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Riformista-Scuola, s'avanza il modello jugoslavo

CONTRATTI. DALL'AUTONOMIA ALL'AUTOGESTIONE Scuola, s'avanza il modello jugoslavo La buona notizia è che il personale della scuola prenderà più soldi. È il più alto aumento dal 1988, oltre l...

23/05/2003
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Il Riformista

CONTRATTI. DALL'AUTONOMIA ALL'AUTOGESTIONE
Scuola, s'avanza il modello jugoslavo

La buona notizia è che il personale della scuola prenderà più soldi. È il più alto aumento dal 1988, oltre l'inflazione programmata, superiore alla media oraria europea. Solo che in Europa le ore sono di più e quindi gli stipendi sono più alti. E qui cominciano le notizie cattive. Aumenti uguali per tutti, per incominciare. Nessuna differenziazione di carriere o attenzione alla qualità. Retribuzione automatica o premiante? I sindacati della scuola hanno scelto la prima. Di più: l'aver esteso anche al personale non di ruolo la regolamentazione delle assenze porterà allo sfondamento dei costi per supplenze, pagate l'anno scorso con 4mila miliardi di vecchie lire. Ma l'arretramento più grave avviene sull'autonomia organizzativa degli istituti. Essa è legata strettamente ai nuovi poteri dei dirigenti. Ora, delle cosiddette funzioni strumentali, solo due saranno di nomina dirigenziale; le altre saranno di nomina collegiale, ma la loro retribuzione dovrà essere contrattata con le Rsu. Le quali sono costituite a maggioranza dai collaboratori scolastici, i bidelli insomma. Dopo aver fatto la battaglia contro la contrattazione separata dei dirigenti, il contratto parla di area distinta di docenti e bidelli, ma per negarla nei fatti. Si passa, così dall'autonomia all'autogestione, al modello jugoslavo, insomma.
L'amministrazione ministeriale ha dato in pasto i propri dirigenti e docenti alla minoranza sindacalizzata dei dipendenti. Si torna al modello fallimentare dei Decreti delegati, e la scuola diviene un parlamentino controllato dai sindacati. E che dire della vittoriosa lotta sindacale per conservare la classificazione delle scuole in cosiddette "aree a rischio"? Se una scuola insiste in un territorio degradato, i dirigenti e gli insegnanti prendono stipendi più alti. Solo che il meccanismo è perverso. Perché se grazie all'impegno di dirigenti, insegnanti e famiglie l'efficacia formativa migliora sensibilmente, la scuola esce dall'area a rischio, con il conseguente abbassamento dello stipendio. Conclusione: l'interesse economico immediato degli operatori è che la scuola non migliori. Qual è l'idea di scuola che i sindacati della scuola proiettano attraverso il prisma del contratto? Quella di un grande ente che dispensa posti e stipendi in modo egualitario, senza valutazione, controlli e riconoscimento di professionalità. La scuola senza qualità: è questa la scuola dei sindacati? Con tutta evidenza non è la scuola di cui il paese ha bisogno. È la scuola degli addetti, non la scuola degli utenti. Questo contratto si muove in rotta di collisione con qualsiasi ipotesi di riforma della scuola, in particolare con la legge 53 appena approvata. Hanno pesato molti fattori. L'Aran e l'amministrazione hanno come interesse principale la pace sociale, costi quel che costi. Non contrattano, concedono soldi pubblici senza contropartita. Diversamente che nel settore privato, i soldi sono "solo" dei cittadini, cioè "di nessuno", e perciò si possono dispensare allegramente in cambio di nulla. Hanno pesato i ricatti della piazza minacciati da Cgil e Uil, i buoni rapporti con Cisl e Snals, ma, soprattutto, le forti pressioni dei partiti di governo. Alla vigilia di una tornata elettorale che vede coinvolta la Roma ministeriale, sarebbe stato controproducente vedere sfilare cortei vocianti di docenti e bidelli giustamente furiosi per i ritardi nella firma del contratto.
Che questo contratto sia solo il colpo di coda del corporativismo storico dei sindacati o un pesante macigno posto sul cammino delle riforme, dipenderà molto dalle prossime scelte politiche di Letizia Moratti. La risposta potrebbe darla un nuovo stato giuridico degli insegnanti, che ridefinisca per legge una struttura della professione che sia coerente con le autonomie scolastiche, le riforme istituzionali e la legge 53. Una nuova legge sullo stato giuridico creerebbe infatti un nuovo quadro riformistico e cogente per la futura contrattazione.


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