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Scuola, la guerra tra poveri per il concorso infinito

170mila precari contro Profumo: gli esami li abbiamo già fatti

31/08/2012
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Il Fatto Quotidiano

di Salvatore Cannavò

Sono arrabbiati i precari della scuola. Molto. E si propongono di tornare presto in piazza, il 4 settembre, per contestare il ministro Profumo e il suo concorso "truffa" . È una storia di nuova guerra tra poveri quella che riguarda il reclutamento degli insegnanti in una scuola che ogni anno cambia regole e crea uno stato di apprensione per centinaia di migliaia di persone. IL MINISTRO Profumo ha presentato il nuovo concorso, che dovrebbe provvedere a immettere in ruolo nella scuola pubblica circa 12mila nuovi insegnanti (11.892) entro l'anno scolastico 2013-2014, con due argomenti: rispettare la legge del 1996 che prevede il concorso e dare una chance "anche alle giovani generazioni" come spiegano dal ministero. A leggere quanto dicono i precari, però, non solo il concorso danneggerà chi è in fila da anni e ha superato già altri concorsi, con prove di abilitazione, tirocini, esami e migliaia di euro spesi ma non faciliterà nessun giovane. A essere ammessi al concorso, infatti, saranno coloro che hanno l'abilitazione all'insegnamento, requisito che appartiene a due categorie: coloro che hanno già sostenuto il concorso del '99 (o addirittura nel '91), oppure coloro che hanno svolto, dal 1999 al 2007Ia Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis). "Il concorso noi lo abbiamo già fatto, abbiamo pagato e ora ci chiedono di rifarlo senza nessuna considerazione del nostro merito e della nostra situazione" dicono i precari. Stiamo parlando di coloro che ogni anno coprono i "buchi" dell'organico con contratti di 9 o 12 mesi rinnovabili di volta in volta e che osservano con ansia le Graduatorie provinciali e per "classi di concorso", cioè le materie per sapere quando toccherà a loro. Un esercito di precari che, ad esempio, invoca rispetto della norma europea secondo la quale dopo 36 mesi di contratto reiterato presso lo stesso datore di lavoro dovrebbe scattare la stabilizzazione. AL CONCORSO , però, saranno ammessi anche coloro che, non essendo abilitati, si sono laureati entro il 2001-2002, cioè iscritti all'università prima che scattassero le Ssis (lo prevede la legge). Un diritto garantito, da un lato, ma anche un torto a coloro che nel frattempo hanno fatto le scuole di specializzazione. In ogni caso., tenendo conto di questo limite, stiamo parlando di insegnanti ammessi al concorso che difficilmente avranno meno di 35 anni, quindi l'apertura tanto sbandierata ai giovani è alquanto relativa. "Speriamo di allargare ancora la platea verso i più giovani a partire dal secondo concorso" confermano da Viale Trastevere, facendo intravedere una revisione delle modalità di concorso a partire dalla seconda prova che potrebbe alimentare nuove polemiche. Ma c'è di più. Coloro che hanno sostenuto le Ssis si sono sobbarcati, nell'ordine: il conseguimento della laurea; il test di ammissione alla Ssís costato circa 60-70 euro; due anni di corso con obbligo di frequenza, tirocinio ed esami in itinere; esame finale di abilitazione. Il tutto per un costo di 3.000-3.500 euro a seconda delle università. Nella migliore delle ipotesi, ora tutto questo vale la metà. Il ministero, infatti, ricorda che proprio per rispettare questa situazione, il concorso prevede l'assunzione solo del 50 per cento dei posti disponibili, gli altri sarebbero comunque assegnati attingendo dalle graduatorie esistenti. "Abbiamo preso il meglio delle università spiega  Marcello Pacifici dell'Anief abbiamo fatto fare loro le Ssis e li abbiamo fatti invecchiare precari". RESTA poi il nodo delle modalità di svolgimento del concorso. Le ultime prove non sono certo state brillanti. Profumo ha deciso di dare un .segnale di trasparenza pubblicando sul sito del ministero i nomi dei responsabili di tali prove. Del resto, sia nell'ultimo concorso per dirigenti scolastici che in quello per i Tirocini di formazione (Tfa, che di fatto rimpiazzano le Ssis) i quiz di accesso si sono rivelati errati generando non solo polemiche ma anche un mare dì ricorsi. Il Consiglio di Stato, ad esempio, ha appena accolto il ricorso dei dirigenti scolastici e la metà delle scuole della Lombardia è rimasta senza presidi. Nulla, quindi, garantisce che il prossimo concorso sarà migliore. Infine, c'è il problema dei costi. La Flc-Cgil ha stimato in 120 milioni di euro il costo del migliaio circa di commissioni necessarie a esaminare almeno 200 mila partecipanti. "Visto che la graduatoria c'era già non si potevano risparmiare questi soldi?".


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