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Riformista-Qualcuno fermi la Moratti

UNIVERSITÀ 1. ASSUNZIONI OPE LEGIS '#56256;'#56452; DI ALESSANDRO FIGÀ TALAMANCA Qualcuno fermi la Moratti C'è qualcosa di incomprensibile nei rapporti tra il ministro dell'istruzione e...

16/06/2005
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Il Riformista

UNIVERSITÀ 1. ASSUNZIONI OPE LEGIS '#56256;'#56452; DI ALESSANDRO FIGÀ TALAMANCA
Qualcuno fermi la Moratti

C'è qualcosa di incomprensibile nei rapporti tra il ministro dell'istruzione ed il mondo universitario. Come è possibile che il ministro riesca a scontentare tutti: la conferenza dei rettori, il consiglio universitario nazionale, e i sindacati di ogni specie, ma anche i professori "rigoristi" che si oppongono ad assunzioni e promozioni "ope legis"? Perché mai, di fronte a prospettive di allargamento dei ruoli dei professori universitari per far posto, "a domanda", un po' a tutti (funzionari dell'università, tecnici laureati e funzionari tecnici assortiti, assistenti, anziani titolari di incarico universitario, ricercatori giovani e vecchi), non difendono le proposte del ministro, almeno le categorie interessate alle promozioni, e i loro rappresentanti sindacali? Come mai i professori "stanchi di dire no" firmatari di un appello che è stato interpretato come un generico appoggio al ministro, non intervengono a difendere concretamente le proposte approvate, dalla commissione parlamentare per l'istruzione, con il consenso del governo?
Non è facile spiegare queste apparenti contraddizioni. Quel che sembra certo, tuttavia, è che il ministro e la cerchia ristrettissima dei suoi collaboratori, non ha capito come funziona oggi il sistema universitario e in particolare non ha capito le conseguenze della rivoluzione nel sistema di finanziamento delle università, introdotta nel 1994, che va sotto il nome di "autonomia finanziaria". Questa rivoluzione, che si ispirava alla necessità di contenere le spese, più che ad astratti principi di autonomia, ha reso molto più difficili (purtroppo non ancora impossibili) gli interventi clientelari sul sistema universitario. Ai bei tempi, negli anni settanta e ottanta, ogni intervento di promozione o assunzione "ope legis" veniva pagato dal solito Pantalone. Era infatti il Tesoro a pagare gli stipendi dei dipendenti universitari e a provvedere per nuove assunzioni e promozioni. Oggi questi interventi legislativi danno luogo a maggiori spese sul limitato bilancio di ciascuna sede universitaria. Questo comporta non solo l'ostilità dei rettori alle promozioni "ope legis", ma anche quello dei sindacati che sanno bene che ogni beneficio di una categoria sarà pagato direttamente da minori prospettive di miglioramento di altre categorie. Per di più la massiccia presenza in ambito universitario di alcune decine di migliaia di giovani, titolari di borse di studio per il dottorato e di assegni di ricerca, rende direttamente percepibili le conseguenze di interventi "a costo zero" a favore di alcune categorie di dipendenti. Più si promuove chi è già dentro, e più si sbarra l'ingresso ai giovani che stanno fuori.
Siamo quindi al riparo dalle iniziative clientelari del ministro? Tutt'altro. Prima di tutto perché il governo, e la sua maggioranza parlamentare potrebbero, ad esempio attraverso ripetuti voti di fiducia, approvare provvedimenti clientelari rifiutati dai beneficiari, e a carico delle università. In secondo luogo perché rettori e sindacati possono resistere fino a un certo punto. Ad esempio, una spruzzata di miliardi rovesciata sul sistema universitario potrebbe far loro cambiare rapidamente idea. Siamo cioè ridotti a sperare che siano le condizioni del deficit statale e l'auspicabile fermezza del ministro dell'Economia, a salvare il sistema universitario dai possibili assalti clientelari, già purtroppo messi a punto dal ministro, in un anno elettorale. Resta da capire come mai un ministro intelligente, non legato ad alcun partito e che non ha bisogno di coltivare clientele elettorali, si sia addentrato in una palude di proposte di promozioni e assunzioni generalizzate, di "norme transitorie" e di "concorsi riservati", che favoriscono questa o quella categoria, ottenendo, per di più, solo uno sdegnoso rifiuto da parte delle categorie interessate. Come mai non ha trovato nessuno che lo mettesse in guardia contro il pericolo di iniziare la strada della ricerca del consenso attraverso concessioni clientelari? A questa domanda potrebbero forse rispondere i consiglieri accademici (almeno due, in successione) che sono stati per brevi periodi al suo fianco e che si sono allontanati per sopravvenute difficoltà di comunicazione. Noi possiamo solo osservare che il ministro è circondato da un manipolo di "yes men" (e "yes women") che sono riusciti a isolarlo dalla realtà universitaria che avrebbe il compito di governare.


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