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Scuola, Bianchi: tra 10 anni un milione e 400mila studenti in meno. "Ma abbiamo bisogno di più insegnanti"

Il ministro in audizione alla Camera: "Il ministero va riformato. E sulla stabilizzazione dei docenti precari stiamo ragionando con il Mef"

04/05/2021
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la Repubblica

Ilaria Venturi

Aumentare il tempo scuola. E' uno dei passaggi affrontati, nella sua relazione alla Camera, dal ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. E per questo occorrono più docenti. "Il  Mef ci ha confermato l'organico dello scorso anno, ma ci ha anche dato qualcosa in più per il sostegno e il potenziamento", nonostante, ricorda il ministro, nei prossimi dieci anni avremo tra i banchi un milione e 400mila ragazzi in meno. Ma "occorre ridefinire la numerosità delle classi e il dimensionamento degli istituti, per questo abbiamo bisogno di più insegnanti e più dirigenti".

Altro punto, la riforma di Viale Trastevere. "Il ministero, così come è oggi, non è più in grado di organizzare la specificità e la complessità dei compiti - dice Bianchi -. Stiamo ampliando l'età dell'educazione dai zero anni ai sei, ma anche dopo i diciotto con la formazione post-diploma e continua: serve un dipartimento che si occupi di formazione tecnica superiore, dobbiamo mettere mano all'organizzazione del ministero e degli organi decentrati". L'obiettivo è creare un nuovo dipartimento, appunto, per la formazione tecnica superiore e la formazione permanente. "Poi vanno rafforzate le strutture del sistema scolastico: il Piano di ripresa e resilienza ci aiuta molto, basta pensare agli investimenti per la fascia dei più piccoli", ha aggiunto.

Il ministro presenta le linee programmatiche del suo mandato alle Commissioni congiunte Istruzione del Senato e Cultura della Camera. Altro tema, quello più caldo in vista dell'avvio del nuovo anno scolastico: i docenti precari. Bianchi parla di reclutamento e del "concorso transitorio", ovvero "come recuperare coloro che hanno accumulato esperienza e che hanno bisogno di stabilità: su quasi 700 mila posti comuni, abbiamo oltre 200mila docenti a tempo determinato con situazioni diverse. La cosa sbagliata e trattarli tutti allo stesso modo, sono persone con titoli e esperienze diverse. Stiamo ragionando con il Mef per capire come riconoscere titoli e merito diversi e permettere di far confluire queste persone all'interno di una visione stabile per far partire la macchina di un'assunzione regolare e continua".

I passaggi della relazione sul reclutamento e le carriere dei docenti in realtà non vengono affrontati nei dettagli nella relazione. "Bisogna programmare le uscite degli insegnanti - spiega il ministro -, con l'Inps siamo riusciti ad avere per tempo le previsioni di uscita di quest'anno e dei prossimi dieci e ci vuole, anno per anno, la possibilità di reclutamento che tenga conto delle uscite per garantire continuità e stabilità nei processi di reclutamento. Inoltre, la professione del docente va riconosciuta anche in termini salariali, servono carriere più articolate per gli insegnanti e tutto il personale delle scuole".

Alla voce "diritto allo studio" il ministro Bianchi riprende il tema della dispersione scolastica, "che non riguarda solo chi non ha raggiunto un titolo di studio, ma anche chi lo raggiunge senza avere competenze adeguate". Il riferimento è al Piano estate, con le risorse, 150 milioni, che saranno distribuite alle scuole, 320 milioni di fondi Pon e 40 milioni sul contrasto alla povertà educativa. "La nostra idea è di una scuola più aperta, ma anche più interattiva con il territorio".

"Ci siamo presi l'impegno di darci un tempo per recuperare il principale vulnus del nostro sistema: non dare uguali opportunità ai nostri ragazzi - insiste Bianchi -. Il recupero delle diseguaglianze, la dispersione, la povertà educativa segnano in modo negativo il nostro cammino del crescere. Il recupero di questi punti ci può portare a superare la lunga stagnazione in cui è il nostro Paese da troppo tempo".

Spiega il ministro: "Investire in istruzione vuole dire aumentare il numero di coloro che sono in grado di partecipare alla crescita del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare il livello di produttività e il numero di coloro che dispongono delle competenze necessarie per concorrere al nostro sviluppo. In questo momento non basta l'apprendimento continuo e diffuso ma occorre dare una accelerata. La scuola motore del Paese non è solo una dichiarazione ovvia, ma un piano di intervento che si muove sulla linea delle persone e un asse dell'organizzazione, con il superamento della gabbia del Novecento".

Bianchi si spende molto sugli istituti tecnici superiori - finanziati nel Piano nazionale di resistenza e resilienza -, ovvero quei percorsi post-diploma paralleli all'università: "Stanno saldamente dentro al sistema nazionale di istruzione, va pensato per loro un rafforzamento delle fondazioni che li gestiscono e dove devono essere coinvolti almeno un'università e un ente locale". Sulla cultura tecnica, suo cavallo di battaglia già di quando era assessore in Emilia-Romagna, il ministro precisa: "Mettere l'enfasi sulla formazione tecnica non vuol dire sminuire il patrimonio dell'istruzione classica e scientifica, ma ampliarlo, dotare i ragazzi di strumenti di comprensione di un mondo complesso e mutevole. L'obiettivo non è avere più capacità di far di conto, ma di astrazione e sperimentazione. Non voglio distruggere il liceo classico, voglio potenziare tutto il sistema educativo dando a ciascuno percorsi di uguale dignità".

Sull'orientamento, dice Bianchi, "dobbiamo fare di più, va riformato: legare i diversi cicli e ordini per permettere ai ragazzi di fare scelte consapevoli, ma nel tempo. Non dire: finisco la terza media e vediamo cosa faccio. Queste cose si preparano nel tempo e dando ai ragazzi una varietà di opzioni possibili. Se si finisce la scuola superiore si può avere un percorso universitario, un Its con eguali dignità e forza, un percorso di esperienza all'estero, un percorso di apprendistato in cui imparare cose che poi si mettono a frutto, un percorso di volontariato. Ma devono essere tutte opzioni possibili e presentate e maturate per tempo. L'orientamento vuol dire non lasciare le famiglie e i ragazzi soli in una scelta che poi determinerà la loro vita", conclude il ministro.


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