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Scuola, dalla formazione dei prof alla Maturità: ecco tutte le novità

Via libera in Consiglio dei ministri alle 8 deleghe previste dalla legge 107ia libera in Consiglio dei ministri alle 8 deleghe previste dalla legge 107

08/04/2017
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Corriere della sera

Via libera in Consiglio dei ministri ai decreti attuativi della Buona Scuola. Un anno e nove mesi dopo l’approvazione della legge 107 vedono finalmente la luce le deleghe previste dalla legge 107. «I provvedimenti approvati oggi in Consiglio dei Ministri sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare. C’è stato un ampio confronto che è servito a migliorare ed arricchire i testi. Si tratta di decreti che qualificano ulteriormente il sistema di Istruzione del nostro Paese», ha detto la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Il Governo ha esercitato otto delle nove deleghe previste: l’ultima riguardava la revisione del Testo unico sulla scuola per la quale sarà previsto un disegno di legge delega specifico. Ecco nel dettaglio gli altri decreti.

Formazione iniziale e reclutamento docenti

Cambia la modalità di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria. Basta con le abilitazioni a più velocità e soprattutto con il sistema delle graduatorie. Basta con quell’anomalia tutta italiana degli insegnanti precari a vita per la quale siamo stati condannati dall’Europa e che nemmeno il maxi-piano di assunzioni della Buona Scuola (quasi 100 mila docenti in tre anni) ha saputo risolvere. Con l’approvazione del nuovo decreto, a partire dal 2018 ogni due anni si terrà un concorso-corso per un numero di posti determinato in base al fabbisogno, al quale si potrà partecipare subito dopo la laurea (a patto che si siano conseguiti 24 crediti universitari in ambito psico--pedagogico o didattico). Chi lo passa verrà assunto a tempo determinato ed entrerà in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (FIT), con una retribuzione crescente. Alla fine del triennio, se la valutazione è positiva, si verrà immessi in ruolo. Il decreto contempla una fase transitoria in cui, oltre alla stabilizzazione dei precari storici e dei vincitori dell’ultimo concorso del 2016, è previsto un concorso «light» per i docenti già abilitati (niente scritto, solo prova orale) e un percorso abbreviato per i precari di terza fascia, quelli con 3 anni di servizio. La necessità di assorbire i tantissimi precari ancora presenti nelle graduatorie (circa 80 mila) rischia però di allontanare di parecchi anni il traguardo della cattedra per i neo laureati e per chi si laureerà nei prossimi anni. 

Inclusione degli alunni disabili

Viene rivista la formazione iniziale dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria, attraverso l’istituzione di un corso di specializzazione ad hoc a cui si accede dopo aver conseguito la laurea in Scienze della formazione primaria, comprensiva di 60 crediti sulla didattica dell’inclusione. Inoltre tutti i futuri docenti avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione ed è prevista (ma non sarà obbligatoria) una specifica formazione permanente anche per i docenti già assunti. E i supplenti potranno avere contratti pluriennali per garantire la necessaria continuità didattica agli alunni disabili. Il provvedimento introduce l’obbligo di tenere conto della presenza di alunni diversamente abili per l’assegnazione del personale Ata alle scuole. Nel processo di valutazione delle istituzioni scolastiche viene introdotto il livello di inclusività. Viene mantenuto il tetto («di norma» ma non «inderogabile») di 20 alunni per classi con un disabile. È stato scongiurato il pericolo che le prove d’esame differenziate degli alunni disabili dessero diritto al diploma di terza media solo se «equipollenti» a quelle ordinarie. Ma restano molti punti critici: «Le nuove certificazioni, realizzate su parametri dell'Oms, sarà impossibile concluderle in pochi mesi prima dell'avvio dell'anno scolastico- nota l'Anief - E non si avrà alcuna garanzia neppure sul mantenimento delle ore assegnare dai nuovi Gruppi di inclusione territoriale, visti i novelli criteri introdotti per costituire i gruppi di lavoro. Fa scalpore anche che, per salvaguardare il falso mito della continuità didattica, si è voluto introdurre il blocco decennale dei docenti di sostegno: gli unici, in pratica, a rimanere fermi, mentre tutti gli altri insegnanti avranno facoltà di cambiare classe, pure ogni anno».

Revisione dei percorsi dell’Istruzione professionale

I percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, passano da 6 a 11: agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane; pesca commerciale e produzioni ittiche; industria e artigianato per il Made in Italy; manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico. Conseguita la qualifica triennale, gli studenti potranno scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico, grazie al quale potranno accedere agli Istituti tecnici superiori (ITS) o all’Università. Il sistema sarà in vigore a partire dall’anno scolastico 2018/2019. Vengono stanziati oltre 48 milioni a regime per incrementare il personale necessario all’attuazione delle novità previste. Sarà stabilizzato lo stanziamento di 25 milioni all’anno per l’apprendistato formativo.

Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni

Rivoluzione agli asili nido che cambiano natura e sostanza. Intanto non sono più considerati come servizi alla persona in capo al sistema del Welfare ma diventano parte integrante del sistema educativo e, anche se amministrati dai Comuni, rispondono al ministero dell’Istruzione. Per finanziare il nuovo sistema viene creato un fondo specifico (239 milioni all’anno a regime) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali. Sarà promossa la costituzione di Poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi. I Poli serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico. I Poli saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni per la parte edilizia). Per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.

Diritto allo studio

Oltre sessanta milioni di investimento fra borse di studio, mobilità, supporti per la didattica. Sono previsti specifici finanziamenti per sostenere il welfare studentesco: 30 milioni vengono destinati per il 2017 (diventano 39,7 a regime dal 2019) alla copertura di borse di studio grazie alle quali studentesse e studenti delle scuole secondarie di II grado potranno avere supporto per l’acquisto di materiale didattico, per trasporti, per accedere a beni di natura culturale. Si tratta, a regime, di quasi 30 milioni in più rispetto allo stanziamento previsto dal testo iniziale, prima del passaggio parlamentare. È previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche - in base all’Isee - per le studentesse e gli studenti delle quarte e delle quinte della secondaria di II grado (quelli dei primi tre anni - che rientrano nell’obbligo scolastico - già non pagano). Si parte nell’anno scolastico 2018/2019 con le quarte. Rafforzata la Carta dello studente (IoStudio) che sarà estesa anche a chi frequenta i corsi dell’Afam (Alta formazione musicale e coreutica) e ai Centri Regionali per la Formazione Professionale.

Promozione e diffusione della Cultura umanistica

Dopo il Piano Nazionale Scuola Digitale, arriva il Piano delle Arti, un programma di interventi con validità triennale che il Miur metterà in campo di concerto con il Mibact (Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo) e che conterrà una serie di misure per agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole. Il piano viene finanziato con 2 milioni all’anno a partire dal 2017 e prevede, tra l’altro, la creazione di percorsi a indirizzo musicale anche nelle scuole medie (in continuità con quelli già esistenti alle elementari). Oltre a rafforzare le competenze degli alunni in questi specifici ambiti, il piano è stato pensato anche per dare una collocazione utile ai tantissimi docenti di musica e arte confluiti nel nuovo organico potenziato: su 55 mila neoassunti, a fronte di 9 prof di matematica alle medie per tutta Italia, ci sono quasi duemila insegnanti di musica e più di 1.500 di educazione artistica. Anche l’alternanza Scuola-Lavoro, prevista dalla legge 107, potrà essere svolta presso soggetti pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.

Scuole italiane all’estero

La volontà è quella di colmare le distanze oggi esistenti fra le scuole del sistema nazionale e quelle all’estero, estendendo le innovazioni introdotte dalla Buona Scuola anche negli istituti scolastici che operano fuori dal Paese. Questo si tradurrà, per esempio, nell’istituzione dell’organico del potenziamento anche all’estero: 50 prof in più (si passa da 624 a 674), grazie ai quali si potrà lavorare di più su musica, arte o cinema e garantire il sostegno alle alunne e agli alunni che ne hanno bisogno. Queste figure professionali verranno selezionate per la prima volta dal Miur sulla base di requisiti predisposti insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci). È prevista per queste figure una formazione obbligatoria prima della partenza per l’estero e in servizio. I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese. Questo per evitare che il personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con il Paese di riferimento.

Valutazione ed Esami di Stato

Alla primaria e alla secondaria di I grado cambia la modalità di valutazione: marcia indietro sull’introduzione delle lettere all’americana, restano i voti, ma saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze. Restano le bocciature solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. Ma con una novità: viene esplicitato che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento «parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione». E le scuole elementari - ma anche medie - si impegnano ad attivare specifiche strategie di miglioramento cioè di recupero degli alunni «insufficienti». Particolare accento viene posto sulle competenze di Cittadinanza e costituzione che entreranno a far parte della valutazione degli alunni dalle elementari alle superiori. Esame di terza media: tre scritti (al posto dei 5 odierni) e un colloquio. Il test Invalsi esce dall’esame e dal voto finale: si svolgerà durante l’anno e verrà riportato nella certificazione delle competenze. Alla Maturità salta il contestatissimo quizzone: restano solo due prove scritte (quella di indirizzo potrebbe diventare più «trasversale», per esempio prevedere quesiti sia di Matematica e che di Fisica per gli studenti dello Scientifico) e un colloquio orale in cui si porterà una tesina sull’esperienza scuola-lavoro. Per essere ammessi sarà indispensabile aver svolto le prove Invalsi (che per la prima volta sbarcano anche all’ultimo anno delle superiori: finora erano previste solo al secondo anno) e avere tutti 6 in pagella, fatta salva la possibilità per il consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un’unica insufficienza. Rispetto ad oggi peserà di più il credito scolastico (massimo 40 punti contro i 25 attuali) mentre le tre prove varranno ciascuna massimo 20 punti. La Commissione resta quella attuale: un presidente esterno più tre commissari interni e tre esterni. L’Invalsi si svolgerà in un periodo diverso dall’esame. Tre le prove: oltre a matematica e italiano, anche una prova di inglese standardizzata per certificare, in convenzione con enti accreditati, le abilità di comprensione e uso della lingua inglese in linea con il Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue. Il punteggio dell’Invalsi non entrerà a far parte del voto di Maturità ma del curriculum dello studente. Le novità saranno applicate nel 2018 per l’esame di terza media e nel 2019 per la Maturità.


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