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Repubblica-Studenti, precari, licenziati il corteo dalle mille bandiere

Sfilano gli antagonisti, quelli che non si sentono rappresentati e si compattano sul no a Berlusconi Studenti, precari, licenziati il corteo dalle mille bandiere in edicola ...

16/02/2002
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la Repubblica

Sfilano gli antagonisti, quelli che non si sentono rappresentati e si compattano sul no a Berlusconi
Studenti, precari, licenziati il corteo dalle mille bandiere
in edicola
Maria, 30 anni: ero consulente d'azienda, pagata per licenziare, ora sono un esubero
Luigi, 17 anni: gli Usa spendono in armi 400 miliardi di euro; con 20 si batterebbe l'aids
FERRUCCIO SANSA


ROMA - Quelli dimenticati da Berlusconi. Quelli che sono di sinistra, e molto, ma sono anche pieni di rabbia verso D'Alema, Cofferati e soci. Quelli che non stanno con nessuno e vorrebbero un grande sciopero generale: un partito che non si presenta alle elezioni, un quarto sindacato. Da ieri non sarà più possibile ignorarli, perché portare in piazza più di centomila persone non è roba da tutti.
Neanche gli organizzatori ci credevano quando alle dieci di mattina si sono trovati davanti una folla che traboccava dall'Esedra, la piazza romana dove era fissato il raduno. Il segreto? Invece di discutere di flessibilità, il quarto sindacato ha portato in piazza Maria Redenti, ex consulente aziendale che da un giorno all'altro si è ritrovata a spasso. Al posto dei discorsi sulla scuola, sulla riforma Moratti, c'era la faccia larga e bonaria di Erminia Lanteri precaria per dieci anni e ormai praticamente disoccupata.
Questo soprattutto unisce i centomila di ieri: non sentirsi rappresentati da nessuno. Così, ognuno con i propri slogan, tutti seguono il percorso "sacro" dei cortei della sinistra italiana: dall'Esedra a San Giovanni in Laterano, davanti alla basilica che ospita il Cardinale Vicario e che per un paradosso tutto italiano da decenni accoglie le adunate della sinistra laica.
Una manifestazione tranquilla, non fosse stato per un gruppo di studenti romani che in via Cavour ha attaccato una sede della Adecco, agenzia di lavoro interinale: due minuti di raid, più che sufficienti per mettere sottosopra l'ufficio, spaccare vetrate e computer. Poco dopo un centinaio di vigili del fuoco precari ha deviato dal percorso concordato e ha puntato sul Viminale: c'è stato qualche momento di tensione con la polizia.
I segmenti del corteo non sono omogenei: c'è chi si batte contro l'abolizione dell'articolo 18, chi grida slogan contro flessibilità e precariato. E chi è in piazza a urlare la sua rabbia contro le leggi sulle rogatorie o sull'immigrazione. Cobas, Gilda, Unicobas e Rappresentanze di Base, ma anche sostenitori dello stato Palestinese, esuli politici curdi. Gli "antagonisti" ci sono tutti, ognuno con le sue bandiere e la giornata aiuta perché c'è un bel vento che le fa sventolare insieme con i capelli delle ragazze. Sì, perché una buona metà dei partecipanti avrà al massimo venticinque anni. Ci sono quelli che nelle manifestazioni sembrano esserci nati. Ma molti di più sono i manifestanti ragazzini, alla loro prima volta: li riconosci subito, dal passo troppo veloce, impaziente per il ritmo lento e solenne del corteo, dalla voce sottile che si spezza al primo urlo. Sono venuti e che nessuno si sogni di dire che lo hanno fatto soltanto per scoprire l'ebbrezza di essere massa: "No, ho viaggiato dodici ore perché volevo dire la mia contro la guerra e lo squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri", attacca Luigi Peiron, 17 anni, da Treviso e tira fuori dalla tasca un ritaglio di giornale: "Gli Stati Uniti spendono 400 miliardi di euro l'anno per gli armamenti, in Africa 30 milioni di persone sono malate di aids. E potrebbero essere curate con appena 20 miliardi di euro".
Luigi si ributta nella mischia, fianco a fianco con Antonella Verrina, precaria della scuola: "Ho insegnato per dieci anni, sono inserita nelle graduatorie, ma adesso con la riforma Moratti rischio di rimanere a spasso. Licenziata' No, non in senso tecnico, perché non mi hanno mai assunta, ma che differenza fa?".
Maria Redenti, trentenne novarese, ha un passato recente di "consulente aziendale, quelle tutte tailleur e tacchi alti". Ora sfila in scarpe da ginnastica, maglione quattro taglie di troppo e megafono in mano. "Mi guardi", dice: "Io sono un esubero. Sono il frutto della flessibilità". Semplice la storia di Maria: "L'università, il lavoro, il telefonino dell'azienda. Ero pagata per razionalizzare' per licenziare, in parole povere. E adesso è toccato a me", dice, poi riprende fiato e riparte con lo slogan: "L'articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta".
L'obiettivo delle invettive è soprattutto lui, Silvio Berlusconi, una sua statua in cartone accompagna il corteo, completa delle ormai famose corna. "Ma in fondo - sorride amara Erminia Lanteri, precaria di Imperia - se non fosse per il Cavaliere, per le sue scelte politiche che emarginano i deboli, in questa piazza con la sinistra ufficiale ci sarebbero arrivati in pochi. E magari si sarebbero anche azzuffati tra di loro".
Sinistra ufficiale assente, non una bandiera: "Bandiera rossa, dalla vergogna", cantano i ragazzi. Bisogna allora trovare nuovi simboli, e sulle bancarelle di San Giovanni i venditori di sciarpe e bandiere della Roma si sono rapidamente attrezzati. "Addio falce e martello", Mario Pompili dietro il suo banchetto la sa lunga, "meglio puntare sul Che, ma va sempre più forte il Subcomandante Marcos. Se gli chiedessero di essere il nuovo leader dell'Ulivo'".


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