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Scuola, il Pilastro "sfida" Renzi: «Investa su prof e strumenti»

Un ponte divide due luoghi geografici, Bologna e il Pilastro. Lì, ai confini della città c’è una scuola media, la Saffi, dove gli insegnanti e il dirigente lavorano eroicamente, è il caso di dirlo, inventandosi ogni giorno strategie

02/04/2014
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l'Unità

Chiara Affronte



Un ponte divide due luoghi geografici, Bologna e il Pilastro. Lì, ai confini della città c’è una scuola media, la Saffi, dove gli insegnanti e il dirigente lavorano eroicamente, è il caso di dirlo, inventandosi ogni giorno strategie, di lunga e breve durata, per accompagnare i ragazzi verso degli obiettivi, per offrire loro la possibilità di un futuro, così come mai nessuno ha fatto e nessuno forse farà.

Tra quei ragazzi due terzi sono stranieri, per lo più di seconda generazione, un terzo sono casi sociali.

Al Pilastro vive la più grande comunità rom della città, lì è concentrata la maggior parte dell’edilizia sociale. «Si passa il ponte e lo scenario cambia».


Se non si vuole usare l’aggettivo degradato, si può tranquillamente dire che il Pilastro per molti è un quartiere dormitorio, conosciuto alle cronache nazionali per il luogo in cui è avvenuto uno dei delitti più efferati della banda della Uno bianca.

Elvin, all’uscita della scuola, si vuole esibire in una performance di free style: «Dammi un titolo, che io vado». Scuola, ovviamente, il tema. E lui si lancia: «Da grande voglio fare quello», rivela. E lo ha capito bene che studiare gli serve: «Certo, sennò farei più fatica a improvvisare dei testi e a rimare...», confessa allegro.

Il free style di Elvin: «Dammi un titolo e io rimo»



E’ una scuola di frontiera, la Saffi di Bologna, sì, come altre ce ne sono nelle periferie delle città, anche se al dirigente Sergio Pagani non piace chiamarla così: «Abbiamo insegnanti preparatissimi, che lavorano davvero molto, più che in altri istituti, nella totale indifferenza istituzionale e senza il minimo supporto, siamo circondati dal pregiudizio e anche un po’ stanchi».

IL PRESIDE: «Senza investimenti nelle periferie le scuole diventano ghetti»




IL PROF: «Siamo lasciati soli...»




Ed è davvero un paradosso che una scuola media che si è organizzata per offrire a quasi tutti i ragazzi una sorta di tempo pieno “home made”, dove il lavoro in team degli insegnanti stabili è una prassi consolidata, dove si cerca di fare compresenze per agevolare la didattica altrimenti ostacolata dai ragazzi più “scatenati”, dove i libri vengono dati in comodato gratuito perché le famiglie non riescono a comprarli e dove si insegna la geometria in falegnameria o sul campo di calcetto, perda iscritti e venga considerata «la scuola dei Rom».

Com'è andare a scuola al Pilastro?


«Ok l’edilizia scolastica, ma è ovvio che - una volta accertata la sicurezza delle scuole, che dovrebbe essere un presupposto ovvio, le priorità sono altre», l’idea di Nicola Propato, da alcuni anni prof di matematica e geometria (e anche di calcetto...) alle Saffi, amatissimo dai ragazzi. Gli organici, ad esempio, sono una priorità. E il messaggio va dritto dritto al premier Matteo Renzi. «I supplenti a volte si rifiutano di venire in questa scuola e quando ci arrivano spesso hanno bisogno di supporto, perché se è la norma che gli studenti siano diffidenti verso i nuovi insegnanti, qui i ragazzi impiegano di certo più tempo a fidarsi», spiega Propato, che mentre chiacchiera con noi si allontana per dare sostegno alla supplente di francese. «Siamo lasciati soli - scandisce - insegnare ormai è diventata una missione quasi ovunque e qui, al Pilastro, anche una sfida, ma a lottare soli poi prima o poi ci si stanca e si lascia perdere...», ammette.

Non sono alieni, gli studenti delle Saffi, questo è importante precisarlo: «Sono ragazzi buoni, ma completamente disabituati ad essere presi in considerazione, sono spesso abbandonati a loro stessi e la scuola per loro è l’unica possibilità», spiga Pagani. E l’alfabetizzazione degli stranieri - spauracchio delle famiglie di classi più agiate - è il minore dei problemi ormai. «Certo, sarebbe necessario un insegnante in più per aiutare i nuovi ingressi, ma sono i casi socialmente e psicologicamente più difficili quelli che possono ostacolare il normale svolgersi delle attività didattiche».

Avere più iscrizioni, e quindi più classi, significherebbe suddividere i soggetti più “difficili” in più classi e le classi sarebbero più diversificate.

Ma per avere più iscritti nel quartiere stesso, dove le Saffi sono l’unica scuola media, bisogna investire in risorse di organico e in promozione di attività di spessore: l’unica arma per invertire la tendenza e non ritrovarsi più con classi e scuole-ghetto. «Dichiariamo di non volere i ghetti, ma alla fine li facciamo...», sottolinea Pagani. Che fa un esempio preciso: «In Francia esistono le “zone di rieducazione prioritaria”: si sceglie di investire di più proprio nel XX arrondissement, a Belleville, ad esempio, mettendo lì, dove si potrebbero creare dei ghetti, soldi e insegnanti per puntare a invertire la tendenza.

In sostanza: «Se al Pilastro si decidesse di creare un indirizzo musicale, per fare un esempio come un altro, e si decidesse di investire, il messaggio che arriverebbe alle famiglie sarebbe quello di una scuola in cui i ragazzi potrebbero avere un’opportunità in più invece che una in meno...», spiega il dirigente. Perché al Pilastro, come in altre scuole di “frontiera”, insegnare diventa anche un po’ una missione: «Abbiamo optato per le ore di 50 minuti con l’obiettivo di avere quasi tutti i pomeriggi coperti da attività a scuola, o di rafforzamento o laboratoriali, con finalità didattiche: poi è evidente che in questo modo si diventa anche un presidio sociale». Perché al Pilastro non c’ niente. O quasi. Solo qualche associazione che mette insieme ragazzi di età diverse, una compagnia teatrale che però - a sentire i prof - non è riusicta a coinvolgere davvero i più bisognosi.

Adesso, grazie alle idee della scuola, nascerà la squadra di calcio e anche quella di basket in collaborazione con la Fortitudo. E poi si lavora sulla continuità: i ragazzi usciti dalle Saffi che sono andati alle superiori vanno a raccontare la loro esperienza, offrendo uno stimolo ai più piccoli. E le olimpiadi di matematica e geometria mettono insieme squadre composte da ragazzini di quinta elementare, prima e seconda media. E poi ci sono le borse di studio: 4 per classe che vanno ai ragazzi che hanno ottenuto i voti migliori, ma anche a quelli che hanno dimostrato di migliorare, a chi si è comportato meglio con i compagni e a chi ha rispettato di più le regole. In premio materiale didattico e sportivo.

L’aula di artistica delle Saffi è una galleria d’arte: il tema sono le opere di Frida Khalo, in mostra - quelle vere - a Roma in questi giorni. Ma quei ragazzi, quasi tutti, chissà se visiteranno mai la capitale, visto che alcuni di loro non hanno neanche mai visto il mare...     
 


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