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Scuola, «sciopero inevitabile»

Pantaleo (FLC CGIL) a RadioArticolo1: il governo continua a non ascoltare nessuno e a procedere in maniera autoritaria. Il Ddl sulla "buona scuola" punta a cancellare la contrattazione. La maggior parte dei precari non sarà stabilizzata.

18/04/2015
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"Dopo la manifestazione credo sarà inevitabile proclamare lo sciopero della scuola”. Lo ha annunciato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, intervistato questa mattina (16/4) su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione “Italia Parla” (qui il podcast). “Con la grande iniziativa del 18 aprile – ha aggiunto – vogliamo che il governo capisca finalmente che processi complessi come quelli che riguardano il miglioramento del nostro sistema di istruzione, un fattore strategico per il paese, si costruiscono con chi nelle scuole lavora: gli studenti, le famiglie e il territorio. Questo percorso non si realizza in maniera unilaterale e con un presunto riformismo dall'alto, pensato nelle stanze chiuse di un Parlamento o di un ministero”.

Pantaleo ha anche ricordato come “i dati recentemente pubblicati mostrano ancora una volta come gli investimenti in istruzione fatti nel nostro paese siano oltre un punto sotto alla media europea e molto distanti da quelli di Francia e Inghilterra. Bisogna dunque tornare a investire, ma di questo non c’è traccia nel ddl sulla ‘buona scuola’. Certamente c'è una prima inversione di tendenza ma non quel salto di qualità che chiediamo attraverso un piano pluriennale di investimenti”. In più nel Def “mancano le risorse per il rinnovo dei contratti e nel contempo nel ddl si fa un'operazione di smantellamento del contratto nazionale e della contrattazione. Non è un caso che nello stesso disegno di legge si prevedano 200 milioni di euro per il cosiddetto merito deciso unilateralmente dal dirigente scolastico. Ci troviamo di fronte non solo al mancato rinnovo del contratto ma a un’idea secondo la quale non ci debba essere più contrattazione. Tutto deve essere affidato alla legge, con un ritorno al passato, a un'idea gerarchica e autoritaria della scuola”.

Per il sindacalista della Flc, anche alla questione precariato non è stata data risposta: “La gran parte del precariato – ha detto – non troverà nessuna soluzione alla sua condizione, nonostante il sacrosanto diritto alla stabilizzazione, anche alla luce della Corte di giustizia europea che ha sancito il fatto che i contratti a termine non possono superare i 36 mesi, mentre nella scuola ci sono lavoratori in questa condizione ormai da 10, 15 anni”. Sui precari i sindacati “avevano chiesto lo stralcio dal ddl del piano di assunzioni che però non è passato. È evidente il ricatto nel confronti del Parlamento: o si approva tutto o le assunzioni – che per noi sono comunque del tutto insufficienti – non passano”.

“Chiamare la ‘Buona scuola’ una riforma mi pare davvero esagerato – ha poi attaccato Pantaleo –. Una riforma avrebbe bisogno d’altro. A cominciare dall’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, una buona legge sul diritto allo studio, una riforma dei cicli, un'idea di scuola in cui dovresti avere meno ore frontali e più ore laboratoriali. Quello che si propone nel disegno di legge invece è un puro processo di riorganizzazione autoritaria, simile a quella di Marchionne alla Fiat, in cui c'è un uomo solo al comando e tutti gli altri debbono obbedire”.

L’aspetto positivo è che in questa lotta la scuola non è sola: “Sta crescendo un po' in tutto il paese una voglia di protagonismo e di partecipazione da parte di tante realtà, a partire dal documento recentemente condiviso da più di 30 organizzazioni – ha concluso il sindacalista della Flc –. Fortunatamente ci sono anche tante altre iniziative in campo in questi giorni. Il punto dolente però è che questo governo ritiene invece di andare avanti senza alcun confronto. Anche la consultazione online sul piano ‘buona scuola’ è stata una vera e propria bufala. Oltre al fatto che non si è ancora capito esattamente quali sono i risultati, nel testo sottoposto a consultazione molti elementi del ddl non c’erano, ad esempio quello degli ampi poteri dati al dirigente scolastico. E poi, soprattutto, non si è tenuto conto delle tante obiezioni emerse”.


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