro che hanno conseguito un'abilitazione e hanno tanti anni di servizio al loro attivo. Inoltre, anche se verrà emanato il decreto in corso d'anno scolastico, gli immessi in ruolo avranno decorrenza giuridica dal 1° settembre 2002, ma economica solo dal 1° settembre 2003. I neo assunti. Non bisogna stupirsi, dunque, se il profilo del neo assunto (si veda articolo qui a fianco) dà un'immagine sconsolante dei nuovi docenti. Si arriva alla cattedra spesso oltre i 40 anni, dopo una lunga attesa e un precariato di non meno di 5-7 anni. Ma così come è congegnato, il sistema di reclutamento non permette strade veloci, paradossalmente anche i vincitori di un concorso ordinario, nonostante la difficoltà delle prove, spesso rimangono senza lavoro per molti anni. Eppure, come detto sopra, i posti ci sarebbero. Degli oltre 28.000 posti in ruolo vacanti rilevati dalla Uil Scuola, più della metà riguardano le materne e le elementari, proprio i segmenti della scuola sui quali il ministro Moratti vuole applicare la sperimentazione della riforma scolastica. "Il problema del reclutamento nella scuola - afferma Massimo Di Menna segretario nazionale della Uil scuola - affonda le sue radici in un passato lontano. Ed è ben lungi dall'essere risolto. Anche se il meccanismo del doppio canale ha funzionato, è necessaria una completa revisione del sistema, che premi un intreccio tra preparazione teorica, competenze disciplinari ed esperienza fatta sul campo". Rimane, inoltre, il problema dell'anno di formazione: dopo il grande exploit dei corsi e-learning organizzati lo scorso anno dall'Indire, non si sa se quest'anno l'esperienza verrà ripetuta visto il basso numero di interessati, di coloro, cioè, che non hanno potuto frequentarlo lo scorso anno. pagina a cura di Daniela Girgenti


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