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Scuola, l'esame inutile per valutare i presidi: né promossi né bocciati `

Si tratta infatti di una procedura nata con la Buona Scuola ma svuotata nel tempo: quel che resta sono solo adempimenti burocratici e dispendio di tempo e risorse tra il personale

01/12/2018
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Il Messaggero

Gli esami non finiscono mai, neanche per i presidi. Proprio come accade agli studenti, infatti, i dirigenti scolastici vengono esaminati e valutati. Con colloqui in corso in questi giorni. Peccato però che poi, a differenza di quanto accade agli studenti, alla fine non ci sono promossi né bocciati. Né tantomeno premi al merito. Si tratta infatti di una procedura nata con la Buona Scuola ma svuotata nel tempo: quel che resta sono solo adempimenti burocratici e dispendio di tempo e risorse tra il personale.
LA DIRETTIVAIn base alla direttiva 36 del 2016, infatti, anche i dirigenti scolastici devono essere sottoposti alla valutazione esterna. Era però il 2016, l'anno in cui la scuola era entrata in un nuovo percorso di riforma in cui la valutazione investiva l'intero sistema: partiva dai dirigenti e arrivava ai docenti, con nuclei di valutazione e premi per il merito. Un percorso di fatto mai attivato. La riforma della Buona Scuola, infatti, per quel che riguarda merito e valutazione è stata bloccata e smontata pezzo per pezzo: la stessa chiamata diretta, con cui il preside sceglie i docenti da assumere, prendendosene quindi la responsabilità, è stata di fatto abolita. Né sono stati stanziati fondi per premiare l'eventuale raggiungimento degli obiettivi. Eppure le procedure della valutazione vanno avanti. Per la valutazione dei dirigenti, infatti, ogni Ufficio scolastico regionale adotta ogni anno un piano regionale, coinvolgendo il coordinatore regionale del servizio ispettivo per individuare gli obiettivi definiti dal Direttore dell'Ufficio, lo stato del sistema di valutazione a livello regionale e la composizione dei Nuclei di valutazione della dirigenza scolastica. Insomma, una macchina organizzativa di tutto rispetto che poi procede con gli incontri per valutare il lavoro svolto dai dirigenti. In questi giorni, infatti, il nucleo di valutazione composto da tre persone, compreso un ispettore, sta incontrando i singoli dirigenti scolastici. O, meglio, tutti quei dirigenti scolastici che entro il mese di agosto hanno presentato il portfolio, vale a dire una relazione dettagliata di quanto svolto fino all'anno scolastico appena concluso.
LA PROROGALa data del 31 agosto è il risultato di una proroga visto che la scadenza era inizialmente fissata al 31 maggio ma poi, vista la scarsa adesione dei dirigenti alla compilazione del portfolio, relativo quindi all'anno scolastico 2017-2018, il ministero dell'istruzione ha deciso di posticipare la scadenza di 3 mesi. Ma non è bastato. Circa un dirigente su due, infatti non ha compilato il portfolio e quindi non verrà valutato. Il motivo? Per protesta. L'Associazione nazionale dei presidi, infatti, ha invitato i suoi iscritti a non rendersi disponibili.
I NUMERIE sono molti, benché l'Anp abbia da sempre sostenuto il criterio di valutazione del personale scolastico: «Ma fatta così non ha senso - spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Anp - senza risultati economici diventa solo una vessazione burocratica, una perdita di tempo insomma. Si tratta inoltre di una procedura farraginosa, dalla compilazione del portfolio all'incontro con il nucleo di valutazione, che rispecchia pienamente la burocrazia a cui sono sottoposti i dirigenti scolastici. Inoltre voglio ricordare che la chiamata diretta non è mai decollata, non abbiamo ancora avuto il rinnovo del contratto né l'aumento: siamo in protesta e non partecipiamo alla valutazione, visto che possiamo farlo. Non si tratta infatti di un'attività lavorativa. Secondo le prime stime, non hanno aderito circa 3mila docenti dei 6500 in servizio». Uno dei punti cruciali della valutazione sta proprio nella chiamata diretta, con cui i dirigenti si sceglievano la squadra da mettere in campo - come spiegato all'epoca dall'ex premier Renzi - di cui poi sarebbero stati responsabili del risultato. La stessa chiamata diretta che, contestata e bocciata dai sindacati dei docenti, proprio in questi giorni sta cadendo definitivamente nell'oblio: sono stati presentati infatti alla Commissione Cultura del Senato gli emendamenti al disegno di legge Granato in merito all'abolizione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali. Di quella riforma, quindi, resta solo la burocrazia.
Lorena Loiacono


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