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"Ricerca, le nomine le decido io" diktat della Gelmini, rivolta al Cnr

L´ipotesi di un ministro nomina-tutto ha fatto saltare la rabbia del Consiglio Nazionale delle Ricerche

14/01/2011
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la Repubblica

 

 
 

ELENA DUSI

ROMA - Il ministro dell´Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini tenta ora l´affondo sul Cnr, il più grande ente di ricerca italiano. "Si ritiene opportuno che la nomina del Direttore Generale sia riservata al Ministro" e "i poteri di spesa non possono che far capo al Direttore Generale" sono due delle clausole che la Gelmini vuole inserire nello statuto dell´ente attualmente in discussione, insieme a quella secondo cui "è necessario esplicitare che i componenti del Consiglio di Amministrazione sono nominati dal Ministro dell´Istruzione, Università e Ricerca". L´ipotesi di un ministro nomina-tutto ha fatto saltare la rabbia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un ente con quasi 8mila dipendenti di cui oltre l´80% scienziati (dei precari, stimati in 4-5mila, si è perso il conto esatto) e un bilancio che supera il miliardo. Sia mercoledì che ieri il Cda chiamato a discutere le proposte Gelmini è stato interrotto dall´irruzione dei ricercatori nella Sala Fermi. «Non vogliamo le proposte del ministro, la Costituzione protegge l´autonomia della ricerca» hanno ripetuto, rifiutando di abbandonare l´aula e costringendo i consiglieri a prendere un nuovo appuntamento per mercoledì prossimo. Ieri i ricercatori hanno occupato tutto il primo piano dell´edificio di epoca mussoliniana, gridando "Ricerca libera" dalle finestre.
Ai 12 enti di ricerca italiani è stato chiesto l´anno scorso di dotarsi di uno statuto. Ma solo il Cnr - di gran lunga il più corposo - lo scorso 7 ottobre si è visto recapitare la lettera della Gelmini con le condizioni durissime che di fatto equivalgono a un commissariamento. L´approvazione delle clausole del ministro porterebbe a un ridimensionamento dei poteri del presidente (che oggi è una "personalità scelta tra persone di alta qualificazione scientifica" sul cui nome deve pronunciarsi anche il parlamento) e alla nascita di un direttore generale dai poteri incontrastati.
«Finiremo per diventare una dépendance del ministero» prevede la ricercatrice Chiara Cavallaro. «E quand´anche riuscissimo a difenderci, la pagheremmo con il taglio dei finanziamenti. Già nel 2011 il fondo ordinario sarà ridotto del 13%». Sulla bocca dei ricercatori impegnati nella protesta c´è la libertà di ricerca scientifica sancita dall´articolo 33 della Costituzione. «Se avessero dato retta alle opinioni correnti, Marconi e Galvani non avrebbero scoperto niente» spiega Fabrizio Ricci, informatico medico.
Già il 10 gennaio il Consiglio scientifico del Cnr aveva bocciato le proposte Gelmini, che sono "orientate a garantire al governo lo stretto controllo sulle attività di ricerca dell´Ente" destando "seri dubbi sulla loro validità giuridica". Interpellato in serata, il presidente del Cnr Luciano Maiani, uno dei più prestigiosi fisici italiani, ha espresso il convincimento che «esistono ampi margini di trattativa, sono convinto che riusciremo a ottenere un buono statuto».

 

 

 
 


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