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Senato - 18 settembre

18.09.02) Interviene quindi in replica il ministro Letizia MORATTI, la quale osserva come la discussione abbia messo in evidenza alcuni aspetti che richiedono opportuni chiarimenti. In primo luogo, e...

19/09/2002
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18.09.02) Interviene quindi in replica il ministro Letizia MORATTI, la quale osserva come la discussione abbia messo in evidenza alcuni aspetti che richiedono opportuni chiarimenti.
In primo luogo, ella sottolinea il fatto che nessuna obiezione o critica sia stata rivolta ai fondamentali valori ispiratori del progetto governativo, di cui all'articolo 1 del disegno di legge n. 1306, che in parte riprendono principi già affermati in sede di esame e approvazione della legge n. 30 del 2000. Ciò dimostra che su determinati criteri di fondo vi è una condivisione delle diverse parti politiche che va al di là delle differenze di opinione su singoli aspetti, così costituendo un terreno comune su cui è possibile sviluppare un confronto sereno e democratico, che abbia il suo centro nel Parlamento, istituzione per eccellenza rappresentativa del Paese, come giustamente ricordato dalla senatrice Acciarini. Ella ritiene peraltro di aver mantenuto, durante l'esame del disegno di legge delega, un costante atteggiamento di disponibilità e di apertura, come le è stato del resto riconosciuto nel corso del dibattito.
Entrando poi nel merito dei rilievi avanzati nell'ambito della discussione e in relazione specialmente alle riflessioni svolte attorno alla compatibilità del progetto riformatore con i principi costituzionali, il Ministro evidenzia che le modifiche apportate al Titolo V della Costituzione avevano reso inattuabile la citata legge n. 30 del 2000, mentre il disegno di legge governativo recepisce in modo completo le innovazioni costituzionali, come riconosciuto anche dalla Conferenza Stato-regioni, che ha espresso parere positivo sul provvedimento in esame.
Ella svolge quindi alcune argomentazioni a sostegno della scelta di introdurre il concetto di diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni, che rappresenta una forma più evoluta e moderna del tradizionale obbligo scolastico, in sintonia con lo sviluppo delle società contemporanee. La positività di tale principio del resto sta anche nella sua capacità di coinvolgere appieno tutti i soggetti interessati al mondo della scuola, superando così il limite maggiore del vecchio concetto di obbligo che, privo di verifiche finali, comportava come conseguenza la deresponsabilizzazione del sistema nel suo insieme. In tal senso, il Governo si propone di porre rimedio al grave fenomeno della dispersione scolastica, che vede tradizionalmente un elevato numero di giovani abbandonare la scuola senza però seguire alcun percorso alternativo di formazione.
Il Ministro dà inoltre conto dei protocolli conclusi con le regioni e fornisce assicurazioni circa l'intendimento del Governo di garantire la massima interazione fra scuola e formazione professionale, mantenendo tuttavia al comparto dell'istruzione il compito di verificare i crediti formativi acquisiti dagli studenti. In proposito, non ritiene che l'azione governativa costituisca in alcun modo una violazione della disciplina introdotta dalla legge n. 9 del 1999, volendosi al contrario affermare un ruolo più incisivo delle regioni. Del resto, è nella norma di cui all'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 che va individuato lo strumento per promuovere progetti innovativi a livello regionale e verificarne gli obiettivi effettivamente conseguiti. La finalità che ci si propone di conseguire sta dunque nella valorizzazione e nella qualificazione della formazione professionale, che deve essere caratterizzata da pari dignità rispetto agli altri percorsi formativi e risultare in grado di impartire una formazione culturale di base elevata, rispondente agli standard fissati a livello nazionale.
Ella assicura poi che il Governo non intende cancellare l'organizzazione collegiale della scuola italiana e che semmai l'individuazione di un insegnante specifico con compiti di coordinamento tende a esaltare il ruolo di ciascun docente nell'ambito dell'offerta formativa. La figura del tutor, infatti, costituisce un punto di riferimento responsabile ed efficace nei confronti dei genitori, destinato peraltro a svolgere un fondamentale compito di orientamento a vantaggio degli alunni. D'altra parte, la riforma della scuola elementare introdotta all'inizio degli anni Novanta ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti, se è vero che anche analisi condotte a livello internazionale hanno registrato un significativo calo di rendimento degli allievi, che ha comportato una classificazione al di sotto della media di questo segmento del sistema scolastico nazionale in precedenza considerato eccellente.
Quanto alla volontà di introdurre l'insegnamento della lingua inglese e dei primi elementi di informatica sin dalla prima classe della scuola elementare, essa non deve essere intesa come una scelta polemica nei confronti di antecedenti progetti riformatori che già si muovevano in questa direzione, ma piuttosto come una sorta di sistematizzazione di quelle prospettive che erano state delineate negli anni precedenti. Del resto, l'autonomia scolastica deve pure potersi esercitare attorno a un punto di riferimento unitario, in modo da evitare l'eccessiva dispersione dei progetti.
In relazione poi all'impegno finanziario che il riordino dei cicli scolastici comporta, il Ministro replica che i necessari stanziamenti verranno previsti nelle diverse leggi finanziarie annuali che accompagneranno il procedere della riforma via via che verranno emanati i decreti legislativi delegati. Per quanto concerne inoltre le risorse richieste dalla sperimentazione, ribadisce quanto già affermato nella seduta di ieri circa la dislocazione di fondi ad hoc a valere sulla legge n. 440 del 1997 e assicura che non verranno modificati gli attuali organici. Al riguardo, ritiene che la vera sfida dal punto di vista delle risorse umane sia rappresentata dalla valorizzazione del corpo docente e dalla promozione di una più elevata qualità di tutto il personale della scuola. Ricorda altresì lo straordinario impegno anche finanziario, richiamato del resto in alcuni interventi, tradottosi nel piano di formazione elaborato dall'Istituto nazionale di documentazione per l'innovazione e la ricerca educativa (INDIRE) e già avviato lo scorso anno.
Ella rileva poi come alcuni oratori, fra cui il senatore Brignone, abbiano opportunamente ricordato le precedenti esperienze di sperimentazione nel sistema scolastico italiano, nessuna delle quali è stata condotta con il rigore e lo spirito partecipativo volto a coinvolgere tutti i soggetti interessati che caratterizzano l'attuale. Fra l'altro, per la prima volta, una sperimentazione nel settore scolastico verrà sottoposta a un rigoroso meccanismo di verifica sotto il profilo dell'efficienza e dell'efficacia.
Al senatore Boco, il Ministro replica invece che i pareri resi dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI) e dall'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) non possono essere intesi, né dal punto di vista formale, né da quello sostanziale, come negativi, essendosi anzi rivelati utili a migliorare il testo dell'emanando decreto ministeriale sulla sperimentazione, come è stato riconosciuto anche dai sindacati più rappresentativi del mondo della scuola.
Ella assicura infine tutti i membri della Commissione in merito alla ferma volontà del Governo di assumere qualsiasi decisione concernente la riforma del sistema di istruzione con il metodo finora seguito, vale a dire tramite un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti protagonisti del mondo della scuola, al fine di acquisire oggettivi elementi di conoscenza che contribuiscano positivamente al processo riformatore e consentano di correggerlo in itinere. Ancora una volta, lo strumento normativo efficace e coerente per garantire un corretto sviluppo dell'azione riformatrice è costituito dall'articolo 11 del già citato decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, come opportunamente ricordato dal senatore Valditara.


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