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Retescuole-A PROPOSITO DI GRADIMENTO

A proposito di gradimento di Roberto Ferro Roberto Ferro Sono padre di una bambina di otto anni iscritta al...

30/04/2003
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Retescuole

A proposito di gradimento
di Roberto Ferro

Roberto Ferro

Sono padre di una bambina di otto anni iscritta alla seconda classe di una scuola elementare statale di Milano. Ho letto sulla rubrica settimanale relativa alla scuola pubblicata sul Corriere di lunedì 14 aprile l'articolo di Annachiara Sacchi 'Anticipo, elementari e materne superano il rodaggio' e di un altro ancora nel quale si dichiarava il gradimento manifestato da ragazzi e genitori delle 'novità' introdotte dalla riforma.
Il primo articolo si è concentrato sulle difficoltà di adeguare i plessi delle elementari all'afflusso al monoennio dei bambini che anticipano l'iscrizione. L'attenzione del secondo si è concentrata sul 'gradimento' da parte di alunni e famiglie delle 'novità' introdotte dalla 'riforma' Moratti (insegnamento della lingua straniera e dell'informatica sin dal primo anno, anticipo di un anno dell'iscrizione, introduzione del tutor).
Mi sembra degna di menzione da un lato l'attenzione prestata agli aspetti organizzativi (e quindi riduttiva dell'intera problematica) e, in parallelo, l'assenza di una riflessione adeguata relativa al rapporto esistente tra ricerca ministeriale in corso da un anno e valutazione del 'gradimento'.
E' sufficiente sfogliare un qualsiasi testo relativo alla sperimentazione nella ricerca sociale e nelle organizzazioni educative per rendersi conto che la ricerca condotta su basi scientifiche deve prendere in considerazione aspetti nuovi dell'attività e dell'organizzazione, oppure l'efficacia di strumenti didattici ed organizzativi nel corso di un periodo di tempo sufficientemente lungo comparata all'assenza di un campione di controllo. A mio parere è difficile definire 'scientificamente corretta' un'indagine condotta su fattori già presenti presi in considerazione per un unico anno scolastico senza campione di controllo.
Esiste poi il problema rappresentato dalla significatività dei dati eventualmente ottenuti. Se si prende in considerazione Milano (ritengo tuttavia che complessivamente la situazione non muti in misura rilevante nel resto del Paese), ci si rende immediatamente conto che il numero di scuole interessate dallo studio è estremamente ridotto. E' probabile, visti i limiti strutturali e metodologici di partenza, che la significatività statistica dei risultati ottenuti non interessasse i ricercatori. Il fatto è che l'istituzione scolastica specie quella pubblica, per sua natura, è rivolta non ad un gruppo ristretto di giovani ma a tutti gli studenti che vivono in aree disomogenee, in contesti familiari molto differenti, in edifici più o meno idonei all'insegnamento. Mi preme ribadire che le quattro scuole dell'area Milanese non interessano contesti 'normalmente' più complessi. L'adesione volontaria all'iniziativa ha sicuramente condizionato i successivi risultati comportando a mio parere uno spreco significativo di denaro pubblico..
Probabilmente nel corso dell'ultimo anno si è fatta confusione tra l'ambito politico nel quale la 'riforma' Moratti ha tratto ispirazione e legittimità legale ed i criteri di scientificità della ricerca a dir poco affatto ortodossi. In questo senso ricorrere alla valutazione del termine 'gradimento' rappresenta una faticosa sintesi tra questi due ambiti. Ben altra sarebbe stata la conferma delle novità ministeriali se queste fossero state verificate con il ricorso a criteri adeguati Il rischio che la ricerca ha corso sin dall'inizio è stato quello dell'auto - referenzialità. Per valutare di per sé il gradimento delle risorse fornite dalla scuola sarebbe stata sufficiente la somministrazione di un questionario. Per esempio, mi avrebbe sorpreso se i ragazzi ed i genitori di una scuola che applica da lungo tempo il maestro tutor avessero espresso un parere negativo. In fondo una certa offerta formativa si collocava alla base della scelta della scuola da parte delle famiglie.
Ed ancora, nella 'sperimentazione' non si è tenuto presente il fattore tempo. Una ricerca - intervento ben fatta e ben condotta richiede ben più di un anno. Per ottenere dati obiettivi e criteri condivisi la letteratura scientifica internazionale raccomanda da due a tre anni. Per fornire un esempio dei tempi e delle modalità sperimentali nel contesto della scuola un'utile lettura è la Life Skills Education for Children and Adolescents in Schools edito dalla World Health Organization nel 1997. In questo caso l'introduzione del programma su scala nazionale richiedeva un intervento triennale con aggiornamenti annuali a seconda dei risultati dei test standardizzati periodicamente somministrati, la formazione dei team di insegnanti, con la necessità di creare forti canali di comunicazione tra singole scuole, ministeri e comunità locale. Purtroppo i tempi della politica e della verifica scientifica non corrispondono.In altri termini, questi sono i classici parametri delle ricerche '#8211; azione in ambito scolastico.
Per concludere, riporto alcune considerazioni che si possono trarre da questa 'sperimentazione' del Ministero e che mi preoccupano come padre e come cittadino:

'#61623; Se il Ministro avesse desiderato veramente compiere un'azione 'costruttiva' e 'leale' nei confronti dei genitori degli alunni di tutte le scuole e di tutte le condizioni sociali, avrebbe preso in considerazione un numero maggiore di scuole ed atteso i risultati che senza dubbio avrebbero stimolato un dibattito acceso e costruttivo tra famiglie, insegnanti e Ministero.
'#61623; Si sarebbero dovute prendere in considerazione non solo scuole autoreferenziate, dislocate in situazioni relativamente omogenee per contesto sociale, condizione organizzativa ed edilizia. La scuola pubblica ha un dovere educativo rivolto a tutti i bambini (Si pensi all'introduzione dell'insegnante tutor in molti contesti disagiati!) e questo condiziona per forza di cose la 'sperimentazione'.
'#61623; Sono veramente preoccupato perché la novità più 'gravida' di conseguenze per l'ordinamento scolastico del nostro Paese (l'insegnante tutor) non è stata quasi sperimentata ex novo e mancano indicazioni di qualsiasi tipo (tanto in positivo quanto in negativo) sugli effetti di questo cambiamento.
'#61623; Le cosiddette 'novità' della 'riforma' Moratti si riferiscono prevalentemente alla scuola elementare, uno dei punti di forza e di qualità del sistema educativo Italiano. Rimane ancor oggi misterioso per quale motivo non si è invece posto mano all'urgente riforma delle medie inferiori e delle superiori, ridotte ai minimi termini per programmi, metodologie didattiche e risorse.


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