Repubblica-Se gli insegnanti non educano più

Se gli insegnanti non educano più

CORRADO AUGIAS

C aro dottor Augias, sono una insegnante. Mi alzo presto al mattino, a volte sbircio la tv. Giorni fa il quadro era il seguen¬te:
1) Finale del Grande Fratello, no¬tizia che è in edicola la rivista del Grande Fratello, immagini dei concorrenti con Floriana che verseggia con un pappagallo;
2) "Ciao Darwin" con vermi e ser¬penti serviti a persone con aria disgustata, un numero "vergini contro aperte";
3) "Madri contro figlie";
4) "Ciak Junior", alla scoperta della settima arte, bambino che dice "mi chie¬dono l'autografo!".
Sorvolo sull'insipida scaletta del tg. E dire che sono giorni caldi sul fronte politico! È possibile che persone intelligenti non vedano la vergo¬gnosa sub cultura che la tv, tutta, propina?
Come mettere insieme la retorica della fatina Moratti con la realtà della scuola pubblica? Co¬me restare inerti di fronte ai colpi che il sistema dell'istruzione sta subendo con leggi, decreti e tagli e indirettamente con l'offerta di modelli "giovanili' basati su rozzezza, volgarità, culto dell'effimero?
Ora devo correre a scuola, ho un compito in classe. Sul "Furioso", pensi un po'. Astolfo sulla luna e Orlando nel palazzo di Atlante. Sono con¬tenta, come vede basta poco.
Giulia Alberico
Giulia.alberico@inwind.it
C arissimo Augias, i 140 euro di aumento che i sindacati hanno ottenuto non li voglio. Il prezzo che hanno pagato è troppo alto.
È vero che noi insegnanti abbiamo uno stipen¬dio indegno, ma l'urgenza, più dei soldi, è la li¬bertà d'insegnamento, la responsabilità profes¬sionale. Meglio 140 euro in meno a fine mese, ma la possibilità di essere protagoni¬sti di ciò che si insegna. Più pove¬ri, ma più liberi.
Gianni Mereghetti
gianni.mereghetti@libero.it
H o tra le mani due libri. "Let¬tera di una professoressa" di Francesca Martini (Antalia); "I professori e altri professori" di Mar¬co Lodoli (Einaudi). Hanno un punto in comune: la complessità del rapporto allievo maestro.
Lodoli è uno scrittore affermato, la Martini un po' meno. Lodoli gira intorno alla funzione dell'insegnare ma girando intorno a quel tema crea atmosfera, racconto; la Martini si concentra, quasi con dolore, solo sulle difficoltà di una condizione diventata critica. Tut¬ti e due finiscono per comunicare la sensazione che la scuola sia vissuta da chi sta su una cattedra e da chi siede su un banco, con un disagio quasi insop¬portabile.
Negli ultimi tempi con grande rapidità, scrive Francesca Martini, sembra che alla scuola sia ve¬nuta meno la funzione principale: educare. "Gli insegnanti sembrano ormai impauriti di fronte agli alunni e ai genitori", gli strumenti di cui di¬sponevano appaiono spuntati. Le pressioni del mondo esterno sono diventate enormi, schiaccia¬no la povera austerità di un'aula.
Nel confronto tra Astolfo sulla luna ed ET di Spiel¬berg non c'è partita, vince ET; idem tra Decamero¬ne e Grande Fratello; analoga la struttura, ma il se¬condo pesca a piene mani nella corrività dei tempi. L'alunno respinto non si impegna più a fare me¬glio, capo chino davanti al preside; semplicemen¬te ricorre al Tar. L'allettamento di tante scuole pri¬vate (paga e sarai promosso) è irresistibile. Ci sa¬rebbe un rimedio? Non lo so. Credo però che si po¬trebbe tentare un'azione di contrasto. Ridare alla scuola pubblica, insieme a qualche euro d'aumen¬to, dignità e centralità. Vi pare che sia questa l'aria?