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Repubblica-Università, la rivolta dei rettori pronti a dimettersi in massa

UNIVERSITÀ IN CRISI I capi di sessanta atenei firmano un documento di protesta contro la riduzione dei fondi Università, la rivolta dei rettori pronti a dimettersi in massa "Con questi tagli...

10/12/2002
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la Repubblica

UNIVERSITÀ IN CRISI
I capi di sessanta atenei firmano un documento di protesta contro la riduzione dei fondi
Università, la rivolta dei rettori pronti a dimettersi in massa
"Con questi tagli impossibile garantire ricerca e servizi"

Appello a governo e parlamento perché cambino la Finanziaria "Rischiamo il disastro"
Mobilitati anche gli studenti: da Roma a Bologna, da Siena a L'Aquila blocchi stradali, sit in e occupazioni
La mozione approvata in poche ore da consigli di amministrazione e senati accademici di tutta Italia
MARIO REGGIO

ROMA - Il mondo accademico si mobilita. Sessantadue Senati accademici e Consigli d'amministrazione di altrettanti atenei pubblici su 72 hanno approvato un ordine del giorno che suona come l'ultima chance al governo e al mondo politico. Le università che mancano all'appello firmeranno il documento oggi. E se anche questo appello dovesse cadere nel vuoto, i rettori prenderanno una decisione storica: "Ci dimetteremo in massa".
"Denunciamo al governo, al Parlamento e all'opinione pubblica - recita l'ordine del giorno - l'impossibilità di garantire per l'anno 2003 i servizi essenziali alla formazione e alla ricerca e il diritto allo studio dei propri studenti, se non saranno almeno restituite le risorse che la legge finanziaria prevede di sottrarre al sistema universitario nazionale". L'appello alla mobilitazione è stato lanciato ieri mattina dalla Conferenza dei rettori: "Il Comitato di Presidenza ritiene indispensabile far sentire la voce unanime di tutti gli atenei, chiede pertanto a tutti voi di approvare la mozione che, per essere efficace, si auspica sia deliberata unanimemente e senza emendamenti". Firmato Piero Tosi, presidente della Crui.
Non è la prima volta che la Crui presenta ai politici il suo cahier de doléance. Dal mese di settembre, quando si erano diffuse le prime avvisaglie sui tagli ai fondi dell'università e alla ricerca, la Crui ha chiesto tre volte al ministro Letizia Moratti e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di evitare i nefandi effetti di un taglio di oltre 200 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario. Le risposte sono state prima rassicuranti, poi evasive. Tant'è che, passata alla Camera, la legge finanziaria non prevede alcun recupero di fondi neanche ora che è al Senato. Cosa accadrà se non ci sarà un recupero in extremis? "È la prima volta che il fondo diminuisce negli ultimi 30 anni - commenta Luciano Modica, ex presidente della Crui appena eletto al Senato nei Ds - lo scorso anno c'è stato un minimo aumento del fondo che non riusciva a coprire neanche gli aumenti di stipendio dei docenti, fissati in modo automatico dall'Istat. Cosa accadrà ora? Verranno tagliate sicuramente le attività di ricerca e i servizi agli studenti. C'è poi il fondo per l'edilizia che si è ridotto a soli 150 milioni di euro, così gli atenei saranno costretti a fare mutui con le banche per la manutenzione. Non sono da escludere gli aumenti delle tasse per gli studenti e il blocco del turn over dei docenti, cosa che aggraverà un problema endemico del nostro sistema: l'Italia infatti è il Paese europeo che il più alto rapporto tra studenti e docenti. E la situazione rischia di peggiorare con il passare dei mesi. Un vero disastro".
Preoccupazioni condivise anche dal Rettore dell'università di Torino e segretario generale della Crui, Rinaldo Bertolino: "Senza un più che necessario emendamento - afferma - il sistema universitario italiano rischia di fallire e proprio nel momento in cui il Presidente della Repubblica ha sottolineato come sia fondamentale, per il futuro del Paese, promuovere la formazione affinché vengano raggiunti i livelli europei".
Alla voce dei rettori si è aggiunta quella degli studenti dell'Unione degli universitari che alle parole hanno fatto seguire i fatti occupando facoltà e aule. Il clou della protesta lo annunciano per lunedì prossimo proponendo la serrata di tutti gli atenei. Ieri a Cosenza gli studenti hanno manifestato con un sit-in al rettorato e durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, alla quale ha partecipato il presidente del Senato Marcello Pera, hanno contestato le politiche del governo. A Bologna i ragazzi hanno organizzato un blocco stradale in via Zamboni, nella zona universitaria, e assemblee e mobilitazioni in tutte le facoltà mentre all'Aquila sono state bloccate le lezioni nella facoltà di Medicina e Chirurgia in una protesta che vede unite le rivendicazioni degli studenti e quelle degli specializzandi. In fermento anche gli studenti della capitale che, nell'ambito di una tre giorni in difesa del diritto allo studio, occupano temporaneamente la presidenza della facoltà di Scienze della Comunicazione. A Siena sit-in sotto il Senato accademico e appuntamento in prefettura per chiedere al rappresentante del governo di fare proprie le istanze dei manifestanti.


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