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Scuola, sanatoria o concorso? Bianchi chiede al Parlamento di «trovare una sintesi»

Il ministro fa appello alle forze di maggioranza per mediare «fra giovani e vecchi». L’ipotesi: indire al più presto il concorso ordinario per i neo laureati ma nel frattempo «immaginare dei percorsi per permettere ai precari di trovare una posizione di sicurezza e tranquillità»

21/04/2021
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Corriere della sera

Orsola Riva

«Sia ben chiaro: nessuno sta cercando sanatorie, io di sanatorie non ne faccio perché è offensivo», ha detto ieri il ministro Patrizio Bianchi intervenendo a un incontro organizzato dal senatore pd Francesco Verducci per parlare del precariato insieme ai rappresentanti di categoria. Uno schiaffo sonoro ai sindacati? Tutt’altro, semmai una carezza. Da tempo Cgil Cisl e Uil insieme ai sindacati di base sostengono compatti la necessità di una stabilizzazione in blocco dei precari che bypassi il concorso, ovvero l’unica prova che la nostra Costituzione riconosca per accedere a un posto pubblico. E’ evidente che il titolare dell’Istruzione non potrebbe mai avallare una procedura che fosse in patente violazione della carta fondamentale. Ma ieri Bianchi ha lasciato intendere di essere tutt’altro che sordo da quell’orecchio. Se da un lato non vuole sentir parlare di sanatorie, ha detto a più riprese di essere favorevole a immaginare dei «percorsi per permettere a tutti coloro che sono oggi nella professione di trovare una posizione di sicurezza e tranquillità». Si tratta - ha spiegato ancora - di fare un’«operazione di sintesi politica» che riesca a mettere d’accordo «coloro che difendono i vecchi», cioè i precari di lungo corso che dopo anni di servizio nelle scuole rivendicano di aver maturato un diritto, e «coloro che difendono i giovani», cioè i neo laureati i quali invece se vogliono diventare prof dovranno aspettare il prossimo concorso ordinario che, bandito ormai più di un anno fa, non è mai partito causa Covid. E chi la deve fare questa operazione di sintesi: il titolare dell’Istruzione? No, su questo Bianchi è stato chiaro: lui non ha nessuna intenzione di intestarsi questa spinosissima pratica. «Il ministro - ha detto parlando di sé in terza persona - si rivolge al suo Parlamento e auspica che questa maggioranza riesca a trovare una sintesi».

Tutti d’accordo o quasi

I numeri sulla carta ci sono già perché ormai in Parlamento contro l’ipotesi di una sanatoria sono rimasti solo i grillini, ma neanche tutti dopo che la ministra Azzolina è uscita di scena; per il resto, dalla Lega a Leu passando per il Pd, sono praticamente tutti favorevoli. Il «partito trasversale» pro sanatoria, o comunque la si voglia chiamare, ha dalla sua il disastro dello scorso settembre, quando di 85 mila assunzioni autorizzate dal Mef ne sono andate a buon fine appena 25 mila, mentre le scuole hanno faticato a lungo a trovare dei supplenti disponibili lasciando alcune cattedre scoperte fino a Natale e oltre. Con i pensionamenti che sono maturati nel frattempo, c’è il rischio più che concreto che la ripartenza dopo l’estate registri un ulteriore record di cattedre vuote e di supplenti. Anche perché l’unico concorso che si è svolto nel frattempo, quello straordinario per i precari con più di tre anni di servizio, in teoria doveva portare in cattedra 32 mila prof ma, fra mancate domande e bocciature, rischia di portarne molti meno. Così stando le cose, l’unico nodo ancora da sciogliere per questa sanatoria-non sanatoria che tutti o quasi vogliono è trovare una formula che la renda presentabile anche all’opinione pubblica. Magari un contratto a tempo determinato per un anno - che consentirebbe di portare tutti in cattedra fin dal primo settembre come auspicato dal senatore Verducci - con «verifica» finale, come richiesto ieri dal ministro Bianchi «perché non tutti per il solo fatto di essersi trovati in questa condizione (di precarietà ndr) esprimono la stessa capacità e la stessa passione». A tenere buoni i neo laureati ci penserà il prossimo concorso ordinario «che va bandito al più presto» (sempre Verducci). E chissà che nel frattempo non si possano anche ritoccare un po’ al rialzo i 33 mila posti in palio. Resta il paradosso dei vincitori del concorso straordinario che rischiano di salire in cattedra di fatto insieme a coloro che sono stati bocciati. A loro chi glielo spiegherà che questa non è una sanatoria?


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