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Scuolaoggi-SOLDI ANCHE ALLA FAMIGLIE CHE MANDANO I FIGLI NEI DIPLOMIFICI?

Un'altra uscita choc per il mondo della scuola: i 30 milioni di euro all'anno impegnati con l'accordo congiunto questa volta di Letizia Moratti e Giulio Tremonti da distribuire alle famigli...

06/09/2003
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ScuolaOggi

Un'altra uscita choc per il mondo della scuola: i 30 milioni di euro all'anno impegnati con l'accordo congiunto questa volta di Letizia Moratti e Giulio Tremonti da distribuire alle famiglie che mandano i figli alle paritarie. Senza entrare nel merito delle reazioni di opposta natura che sono immediatamente seguite all'annuncio (ma non può comunque essere senza significato che Cgil, Cisl, Il scuola e Snals, ossia la quasi totalità della rappresentanza sindacale degli operatori scolastici abbiamo detto all'unanimità un secco no!), vogliamo mettere a fuoco una questione di fondo stranamente sottovalutata da tutte le parti: è possibile distribuire una simile palata di soldi senza prima avere le garanzie minimali che vadano a finire in tasche pulite? E non parliamo ovviamente delle famiglie a cui i contributi sono destinati, ma a chi in ultima analisi ne beneficia, ossia le scuole paritarie. Intanto va ricordato che quando Luigi Berlinguer varò la legge sulla parità aveva previsto che entro il 2003 in parlamento si sarebbe dovuto presentare un rapporto sulla riforma e passare, quindi definitivamente a un sistema scolastico nazionale paritario. Per arrivare, insomma a un sistema in cui si possa parlare solo di scuole paritarie o no. Paritarie statali o private.
Di questo passaggio non c'è più traccia. E non potrebbe esserci intervento in questo senso perché manca un presupposto fondamentale. L'attuale sistema delle scuole paritarie, infatti, è costruito sostanzialmente sulla base di autocertificazioni delle scuole stesse che l'anno successivo dovevano passare al vaglio delle direzioni scolastiche regionali. Un obiettivo importante per verificare se una scuola privata è veramente 'alla pari' nel rispetto delle regole di gestione proprie della scuola pubblica statale. Per evitare, ad esempio, che in questa giungla possano attecchire i diplomifici, fenomeno che anche i recenti esami di Stato, soprattutto a Roma, hanno dimostrato che esistono, anzi prolificano più che mai. Allora si daranno i soldi anche alle famiglie che hanno dei figli scapocchioni che riescono a finire gli studi solo se trovano qualcuno presso cui in qualche modo possono comprarsi un diploma? Stiamo parlando di una questione che dovrebbe stare a cuore innanzitutto alla paritarie serie che non entrano in questo gioco perverso e che però tacciono. Così come si tace su un altro problema: quello delle elementari paritarie che diventano 'parificate' in base a una convenzione sottoscritta alle direzioni scolastiche regionali che permette l'accesso a un contributo scolastico che ammonta a oltre 37 milioni di vecchie lire per classe a patto che i docenti abbiano titoli in regola per insegnare e un rapporto di lavoro secondo legge, che la frequenza sia ammessa a tutti e sia per di più gratuita. Il bonus annunciato dalla Moratti andrà anche alle famiglie che mandano i figli a queste scuole? Si creerebbe allora una ben strana situazione: soldi per pagare rette che non devono esistere. O le rette esistono ancora nonostante l'impegno sottoscritto alla frequenza gratuita?
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