Riformista: Sull'università il governo affonda la meritocr
I LIMITI DELL’AGENZIA MINISTERIALE DI FIORELLA KOSTORIS
PAROLE CHIAVE.
L'onorevole Walter Tocci, responsabile Ds per Ricerca e università, ha rassegnato le sue dimissioni perché il «risultato» della manovra è «insoddisfacente» nel campo di sua competenza, non solo e non tanto perché nella finanziaria «permangono tagli agli enti [di ricerca] e all'università», quanto soprattutto perché «la parte normativa è inadeguata... L'istituzione dell'apposita Agenzia per la valutazione è ancora una semplice aggiunta al vecchio sistema burocratico e non è ancora assunta come la leva fondamentale per riformarlo… La strada del merito non solo sarebbe la più adatta a governare lo specifico della ricerca, ma sarebbe anche la più semplice da attuare». Pur tra le molte differenze, questa impostazione è condivisa da numerosi, autorevoli professori universitari: per citarne uno, Francesco Giavazzi sostiene sul Corriere della sera del 14 novembre 2006 che se davvero volesse spostare i fondi per la ricerca «dalla mediocrità all'eccellenza… il ministro Mussi avrebbe un modo semplice per dimostrarlo: assegni una quota significativa delle risorse in base alle valutazioni che il suo stesso ministero tramite il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) ha appena svolto. Da quest'anno accademico, non “in futuro” come invece ha annunciato».
Le parole chiave Civr e Agenzia richiedono un approfondimento. Con il decreto n. 2206 del dicembre 2003, il ministro Moratti affida al Civr il compito di svolgere il primo esercizio nazionale di valutazione ex post della ricerca italiana, relativo al triennio 2001-2003, sulla scia dell'inglese Research assessment exercise, giunto dopo 20 anni alla sua quinta edizione. La signora ministro si impegna poi ad allocare un terzo dei finanziamenti ordinari dell'università e degli enti di ricerca secondo l'ordinamento meritocratico di tali strutture fornitole da un board di 7 membri del Civr; questo si appoggia sui giudizi di 20 panel di area appositamente creati, uno per ciascuno dei 14 settori di ricerca definiti dal Cun più 6 aree speciali, i quali, a loro volta, si basano sulla valutazione indipendente di almeno due esperti, di cui un quarto stranieri, su ognuno dei migliori prodotti di ricerca autoselezionati, area per area, dalle strutture. L'esame da parte dei panel della performance scientifica nelle varie aree di ricerca delle 102 principali strutture del nostro Paese (incluse tutte le 77 università, tra statali e legalmente riconosciute) termina nel dicembre del 2005, avendo coinvolto 150 panelisti, 6 mila esperti, circa 18 mila prodotti, con un costo complessivo di 3 milioni e mezzo di euro: per la prima volta nella storia del nostro Paese, nel gennaio 2006 un rapporto scritto identifica, per ognuno dei 20 settori disciplinari, un ordinamento quantitativo completo delle strutture, in ragione della valutazione ex post dei prodotti di ricerca di quell'area. Nonostante nel rapporto conclusivo dei panel emergano dalla valutazione, area per area, le migliori come le peggiori strutture, e ciascuna sia con piena trasparenza e inflessibilmente giudicata in un ranking numerico, nessuna di esse lamenta ingiustizie. Anzi, da più parti si esprime la speranza che innovazioni ancor più profonde conseguano dal rapporto finale del board del Civr, destinato a dare un giudizio circostanziato delle strutture, dunque una valutazione non più soltanto area per area (purtroppo tale rapporto finale è ancora in attesa di essere presentato al ministro Mussi, per poter poi divenire di dominio pubblico): ad esempio Gianni Toniolo scrive il 21 marzo 2006 sul Sole24Ore che, grazie al Civr, «enti, dipartimenti, facoltà si stanno interrogando sui motivi dei propri successi e dei propri fallimenti… sui costi di una politica di assunzioni e promozioni attenta a parametri (scuole, vicinanza ideologica, appartenenza alla sede, anzianità di servizio) diversi da quelli dell'eccellenza scientifica. Si tratta di novità non da poco. Ma i cambiamenti di mentalità, di cultura, durano poco se non sono sostenuti da incentivi adeguati e necessari, il 1° [essendo] l'assegnazione dei finanziamenti alla ricerca sulla base delle valutazioni di un Civr trasformato in Autorità indipendente per la valutazione della ricerca».
Nell'iniziale giorno di primavera di quest'anno, quando Toniolo così si esprime, molti ritengono che, se il centrosinistra tornasse, di lì a qualche giorno, al governo, il principio della valutazione nella ricerca uscirebbe rafforzato, perché la proposta di legge dei Ds del gennaio 2006 (con primi firmatari l'allora senatore, oggi sottosegretario al Miur, Luciano Modica e l'onorevole Walter Tocci) prevede l'istituzione di quella specifica Autorità, cui riserva la funzione sia di effettuare «sulla base dei risultati delle sue attività di valutazione, la ripartizione tra le università e tra gli enti di ricerca di una quota» dei loro finanziamenti ordinari, sia di determinare «procedure, metodologie e tempi operativi», necessari alla valutazione periodica dell'attività dei singoli ricercatori. Viceversa, il decreto legge n. 262 del nuovo esecutivo, definitivamente convertito in legge il 23 novembre 2006, da un lato istituisce non un'Autorità indipendente bensì una mera Agenzia ministeriale (chiamata Anvur), solo dotata di «personalità giuridica di diritto pubblico» e, dall'altro lato, ne sancisce la diminutio, perché la priva dei principali compiti sopra menzionati nella proposta di legge Modica-Tocci. Rimane soltanto che «i risultati delle attività di valutazione dell'Agenzia costituiscono criterio di riferimento per l'allocazione dei finanziamenti statali all'università e agli enti di ricerca». In aggiunta, i fondi annui assegnati all'Agenzia sono di poco superiori a quelli per il 2006 di uno dei due Comitati (il Cnvsu), che, con il Civr, confluisce nell'Agenzia, mentre al Civr medesimo, cui nel frattempo si chiede di procedere al secondo esercizio di valutazione triennale della ricerca per il periodo 2004-2006, la Finanziaria non sembra dare alcun quattrino nel 2007. Infine, l'indebolimento dell'Agenzia è confermato dalla lettera che l'11 novembre 2006 il consigliere del ministro Mussi, Giovanni Ragone, invia a una sigla sindacale, da sempre ostile alla centralità della valutazione della ricerca nella proposta Modica-Tocci, affermando che «quote crescenti del finanziamento pubblico andranno distribuite fra le strutture in relazione ai risultati… su decisione del governo, non dell'Agenzia… L'Agenzia, almeno in un primo tempo, dovrà provare a valutare i risultati delle strutture e dei progetti», non (aggiungo io) dei singoli ricercatori.
Dopo 440 anni pare, dunque, ancora prematuro il tentativo di concretizzare quell'aspirazione allegorica, magistralmente illustrata da Paolo Veronese nella lunetta affrescata della Villa palladiana di Maser, dove «l'Oblio scopre il Merito».
(fiorella.kostoris@tin.it)
in collaborazione con Radio Radicale