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Riflettendo su un primo maggio diverso-di Vittorio Delmoro

Riflettendo su un primo maggio "diverso" di Vittorio Delmoro - 01-05-2003 Metti che domani un terrorista (islamico, rosso, nero '#8211; in questo caso forse nero sarebbe il colore più adat...

01/05/2003
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Riflettendo su un primo maggio "diverso"
di Vittorio Delmoro - 01-05-2003

Metti che domani un terrorista (islamico, rosso, nero '#8211; in questo caso forse nero sarebbe il colore più adatto) ammazza sotto casa Ilda Bocassini (ricordiamoci che è senza scorta); ci sarà qualcuno della sinistra che additerà in Berlusconi il mandante (effettivo, morale, virtuale) dell'omicidio?

Sono convinto che non ci sarà, neppure fra i più estremi, purtroppo.

E quest'assenza sarà commentata (dai soliti commentatori) come il segno di senso dello stato che alberga nella sinistra, a differenza del senso del proprio tornaconto che permea invece la casa delle (loro) libertà.

Io non sarei così corretto : le parole con cui Berlusconi ha commentato la condanna dell'amico Previti, pur non scandalizzando ormai più di tanto, visti gli illustri precedenti, sono una vera e propria istigazione a delinquere e lungi dal chiederne sanzioni di legge (come comunque meriterebbero, ma perpetuandone il circolo vizioso), mi limito a suggerirne una interpretazione parallela.

Parallela al delitto di Marco Biagi, quando lo stesso Berlusconi ne indicò il mandante in certa sinistra di opposizione, capeggiata da Cofferati.

Se dunque capiterà qualcosa (da adesso ai prossimi anni) alla Bocassini, a Carfì o a qualche altro implicato in sentenze sgradevoli (alla casa del tornaconto), sappiamo che i mandanti stanno proprio in quella casa lì.

I commenti più illuminati denunciano invece la disperazione di un premier che non sa più come difendersi, mentre all'estero continuano a ridere di noi.

Come il fratello dell'amico con cui ho parlato stamattina, che riferendo di un suo viaggio in sudamerica, non sapeva come giustificarsi dall'accusa degli indigeni di aver votato un simile leader.

Come abbiamo fatto?

In questi due terribili anni non ho fatto che chiedermelo, rifuggendo di volta in volta dalle spiegazioni ufficiali (colpa di Rifondazione e Di Pietro, colpa delle divisioni a sinistra, colpa di D'Alema e del governo, '), per niente affascinato dalle risposte sociologiche (l'immagine del Cavaliere, le promesse fascinose, le illusioni del popolino, ') e neppure dalle ricerche demoscopiche (i flussi, i riflussi, la globalizzazione, ').

Per quanto mi riguarda ero già da prima ampiamente vaccinato contro il virus berlusconiano, però ammettevo la necessità di una profilassi di massa di montanelliana memoria; gli accadimenti di questi due anni sono stati così univoci, così frequenti, così lampanti e così oltre le ipotesi più oltranziste che dovrebbero aver fatto mutare parere a milioni di italiani (mica solo alle poche centinaia di migliaia che fecero la differenza elettorale di allora).

Invece lui sta sempre lì a imperversare : significa che quel che accade nella mia testa, quel che io ragiono in base a ciò che vedo e che sento, non avviene allo stesso modo nella testa degli altri; oppure'

Oppure ognuno di noi ha un Berlusconi dentro di sé.

Un Berlusconi che inveisce contro il giudice (il vigile, il funzionario) che gli ha appena comminato una sanzione.

Un Berlusconi che non è assolutamente razzista, ma questi immigrati stanno diventando davvero troppi.

Un Berlusconi che la guerra sarà pure brutta, ma intanto gli iracheni sono liberi da Saddam.

Un Berlusconi che le tasse dovrebbero pagarle tutti, ma io intanto se posso ne faccio a meno.

Un Berlusconi che gliene va a dire quattro a quell'insegnante che ha avuto l'impudenza di maltrattare il figlio.

Un Berlusconi che gliene dice quattro a quel genitore il cui figlio a scuola ha davvero rotto le scatole.

'

Temo proprio che non ci libereremo del virus berlusconiano, finché non l'avremo ucciso dentro di noi, o almeno messo a dormire, visto che qualcuno afferma essere parte della nostra natura umana.

In questo primo maggio di riflessione voglio fare un proposito, anzi 3 :

- stare dalla parte degli altri, soprattutto dei poveri cristi, con la mia parte migliore (come Minghina)

- essere più Atene che Sparta (più europei che americani)

- prodigarmi in una pedagogia del limite (come esempio per Sara)

Se poi conquisterò il titolo di insegnante loco (matto), potrò pure vantarmene e ringraziare Raffaele (Josa).


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