FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3936961
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Se la scuola della bontà perdona le insufficienze

Se la scuola della bontà perdona le insufficienze

Un tremendo 4 in matematica sarà pareggiato da un eventuale 8 in italiano. Questo capitava già in passato, ma ora c’è di più, perché dalla prima bozza del provvedimento parrebbe che anche il voto in condotta “faccia media”. È un bel regalo, perché si sa che in condotta il sette è un brutto voto

18/01/2017
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Stefano Batezzaghi

Maturità 2018, per essere ammessi basterà avere la media del sei

SI PUÒ discutere sul fatto che questa sia la celebrata Buona Scuola. Ma che si tratti di una scuola buona, o perlomeno più buona di prima, quello invece è sicuro. Càpita infatti che dal 2018 cambino le regole per l’ammissione a quell’esame che continuiamo volentieri a chiamare “di maturità”. Al termine dell’ultimo anno di superiori finora (cioè, dopo la riforma Gelmini) si era ammessi all’esame di diploma soltanto essendo sufficienti in tutte le materie, norma che in effetti non suona né insensata né troppo severa. La scuola buona invece richiede che dal 2018 sia sufficiente la sola media complessiva delle materie.

CHISSÀ i musi lunghi dei maturandi di quest’anno! Un tremendo 4 in matematica sarà pareggiato da un eventuale 8 in italiano. Questo capitava già in passato, ma ora c’è di più, perché dalla prima bozza del provvedimento parrebbe che anche il voto in condotta “faccia media”. È un bel regalo, perché si sa che in condotta il sette è un brutto voto. Basta non fare troppe stupidaggini in classe e si esce con un 10 che, ai fini dell’ammissione all’esame di Stato, potrà lenire un’insufficienza non grave in quattro se non cinque materie.

Magari si tratta di dettagli che verranno chiariti, o corretti, in seguito. C’è anzi da sperarlo, perché così l’ammorbidimento dell’impegno richiesto appare davvero un po’ eccessivo. A proposito di bontà, il messaggio implicito è «state buoni, e vedrete che passerete». Può anche essere che la “maturità” richiesta a un neo-maggiorenne oggi sia appunto questa, visto tutto il prestigio che lo studio ha perduto nel frattempo. Lo studio, ricordate? Quell’antica cosa che si faceva in silenzio, coi libri da sottolineare, gli appunti da prendere, la lettura lenta, il “ripetere”, il pacato deposito di nozioni e l’insorgere di nessi (i fatidici “collegamenti”!) che è o dovrebbe essere il vero prodotto dell’istituzione scolastica. Nella scuola che non parla più di sapere ma di “competenza”, i conti sono presto fatti. 4 in italiano, 4 in matematica, 10 in condotta = media del 6: ammesso all’esame. È in pratica l’algoritmo ministeriale in cui si traduce il glorioso detto: «Meglio un asino vivo che un dottore morto».

Quando il Padre padrone di Gavino Ledda lo tirava fuori da scuola perché badasse alle pecore, la scuola non era contenta. Giunti al terzo millennio, la scuola buona invece sollecita e richiede una cosa che si chiama “alternanza scuola-lavoro”, dove per “lavoro” andrà inteso un primo soggiorno in quel limbo che si chiama “stagismo”. Mettendo tutto insieme si capisce che all’idea della conoscenza come modo qualificato e privilegiato di stare al mondo la scuola sta rinunciando del tutto. La competenza è la capacità di superare prove, farsi valutare favorevolmente, cavarsela. Tutte belle cose, necessarie, ma che non dovrebbero essere l’obiettivo principale della scuola, e questo per il semplice motivo che si imparano anche e soprattutto altrove. La scuola è o dovrebbe essere lo studio, in una ristretta comunità sociale. Per andare alla maturità non è più davvero obbligatorio. C’è di buono che non è neanche proibito.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL