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Scuolaoggi-Quali 40 ore, quale tempo pieno?

Quali 40 ore, quale tempo pieno? Nella recente discussione su Tempo Pieno sì/Tempo Pieno no una tesi che viene sostenuta o adombrata da più parti (vedi ad es. nel "commento" del MIUR a...

04/12/2003
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ScuolaOggi

Quali 40 ore, quale tempo pieno?
Nella recente discussione su Tempo Pieno sì/Tempo Pieno no una tesi che viene sostenuta o adombrata da più parti (vedi ad es. nel "commento" del MIUR al decreto ma anche da Tuttoscuola) è che il tempo pieno sarebbe "comunque" garantito, continuerebbe ad esistere, ma ovviamente in forme diverse da quelle classiche e tradizionali.
Tuttoscuola si spinge fino a dire che "al modello tradizionale di tempo pieno, quello con i due maestri contitolari, strutturato secondo regole e prassi abbastanza omogenee a livello nazionale, costruito insomma a partire dall'offerta (&) la riforma Moratti sembra contrapporre non un tempo ridotto, vuoto, ma un diverso modello di tempo pieno: un tempo sempre pieno (40 ore in 5 giorni nella scuola primaria) ma per così dire diversamente riempito, riempito cioè a partire dalla domanda (dei genitori, degli stessi allievi, con la mediazione del docente-tutor), e quindi, almeno nelle intenzioni, più flessibile e personalizzato."
Questo - il mantenimento dell'orario scolastico, della "durata" della scuola - sarebbe già un risultato, a fronte delle prospettive riduzioniste e di alleggerimento del tempo scuola in campo fino a qualche mese fa e segnerebbe di fatto un parziale cambio di rotta da parte del MIUR. Occorre però chiedersi, come ha iniziato a fare Silvio Colombini in un intervento su questo giornale, QUALE TEMPO PIENO e QUALI 40 ore si verrebbero a delineare. Scriveva Colombini: "la differenza che fa sostanza che leggo è una sola: prima, con l'articolo 130 del 297/1994 che si vuol abrogare, c'erano "le attivita' di tempo pieno", adesso con il decreto c'è un "orario delle lezioni" e l'organizzazione di "attivita' e insegnamenti" a scelta; prima, con l'articolo 130 del 297/1994 che si vuol abrogare, c'era un orario settimanale comprensivo del tempo-mensa, "stabilito in quaranta ore", adesso c'è un orario "composto", somma di un orario di lezioni obbligatorio e di un orario di attività o insegnamenti opzionali e scelti ed eventualmente di un orario mensa. Mi sembra di capire che non siano la stessa cosa&".
A questo proposito si può ragionevolmente prospettare l'ipotesi più che fondata che l'organico di istituto, che poi è il cuore della questione, venga definito sulla base di parametri orari come somma aritmetica. Vale a dire: vengono assegnati agli istituti docenti in numero direttamente proporzionale alle ore di scuola previste (le 30, comprensive delle tre ore aggiuntive per gli alunni ma obbligatorie per le scuole, o le 40 nel caso dell'aggiunta del tempo mensa). Questo presuppone, naturalmente, che vengano modificati i commi 3 e 4 dell'art.7 del decreto e ricompreso anche il tempo mensa nella definizione dell'organico docenti, come peraltro chiede l'ANCI nelle proposte di emendamento formulate.
Si tratterebbe, in ogni caso, di un'operazione puramente matematica, ripetiamo, tesa a garantire la "copertura oraria" delle classi (numero delle ore strettamente necessarie) sulla base dell'orario di servizio dei docenti (22 ore settimanali).
L'assetto interno, l'impianto organizzativo e didattico, sarebbe naturalmente quello indicato dal decreto e dai vari materiali del gruppo di lavoro Bertagna. Un insegnante (il tutor) che gestisce la classe per il maggior numero di ore di lezione e che quindi avrebbe (inevitabilmente) affidati gli insegnamenti principali più altri docenti che si occuperebbero dei LARSA, o laboratori di recupero-sviluppo- apprendimento (magari anche nelle ore aggiuntive e facoltative per gli alunni) e gli stessi o qualche altro docente che intratterrebbe gli alunni in mensa per il tempo restante. Fantapolitica? Non ci sembra affatto, se si vogliono conciliare, in questo "diverso modello di tempo pieno", le 40 ore con il tutor e la nuova organizzazione didattica.
Occorre sottolineare che le 40 ore e il Tempo Pieno attuali sono (appunto) un'altra cosa, come pure i moduli, con l'orario a 27-30 ore più l'eventuale tempo mensa. Come pure è radicalmente diverso il meccanismo di assegnazione degli organici alle scuole. Al Tempo Pieno vengono infatti assegnati 2 docenti per classe a al modulo 3 docenti ogni due classi. Su questa base (la "titolarità" delle classi assegnate) viene definito l'organico, non in base ad una pura somma delle ore strettamente necessarie. I docenti, com'è noto, sono collegialmente responsabili delle classi affidate e si suddividono gli ambiti di insegnamento in maniera paritaria, senza gerarchie di ruoli. I laboratori non costituiscono un'attività "separata", tanto meno aggiuntiva o facoltativa, ma sono parte integrante del programma di insegnamento delle varie discipline o educazioni. Non solo, ma gli attuali organici, sia nel Tempo Pieno che nel modulo, garantiscono un certo numero di ore di "compresenza" dei docenti, che costituiscono la conditio sine qua non per formare gruppi di alunni. L'unità classe infatti (elementare, Bertagna&) può essere scomposta e si possono formare gruppi- classe, classi aperte, gruppi di lavoro o per interesse, ecc. solo con la "presenza" contemporanea di più docenti. Un solo docente non può farlo (anche questo è matematico).
Un conto allora sono le attuali 40 ore del TP o le 30 più mensa del modulo, un altro conto sarebbe un modello scolastico con un organico docenti sufficiente solo per garantire la stretta "copertura oraria" del tempo scuola delle classi.
La flessibilità e la "personalizzazione" di cui parla Tuttoscuola, in questo senso, si ridurrebbero a ben poca cosa: non l'attenzione "individualizzata" al singolo alunno o a gruppi ristretti di alunni da parte di più docenti (possibile con l'attuale organico) sulla base di una progetto educativo unitario definito dalla scuola dell'autonomia, ma la mera scelta di un modello orario piuttosto che un altro da parte delle famiglie (chi vuole solo le 27 ore di attività didattica, chi anche le tre ore aggiuntive, chi anche la refezione scolastica&).
Detto questo, occorrerà certamente riaprire una riflessione sul tempo scuola, sul suo significato e sulla sua "qualità" (come ha recentemente proposto e auspicato il Direttore regionale Dutto a Milano e come ha iniziato a fare, proprio su ScuolaOggi, Raffaele Iosa). Quale tempo lungo, tempo pieno o "tempo disteso"? Ma questo è un altro capitolo. Il prossimo.

Dedalus


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