FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3775279
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Republica-Bombe, terrore e libertà-di E.Scalfari

Republica-Bombe, terrore e libertà-di E.Scalfari

C'È qualcuno che odia i popoli di questo o quel paese, nazione o etnia che dir si voglia e lo odia in quanto popolo, indipendentemente dal governo o dal regime che lo guida? Preciso meglio la doman...

23/03/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

C'È qualcuno che odia i popoli di questo o quel paese, nazione o etnia che dir si voglia e lo odia in quanto popolo, indipendentemente dal governo o dal regime che lo guida? Preciso meglio la domanda: c'è qualcuno in Occidente che odia un popolo in quanto tale? Mi pongo questo quesito perché leggo in questi giorni molti articoli e molte allarmate dichiarazioni che temono si stia diffondendo nel mondo in generale e perfino in Occidente un sentimento antiamericano che somiglia ad una sorta di odio, di antipatia, di incomprensione nei confronti del popolo americano e ne è giustamente preoccupato.
La risposta di tutti coloro che sono sospettati di nutrire sentimenti di tal genere è di sdegnata negazione: no, nessuno odia il popolo americano. Gli americani dal canto loro escludono di odiare altri popoli e altre etnie. Anzi li amano disinteressatamente al punto di aver messo e mettere a rischio la vita dei propri ragazzi quando si tratti di liberarli da dittature odiose e sanguinarie, dalla fame, dall'indigenza e insomma dal male. In molti casi per fortuna questi sentimenti buoni, questa solidarietà generosa corrispondono a verità; in altri contengono una dose di ipocrisia. Credo sia giusto guardare in faccia questa realtà e sgombrare il campo dalla retorica della bontà multilaterale, sia quella storica sia quella attuale. Qualche esempio. I palestinesi odiano gli israeliani. Dal canto loro gli israeliani odiano i palestinesi: fino a trent'anni fa negavano addirittura che esistessero come popolo, che è un tipo di odio allo stato puro, un diniego di riconoscimento all'esistenza. Gli americani degli Stati del sud hanno odiato i loro neri con un'intensità senza misura. I sudafricani bianchi hanno fatto altrettanto, debitamente ricambiati.
I serbi hanno odiato croati e bosniaci e reciprocamente. Gli occidentali democratici hanno odiato i comunisti e qui non si trattava di odio etnico ma ideologico, non per questo meno intenso. I comunisti dal canto loro, intendo il popolo comunista, hanno odiato gli americani in quanto capitalisti: da ambo le parti si consideravano gli altri come appartenenti ad una diversa umanità, anzi sub-umanità, da distruggere o da disperdere, comunque da rieducare con poca carota e durissimo bastone.
Tutti i paesi tribali si sono reciprocamente odiati, massacrati, sterminati. Potrei continuare ma a che pro? Solo per ricordare a chi si copre pudicamente il viso che le cose del mondo prevedono anche odio tra i popoli. Prendiamone atto e operiamo affinché questa manifestazione d'un modo di sentire barbarico si attenui e possa infine scomparire del tutto, anche se in proposito è utile non farsi troppe illusioni.
* * *
Gli americani sono odiati? In molte parti del mondo sì. In molti paesi arabi, in vasti settori dell'America Latina quell'odio si taglia col coltello.
Per l'Europa è diverso: troppi legami ideali, culturali, storici; un benefico intreccio di interessi; un'interdipendenza che nessuno ha mai sentito come servitù. E una reciproca ammirazione, probabilmente più forte da parte degli europei verso il popolo d'oltre Atlantico che ha difeso per due volte in un secolo la nostra libertà e il nostro benessere.
Ma ora, da almeno una decina d'anni, le cose stanno cambiando. Ho scritto pochi giorni fa che non c'è odio ma c'è e cresce l'estraneità, l'incomprensione e non solo da parte degli europei ma anche viceversa. Gli europei - la grande maggioranza degli europei - non riescono a capire i comportamenti degli americani e sono ripagati della stessa moneta. Attenzione però: l'estraneità non è odio ma è una delle vie che possono portare a quel risultato. Tentare con ogni mezzo di scongiurarlo è doveroso anzi necessario, ma negare il problema è stupidamente ipocrita.
Questa guerra irachena sembra fatta apposta per raddoppiare reciproca estraneità e incomprensione. Per questo è una guerra particolarmente sciagurata. Il fatto che sarà militarmente vinta tra pochi giorni non cambia minimamente le cose, anzi per certi aspetti le aggrava. Anche qui domandiamocene il perché.
* * *
Assistere da quattro giorni come spettatori lontani ma partecipi ad un gigantesco Golia che pesta a sangue un nemico straccione, terrorizzato, praticamente inerme; vedere una terra e un cielo illuminati a giorno dagli incendi e oscurato da nubi di fumo che seguono il passaggio dei mostruosi B52 che scaricano bombe e missili all'insegna dello slogan "terrore e libertà"; guardare dai teleschermi quelle lunghe file di soldati inermi che avanzano a mani alzate, vengono fatti inginocchiare, si prostrano a terra davanti ad altri uomini invincibili e invulnerabili come l'Achille di Omero; ebbene, tutto questo non piace, suscita repulsione, non ha nulla di cavalleresco e di "sir".
Certo il nemico degli uomini invincibili è Saddam, Saddam il dittatore, Saddam il sanguinario, il massacratore dei curdi e degli sciiti. Preso o ucciso che fosse, il terrore finirebbe e trionferebbe la libertà e la democrazia. Ma intanto gli ospedali di Bagdad cominciano a riempirsi di feriti, di bambini percossi dai "danni collaterali" mentre i comandi di Doha e del Pentagono avvertono: ribellatevi o il terrore continuerà, finora abbiamo puntato solo sui simboli del regime affinché vediate di che cosa siamo capaci, ora salvatevi finché siete in tempo perché il vero terrore non è ancora cominciato.
Ebbene, questo spettacolo truce, quest'ostentazione di potenza non piace, il terrore come veicolo di libertà non piace. Infine nessuno nell'Occidente ha mai amato Achille il Pelide e la sua furia distruttrice al riparo della sua invulnerabilità. Certo Saddam non è Ettore, ma il suo popolo sta diventando ai nostri occhi un agnello sacrificale che può evitare la mattanza solo se si inginocchia davanti al terrore che finora si è scatenato su palazzi vuoti, caserme vuote, laboratori e fabbriche vuote. Ma poi? Che sarà se l'agnello sacrificale non si inginocchia davanti al terrore? Un'altra domanda: non era l'Iraq di Saddam una potenza così armata e così minacciosa da mettere in pericolo la pace del mondo intero? Ma se questo era, se questa è la ragione che ha concentrato ai confini di quel paese la più potente armata del mondo, perché Saddam non usa le armi di distruzione che gli ispettori dell'Onu non hanno trovato ma che Bush e Blair sono certi che possieda? Dove sono i missili nascosti che potrebbero diffondere la peste, l'antrace, il gas nervino? Li tiene ancora in serbo mentre il suo nefando regime si sta disgregando ora per ora? Oppure non li ha? Ma se non li avesse, perché sono state spalancate le porte della guerra e i diavoli dell'inferno? Contro chi sta marciando il Dio degli eserciti? Allora non era il disarmo ma la caccia a Saddam l'obiettivo dell'America.
La più grande potenza del mondo, 300 mila soldati, una flotta aerea che riempie i cieli, una flotta navale che bombarda dal Golfo e dal Mediterraneo, l'esercito turco che invade da nord, la guerra civile che sta per scatenarsi, Bassora già conquistata: tutto questo per catturare o uccidere Saddam? L'Europa non capisce, l'Europa non è d'accordo, l'Europa protesta. Non aprite il fossato atlantico, dicono i saggi; non odiate il popolo americano.
Hanno ragione i saggi ma è l'America che sta facendo di tutto perché quel fossato si apra. Per catturare il truce Saddam o per qualcos'altro? Via, l'obiettivo è risibile e comunque era fuori dalle risoluzioni dell'Onu. In nessuna di esse il cambiamento di regime era mai stato nominato. Disarmo, solo questo era l'obiettivo. Ma se le armi non ci sono? Se il bieco Saddam è un paranoico inerme?
La risposta non c'è. Non risponde Bush e non rispondono Blair, Aznar, Berlusconi. Risponde il Papa: questa guerra è criminale perché è motivata da puri calcoli di potere. "Lasciate da parte il Papa", dice in tutti i "talk show" l'infaticabile ministro Giovanardi, cattolico a messa e bellicista a Palazzo Chigi: "Lasciate da parte il Papa". Detto da un cattolico sarebbe una lezione di laicismo, ma i laici di solito sono intelligenti, razionali, tolleranti. Un cattolico laico come il ministro Giovanardi, appositamente esibito in pubblico, è soltanto un cattolico ipocrita e un laico vagamente ottuso. Da non esibire. Anzi da tenere accuratamente nascosto nell'interesse del regime.
* * *
Il dopoguerra riunirà e ricucirà il dissenso all'interno dell'Europa e tra Europa e Stati Uniti: questa è la speranza dei saggi e questo sarebbe l'obiettivo già raggiunto nel vertice di Bruxelles dell'altro ieri. Ma si tratta dell'ennesima disinformazione perché la realtà non è affatto quella e perché non è stato ricucito assolutamente niente.
Il dopoguerra sarà costoso e difficilissimo. L'idea abbastanza chiara di Bush e di Blair è di ripartire i costi tramite l'Onu e di gestire direttamente il nuovo disegno geopolitico della regione ricominciando la politica delle pacche sulle spalle all'interno della Nato e dell'Unione europea. Dobbiamo essere tutti saggi e la politica delle pacche, delle barzellette sconce e del cuoco Michele non fa male a nessuno, a patto di sapere quello che si vuole.
Sopportare collettivamente i costi dei danni provocati soltanto dalle varie Condoleezza Rice non è un'ipotesi accettabile, come non lo è quella di affidare al generale Franks o a chi per lui di ridisegnare la carta della Mesopotamia, della Palestina, della Penisola arabica e delle terre tra il Mar Nero e il Mar Caspio.
Al primo accenno di simili obiettivi l'altro ieri a Bruxelles il presidente francese Chirac ha già dichiarato che porrà il veto al Consiglio di Sicurezza: chi ha infranto le regole paghi e si scusi, "no taxation without representation", Tony Blair dovrebbe conoscerla questa massima che deriva dal lungo Parlamento di Cromwell e addirittura dalla Magna Charta dei baroni di Inghilterra.
* * *
E poi c'è il movimento pacifista e la sorte di alcuni governi in gioco. Può darsi che i governi della cosiddetta nuova Europa, quelli che si sono schierati dalla parte dell'amico George W., siano battuti alle elezioni. Non è certo, ma è possibile. In Spagna, dove si voterà tra un anno, sembra più che probabile. Blair non è affatto tranquillo in casa sua ed ha buone ragioni per non esserlo. Berlusconi, in caso di risacca europea a danno della destra, conterebbe come il due di coppe e anche lui non deve avere sonni tranquilli.
Diciamola la verità: l'unità dell'Europa e la sua "governance", dopo lo sconquasso iracheno si potrà ottenere soltanto dalla sconfitta dei governi schierati con George W. Solo allora si potrà costruire il secondo pilastro dell'Occidente. Se questo non avverrà non ci sarà nuova costituzione europea che tenga. Ci sarà un protettorato americano dal nord Atlantico fino all'Asia centrale e al Medio Oriente con qualche isola di dissenso poco importante.
A quel punto molti popoli odieranno l'America e molti americani anche.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL