Repubblica-Università, i ricercatori iniziano lo sciopero della fame

Chiedono il ritiro del disegno di legge in discussione alla Camera
Ad appoggiare la loro protesta anche docenti e rettori
Università, i ricercatori iniziano
lo sciopero della fame
Tra le altre iniziative: blocco degli esami dal 20 al 27 giugno
e astensione dalle sessioni di laurea per tutto il mese

ROMA - Uno sciopero della fame contro la Moratti. O meglio, contro quella parte del disegno di legge voluto dal ministro, relativa allo stato giuridico dei docenti: i ricercatori universitari ribadiscono, da oggi, la necessità di un ritiro immediato.

La protesta inizierà in coincidenza con l'avvio della discussione del testo alla Camera, e coinvolgerà vari ricercatori in numerose sedi universitarie.

"Il nostro obiettivo è far sentire con la massima forza il dissenso del mondo universitario nei confronti di una legge che sancisce la morte dell'Università moderna nel nostro Paese", ha dichiarato Marco Merafina, responsabile del Coordinamento nazionale ricercatori universitari (Cnru), che da questa mattina -con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e le associazioni della docenza e dei dottori e dottorandi di ricerca- ha dato il via ad un presidio a Montecitorio.

Il Cnru, ha sottolineato Merafina, "è molto preoccupato per l'accelerazione operata dal governo" sul Ddl approvato a maggioranza dalla VII Commissione della Camera.

Una battaglia condivisa anche dal Crui, la conferenza nazionale dei rettori universitari. "Il governo punta sul fatto che i contentini sparsi qui e là destinati ad una umanità varia fatta di lobbies e delites, abbiano ridotto al silenzio le nostre proteste - si legge in un manifesto sottoscritto da 30 docenti universitari - noi diciamo no alla proposta Moratti, un testo inadeguato e irrispettoso, e soprattutto respingiamo questo modo umiliante di trattare l'università".

Uno dei punti di maggior contrasto riguarda la sospensione sine die dei concorsi per ricercatori: "Con questo provvedimento - ha spiegato Merafina - i ricercatori, se lo vorranno, potranno assumere il ruolo di professore aggregato, che già svolgono nella pratica, mentre noi chiediamo il ruolo effettivo di professore universitario".

Irrinunciabili per il Coordinamento sono, "il riconoscimento del ruolo di professore per i ricercatori e l'unicità del contratto di ricerca dopo il dottorato, con un percorso di carriera unico per i docenti universitari nel quale l'avanzamento dipenda da giudizi di idoneità e non più da una serie di concorsi interni".

"E' inaccettabile l'atteggiamento del governo - affermano, ancora, i rappresentanti del Cnru - che va avanti con questo ddl senza ascoltare minimamente nè le ragioni delle organizzazioni della docenza nè quelle della Conferenza dei rettori". Insomma, dialogo inesistente dal momento che, ha denunciato Merafina, "è da ottobre del 2004 che chiediamo un confronto con il ministro Moratti, che non ci ha mai ricevuti.
Ora, però - ha concluso - il tempo del confronto e delle trattative è scaduto e chiediamo il ritiro immediato di un provvedimento semplicemente inaccettabile".

Per protestare contro il ddl in discussione, i ricercatori hanno messo in campo anche altre iniziative: "Non effettueremo gli esami universitari dal 20 al 27 giugno, ci asterremo dalle sedute di laurea per l'intero mese di giugno e confermiamo la nostra indisponibilità - ha annunciato Merafina - a tenere corsi anche per il prossimo anno accademico, una misura già attuata lo scorso anno facendo registrare gravi difficoltà negli atenei".

(14 giugno 2005)