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Scuola, quarantena volontaria I presidi: misure insufficienti

Suona come un invito perché di questo si tratta: gli studenti rientrati dalla Cina possono restare a casa (ma non sono obbligati a farlo) in una sorta di quarantena autogestita per 14 giorni, la loro assenza sarà giustificata.

09/02/2020
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Il Messaggero

 Suona come un invito perché di questo si tratta: gli studenti rientrati dalla Cina possono restare a casa (ma non sono obbligati a farlo) in una sorta di quarantena autogestita per 14 giorni, la loro assenza sarà giustificata. È questo il nocciolo dell'ultima circolare del ministero della Salute che dopo giorni di fermento - e anche di polemiche con alcuni governatori del Nord Italia che chiedevano misure più solide per gestire la situazione degli studenti italiani di ritorno dal Paese colpito dal coronavirus - delinea con una maggiore chiarezza la via da seguire. Qualcosa in più, in sostanza, rispetto alla precedente circolare diramata il primo febbraio che faceva luce solo sulle precauzioni da adottare: lavarsi le mani di frequente, coprire le vie aeree quando si tossisce o si starnutisce, porre particolare attenzione all'igiene delle superfici, evitare contatti stretti con persone con sintomi simil influenzali.
LE PERPLESSITÀEppure i dirigenti scolastici restano perplessi: «La misura è insufficiente», spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio.
Il motivo segue una logica chiara: «Con la circolare il ministero della Salute invita gli studenti che sono rientrati dalla Cina a restare a casa e i presidi ad attivare una sorveglianza allertando il Dipartimento di prevenzione delle singole Asl su segnalazione delle famiglie e non ovviamente solo per chi manifesta dei sintomi, ma anche per chi autodenuncia il rientro dal viaggio». E allora? «Fatta eccezione per quei viaggi - prosegue Rusconi - noti alle presidenze perché rientranti in programmi specifici come quello dell'Intercultura o in percorsi didattici curriculari come possono i presidi sapere con certezza chi è partito e chi è tornato dalla Cina?». La riflessione si allarga a molti altri dirigenti italiani da nord a sud della Penisola. «La circolare del ministero non è funzionale - conclude Rusconi - il governo avrebbe potuto verificare anche tramite l'Ambasciata cinese i visti autorizzati negli ultimi mesi, tirare giù l'elenco degli italiani partiti e isolare quelli rientranti in età scolastica attivando poi i singoli provveditorati e provvedendo solo alla fine a emanare una circolare». Seguendo questa riflessione sarebbero da verificare anche il numero di bambini figli di cinesi con la doppia cittadinanza (e quindi senza necessità di visto) che sono partiti e tornati. E invece «ancora una volta - aggiunge Antonello Giannelli al vertice dell'Associazione nazionale presidi - si fa affidamento al senso di responsabilità dei dirigenti scolastici per impedire che un rischio, ancora oggi molto contenuto, possa amplificarsi e minacciare la popolazione».
I NUMERIInsomma, a detta di chi gestisce una scuola la misura licenziata dal ministero della Salute - a cui nei prossimi giorni seguirà una circolare del Miur per formalizzare nero su bianco la giustificazione delle assenze - potrebbe rivelarsi inutile. Ad oggi si conosce con esattezza il numero degli studenti rientrati in Italia dalla Cina e coinvolti, ad esempio, in programmi specifici come quello dell'Intercultura che per quest'anno ha visto partire 2.250 ragazzi per 60 destinazioni in tutto il mondo. In Cina dallo scorso agosto ce n'erano 100. Di questi 12 sono tornati autonomamente nelle scorse settimane, altri 87 sono rientrati venerdì mentre 14 hanno lasciato Hong Kong. Nel complesso la maggior parte di loro - come fanno sapere da Intercultura - trascorrerà i prossimi giorni a casa senza tornare a scuola. Ma resta da capire con esattezza quanti altri studenti (anche universitari) sono partiti e tornati dalla Cina infettata dal coronavirus.
IL CASO ROMANOAll'Esquilino, quartiere centrale della Capitale, il preside di un istituto comprensivo ha saputo che due alunni erano stati in Cina per il Capodanno. E lo ha saputo non dai genitori, ma dalle madri di alcuni compagni di classe. Il preside ha contattato la famiglia che ha confermato il viaggio soltanto quando è stata posta loro la domanda. Alla fine il padre dei due bambini ha comunicato al preside la decisione di lasciare i figli a casa per 14 giorni. Ma il dirigente della scuola si è posto una domanda: «Se non ci fossero stati altri genitori che hanno sottolineato il caso, l'avrei saputo lo stesso?».
Ecco, è questo il dilemma che attanaglia molti professori e dirigenti scolastici mentre la circolare del ministero della Salute - che si riferisce agli studenti fino alle superiori senza alcun riferimento agli universitari - viene definita da alcuni «tardiva». La deputata di Italia viva Lisa Noja in un tweet - rilanciato poi da Matteo Renzi - scrive: «Se esperti di fama dicono di tenere a casa per qualche giorno alunni di ogni nazionalità rientrati dalla Cina, siano le istituzioni a decidere e non mettano il peso della scelta sulle famiglie. Governare è scegliere». La capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, in merito alla circolare, parla di «Tardivo atto di buonsenso».
Camilla Mozzetti


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