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Scuola al voto, occasione da non perdere -di Arturo Ghinelli

BANCHI ' CATTEDRE Scuola al voto, occasione da non perdere ARTURO GHINELLI Da mart...

07/12/2003
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BANCHI ' CATTEDRE
Scuola al voto, occasione da non perdere
ARTURO GHINELLI


Da martedì all'11 dicembre gli insegnanti andranno a votare per eleggere le Rappresentanze sindacali unitarie. Per la verità voteranno tutti i lavoratori della scuola, dal personale di segreteria ai collaboratori scolastici. Si tratta della seconda volta in cui l'intero mondo della scuola viene chiamato ad eleggere i propri rappresentanti sindacali. Siccome ritengo sia molto importante andare a votare, provo a spendere qualche parola per spiegarne le ragioni.
Quella dei lavoratori della scuola è sempre stata una categoria poco sindacalizzata e di questo ha sempre molto sofferto, sia sul piano economico, sia su quello dei diritti. In questo momento poi sono davanti al Parlamento due disegni di legge (4091 e 4095) che tendono ad eliminare il ruolo delle Rsu e a limitare fortemente quello dei sindacati di categoria, affidando al Parlamento il compito di regolare per legge il rapporto di lavoro, fino ad ora contrattato con le organizzazioni sindacali. Il Consiglio dei ministri ha approvato il 27 novembre, in prima lettura, un riforma degli Organi collegiali della scuola che tende a eliminare o a ridurre drasticamente la presenza in tali organismi dei sindacati, non solo quelli di categoria.
Infine, ma non ultima ragione, siamo in presenza del tentativo di questo governo di portare a termine un disegno di riforma della scuola senza la benché minima consultazione della categoria, sulla quale graverà tutto il peso di realizzare concretamente quello che è stato pensato nelle segrete stanze del ministero.
Non a caso parlo di segretezza, perché non era mai accaduto che cambiamenti così radicali nella scuola venissero avanzati senza che se ne conoscessero gli autori. O meglio si conosce il nome di un solo autore: il professor Bertagna. Possibile che sia tutta farina del suo sacco? E se così fosse: tutta la scuola di un paese verrebbe cambiata secondo le idee di un pensatore prevalente o addirittura unico?
Il mondo della scuola non solo non è stato consultato ma è stato trattato come se fosse incapace di intendere e di volere. Quello che non capisco è perché non si abbia il coraggio di dire schiettamente "la scuola che vogliamo è così, piaccia o non piaccia". Punto e a capo, come ebbe a dire la Moratti ai suoi stati generali, ma si continui a voler far credere che si vuole un'altra cosa.
E' successo per tutti i punti caldi della cosiddetta riforma. Si abolisce con una legge l'articolo che istituisce il tempo pieno e poi si fa uscire un commento alla legge in cui si dice che, volendo, si potrà ancora fare qualcosa di simile. Si stabilisce l'ingresso anticipato alla scuola dell'infanzia, poi all'alzata di scudi dei Comuni si dice che si può aspettare. Si dice che si garantiscono 13 anni di obbligo e poi si devono fare accordi con le Regioni per tentare di evitare che i ragazzi abbandonino gli studi dopo appena 8 anni obbligatori.
Ecco la quarta, ma non ultima ragione, per la quale i lavoratori della scuola devono andare a votare per eleggere i loro rappresentanti sindacali: dimostrare ai governanti che i lavoratori della scuola hanno il coraggio delle proprie idee. C'è un'espressione modenese che, tradotta in italiano, suona pressappoco così: "Mi vorresti far credere che Cristo è morto dal freddo". Rende bene l'idea di quello che ha fatto la Moratti nei confronti del personale della scuola.
Andando a votare dimostreremo al Ministro che non stiamo vivendo dentro ad uno spot pubblicitario continuo nel quale la realtà può essere modificata a piacimento. Dimostreremo alla società che è vero quello che ha detto Epifani "il personale della scuola è il sale e la colla dello sviluppo del nostro Paese". Andando a votare faremo conoscere alla Moratti la nostra opinione: "Punto e basta", come ha detto Pezzotta ai 100mila convocati a Roma da Cgil, Cisl e Uil per manifestare in difesa della scuola.


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