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Scuola, sindacati contro governo:ci ricevano o sarà braccio di ferro

Cgil, Cisl e Uil: silenzio del Miur da mesi, sul decreto solo indiscrezioni,, ma il contratto di lavoro degli insegnanti non si tocca: a rischio 8.500 euro l’anno

06/02/2015
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Corriere della sera

Claudia Voltattorni

«Non possono governare una scuola che li ha tutti contro», ma invece finora «sono stati muti e sordi» e «gli insegnanti sono preoccupati perché temono di trovarsi davanti al fatto compiuto», cioè «stipendi bloccati e lavoro aumentato senza neanche essere stati ascoltati». Se così fosse, «siamo pronti a mobilitarci». Proteste, manifestazioni e perfino lo sciopero se dovesse servire. I sindacati della scuola sono sul piede di guerra. Si avvicina il giorno del decreto sulla Buona Scuola e «nessuno ci ha ascoltato né convocato: abbiamo chiesto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini un incontro-confronto sui provvedimenti che il decreto conterrà e finora nessuna risposta è pervenuta».

«8.500 euro in meno all’anno»

Eppure, sostengono Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola «stando a quello che leggiamo sui giornali, gli insegnanti rischiano di perdere fino a 8.500 euro l’anno». L’ultimo incontro ufficiale con il governo è stato il 13 novembre scorso. Da allora, lamentano i 3 sindacati, più nulla. Temono che nel decreto Buona Scuola vengano inserite per legge questioni su orario e retribuzione degli insegnanti: «Il rapporto di lavoro si regola per contratto - dicono - non per decreto». Perché una cosa è assumere 140 mila precari («è la prima volta che succede ed è solo un fatto positivo»), un’altra è «intervenire su materie che hanno una ricaduta diretta sul rapporto di lavoro, a partire dalle retribuzioni che per legge rientrano nella disciplina contrattuale».

«No al braccio di ferro»

Secondo quello che si sa, denunciano i sindacati, («si assiste al moltiplicarsi di annunci e indiscrezioni che prefigurano ipotesi vaghe e confuse»), «si rischia di arrivare al blocco dell’anzianità e togliere gli scatti». Anche perché, se davvero si va verso le figure dei tutor e dei mentor, «bisognerà risparmiare su tutti i docenti per poi pagare quella quota del 20-30% che entrerebbe a regime, secondo la Buona Scuola, solo dal 2019». Quindi, «si vende qualcosa di futuribile scontentando tutti oggi». I tre sindacati chiedono di essere ascoltati, «con questo atteggiamento del governo si pregiudicano le relazioni sindacali», oltre a creare un «clima di forte tensione e preoccupazione fra il personale». E «noi - dicono i segretari generali Domenico Pantaleo, Francesco Scrima e Massimo Di Menna - vogliamo evitare il braccio di ferro».

Studenti in piazza

In attesa anche gli studenti, che però già annunciano una giornata di mobilitazione nazionale per il 12 marzo, quando i ragazzi dell’Unione degli Studenti scenderanno in tutte le piazze delle principali città italiane. «Se il Governo pensa di procedere a tappe forzate per riformare la scuola contro le nostre istanze si sbaglia di grosso - dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti - Renzi vuole liquidare facilmente le proteste degli ultimi mesi, ma noi non faremo dei passi indietro».


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