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Scuola, chi torna in classe (e chi no). I sindacati: dubbi sull’efficacia del vaccino AstraZeneca per i prof

Mentre in Sicilia si torna in classe, scuole chiuse in Abruzzo e a Bolzano e, a macchia di leopardo, in Umbria, Molise e Toscana. Sorvegliata speciale la Campania. La Cisl chiede al Cts un incontro: «La copertura del vaccino AstraZeneca non è troppo bassa?»

10/02/2021
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Oggi, nella Sicilia arancione dopo cento giorni di didattica a distanza, il 50% dei ragazzi delle superiori fa ritorno tra i banchi. Doveva essere, quello siciliano, l’ultimo baluardo di dad prima della riapertura in tutta Italia, ma non è così. Perché intanto ci sono state nuove chiusure. Nella provincia di Bolzano, la prima ad imporre il rientro in classe (7 gennaio), si è passati da 320 nuovi positivi (4-10 gennaio) a 686 (25-31 gennaio), più del doppio. Da qui la retromarcia e la decisione di chiudere tutto. Anche in Abruzzo l’impennata dei contagi ha costretto tutti a casa. Solo in 27 Comuni dell’Umbria, tutti nella provincia di Terni, le scuole restano aperte mentre chiuderanno nel resto della regione per effetto della zona rossa. In zona rossa anche 27 Comuni del Molise, su decisione del presidente della Regione, Donato Toma. E i governatori di tre Regioni, Puglia, Calabria e Campania, hanno dato la possibilità agli studenti e alle loro famiglie di scegliere se restare a casa con le lezioni online o tornare in presenza. Risultato: solo il 20-25% degli studenti delle superiori ha deciso di optare per il rientro in classe.

I casi al limite

E mentre il governo finora ha spinto per la riapertura, sostenendo che non esiste legame tra aumento dei contagi e frequenza, il sindacato datoriale Unsic, che da settembre monitora la condizione scolastica, richiede ai governatori un’estensione della Dad per prevenire maggiori criticità. «Il caso dell’Abruzzo è significativo», informa l’Unsic. «Dalla settimana 11-17 gennaio, quella dell’apertura delle scuole, alla scorsa 1-7 febbraio, si è passati da 1.572 a 2.562 contagi. La settimana precedente la riapertura delle scuole i nuovi positivi erano 135 ogni 100 mila abitanti, tra il 25 e il 31 gennaio sono saliti a 163. L’Unsic aveva suonato il campanello d’allarme anche per il Molise, dove l’Asrem, l’azienda sanitaria regionale, ha individuato cluster in ben cinque istituti solo a Termoli e altri contagi scolastici a Campomarino, Frosolone, Larino, Mirabello, Palata, Sant’Elia a Pianisi. Anche in Toscana la situazione è in peggioramento. «Si è passati dai 2.901 contagi complessivi della settimana 11-17 gennaio, quella della riapertura, ai 4.162 di quella 1-7 febbraio, appena conclusa». Due i casi particolarmente significativi: a Chiusi (Siena) è stata dichiarata zona rossa dal 7 al 14 febbraio, a Capalbio chiuse tutte le scuole fino a mercoledì 10 febbraio.«Se non si favorisce la Dad, presto emergeranno problemi anche in altre regioni, ad esempio» Campania - dove si paventa una nuova ordinanza di chiusura dal 15 febbraio - Lazio e Marche, continua l’Unsic. Nelle Marche preoccupano le varianti. Sono proprio le varianti, insieme alle scuole aperte, ad alimentare la crescita del numero dei contagiati: «Se non si mette un freno oggi, già tra qualche giorno potremo assistere al peggioramento della situazione in molte regioni - conclude l’Unsic».

I vaccini per il personale

E poi sta per aprirsi un altro fronte, quello dei vaccini agli insegnanti. La decisione di inserire il personale scolastico nelle priorità vaccinali, ma soprattutto di usare il vaccino AstraZeneca, considerato meno efficace degli altri, viene vista con perplessità dai sindacati. «Non sono state fornite sufficienti informazioni per spiegare perché è opportuno utilizzare questo specifico vaccino piuttosto che nessuno, e se comunque nella percentuale non trascurabile di inefficacia (circa il 40% dei vaccinati), in caso di contagio vi sia una attenuazione dei sintomi della malattia rispetto ai non vaccinati», rileva la Cisl scuola, chiedendo una audizione al Cts per un approfondimento degli aspetti di sicurezza e garanzia dei lavoratori e che siano immediatamente e urgentemente riattivati i tavoli nazionali di confronto per il coordinamento della campagna vaccinale nelle scuole e la revisione del Protocollo di sicurezza per gli istituti scolastici. Secondo il sindacato del comparto scolastico «le decisioni non sono accompagnate, pur nell’urgenza dettata dalla pandemia, dalla diffusione di informazioni scientifiche verificate che consentano alle persone di operare scelte consapevoli circa l’opportunità di aderire alla campagna vaccinale o meno». Spiega la segretaria Maddalena Gissi che, trattandosi «di una libera scelta individuale, appunto di una opportunità, va previsto che una parte del personale non aderirà alla vaccinazione e la contemporanea presenza in servizio di operatori vaccinati e non vaccinati comporterà la necessità di una revisione dei protocolli per la sicurezza nelle scuole».


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