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Scuola, al senato è battaglia sulla legge delega

Scuola, al senato è battaglia sulla legge delega Moratti: "L'alternanza tra scuola e lavoro è il nostro punto cardine". Insorge l'opposizione: "Si vogliono reintrodurre antiche gerarchie" IAIA VA...

07/11/2002
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Scuola, al senato è battaglia sulla legge delega
Moratti: "L'alternanza tra scuola e lavoro è il nostro punto cardine". Insorge l'opposizione: "Si vogliono reintrodurre antiche gerarchie"
IAIA VANTAGGIATO
E' battaglia, al senato, tra maggioranza e opposizione sulla riforma della scuola. Il disegno di legge sul riordino dei cicli è stato, ieri, duramente contestato dal centrosinistra che ha presentato centinaia di emendamenti e che - più volte nel corso del pomeriggio - ha chiesto la verifica del numero legale. Al centro delle polemiche, in particolare, l'obbligo di scegliere al termine delle scuole medie se continuare gli studi o optare per la formazione professionale. Sono le 18.00 passate da poco quando Letizia Moratti fa il suo ingresso a Palazzo Madama dando il via, con il suo intervento, all'esame della riforma. In ballo c'è il contestato ricorso alla legge delega per una riforma che tutti sanno essere priva di copertura finanziaria. A meno che non si proceda - come già si sta facendo - alla drastica riduzione del numero degli insegnanti e del personale tecnico-amministrativo.

Aspetti del tutto secondari e rispetto ai quali il ministro privilegia temi di maggiore spessore: "Il principio fondamentale che anima il disegno di legge - dice - è quello di favorire la crescita della persona umana". L'incipit si limita a essere farraginoso mentre il seguito diventa imbarazzante: "L'importante è che i giovani imparino a cambiare lavoro, che siano capaci di continuare a imparare perché possano sempre essere occubili".

Ora - a parte la fatica che una sintassi così involuta comporta - va detto che, almeno per una volta, Moratti gioca a carte scoperte e mostra il suo jolly: l'alternanza tra scuola e lavoro viene indicata come uno dei punti cardine della riforma proposta dal governo, "una modalità originale di accostarsi al mondo produttivo e civile". Che tanto originale, per la verità, non appare se solo si pensa alle vecchie scuole di avviamento professionale.

Altri tempi, antiche gerarchie: "Il canale della formazione - assicura Moratti - avrà pari dignità ed efficacia rispetto a quello liceale". Ma le "rassicurazioni" del ministro non godono più di alcun credito e pronta si alza la levata di scudi: "Abbiamo il timore - afferma la senatrice ds Vittoria Franco - che si voglia stravolgere lo spirito costituzionale che consiste nella creazione di condizioni di eguaglianza e di opportunità indipendentemente dalle condizioni sociali di provenienza". Nessuna omissione del governo - si inalbera l'ex manager di viale Mazzini - rispetto all'obiettivo di garantire un sistema pubblico a tutti i cittadini. Basta, del resto, solo qualche piccolo accorgimento: abbassare gli anni di istruzione obbligatoria e cancellare la legge 9 che estende l'obbligo ai primi due anni della scuola superiore.

"La proposta di Moratti - denuncia la senatrice Maria Chiara Acciarini, capogruppo ds in commissione istruzione - conferisce all'obbligo scolastico confini incerti e confusi". Indignata anche la senatrice della Margherita Albertina Soliani, relatrice di minoranza sulla riforma dei cicli scolastici: tante, troppe parole per una riforma vuota che - se approvata - farà piombare il Paese indietro di decenni, quando studiare era un privilegio per pochi. "Il governo - denuncia Soliani - rinuncia a investire nella scuola, indebolisce il sistema pubblico di istruzione e ne fa terreno per operare risparmi".

Pari - per l'esattezza - a una riduzione del 15% delle attuali spese per il personale, come precisa Enrico Panini che, con la Cgil scuola, ha picchettato ieri il senato in segno di protesta. Sit-in al quale - nel corso della giornata - si sono aggiunti i genitori del Cgd, gli insegnanti del Cidi, gli studenti dell'Uds e di Rifondazione. Assenti giustificati i Cobas, a Firenze per il Forum europeo.

Intanto, mentre nelle scuole di tutta Italia scatta l'allarme sicurezza, il ministro si limita a rivolgere "un pensiero alla scuola elementare di San Giuliano di Puglia, così provata dagli eventi calamitosi che l'hanno colpita". Parole di circostanza, le definisce Soliani ma a dare man forte a Moratti ci pensa la solerte Valentina Aprea che - nel corso di un incontro sulla scuola organizzato dalla associazione Treelle - assicura che esiste la possibilità di aumentare i fondi in finanziaria da destinare all'edilizia scolastica. Addestrata alla perfezione, la sottosegretaria all'istruzione non si sbilancia fornendo numeri certi. Ma incassa i colpi da più parti ricevuti durante il convegno tenutosi all'Hessler: primo fra tutti quello sferrato da Sabino Cassese, ex ministro della funzione pubblica e docente alla Sapienza. Sono tre - ha sottolineato Cassese - le doti di un buon ministro dell'Istruzione: essere un grande architetto di sistema, avere la capacità di trainare risorse, saper essere vicino al mondo della scuola. Da Moratti, Cassese non le pretende tutte ma almeno una sì. Che però non c'è.


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