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Repubblica-Scuola, il governo vara la riforma

Scuola, il governo vara la riforma Ma le Regioni si ribellano: la Moratti non ha rispettato i patti "Con un blitz anticipata al 2006 la sperimentazione alle superiori" Ogni is...

15/10/2005
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la Repubblica

Scuola, il governo vara la riforma
Ma le Regioni si ribellano: la Moratti non ha rispettato i patti
"Con un blitz anticipata al 2006 la sperimentazione alle superiori"
Ogni istituto potrà scegliere i docenti con chiamata diretta
MARIO REGGIO


ROMA - La lunga marcia è finita. La riforma della scuola, annunciata dal premier Berlusconi e dal ministro Moratti il 5 febbraio del 2002, sembra aver chiuso l'ultimo capitolo. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sul riordino della scuola secondaria superiore e l'accesso alla professione d'insegnante. "Ora la scuola italiana avrà contenuti più moderni e insegnanti più giovani e qualificati", è stato il commento del premier. Ma le critiche sono molte. Tre anni e mezzo fa Berlusconi promise 8 miliardi di euro d'investimenti nell'istruzione e di soldi la scuola ne ha visti molto pochi. E anche l'ultimo atto è viziato da una scorrettezza di fondo, secondo molti.
Il via libera alla riforma della secondaria superiore è partita dopo che la Moratti, lo scorso 15 settembre, accettò le condizioni poste dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni: il testo del decreto deve essere modificato e la riforma potrà essere operativa solo dopo l'accordo con i governi regionali e non prima dell'anno scolastico 2007-2008. Qualsiasi sperimentazione sarà vietata fino a che i tavoli tecnici tra governo e Regioni non abbiano raggiunto il pieno accordo sui punti controversi.
Invece, ieri mattina a Palazzo Chigi, il ministro Moratti ha candidamente annunciato che "rispettando l'autonomia scolastica, i licei che lo decideranno potranno sperimentare le nuove norme a partire dal settembre 2006". Proprio quello che avevano reclamato Forza Italia e An dopo l'accordo "forzato" con i governatori. Una posizione sostenuta anche dai governi della quattro Regioni di centro-destra, che avevano votato contro il documento approvato dai sedici governatori del centro-sinistra.
Nel pomeriggio la Moratti ha aggiustato il tiro smentendo quanto affermato in mattinata: "Nel decreto non è specificata la data dell'inizio della possibile sperimentazione della riforma, e tutto è lasciato all'autonomia decisionale degli istituti scolastici nonché limitata agli otto licei".
La reazione di Vasco Errani, governatore dell'Emilia-Romagna e presidente della Conferenza nazionale dei presidenti delle Regioni, non si è fatta attendere. "Le Regioni e le autonomie locali hanno firmato un accordo con il governo molto chiaro: nessuna sperimentazione senza una revisione globale del decreto, un impianto che io non condivido. E nessuna revisione c'è stata. Non ho letto il testo del decreto, ma sarebbe una cosa gravissima ignorare un accordo preso in una sede istituzionale come la Conferenza unificata Stato-Regioni, e sottoscritta dal ministro La Loggia. Oltre al vulnus istituzionale la sperimentazione fatta così creerebbe una confusione dannosa nella scuola, tra i genitori e gli studenti".
In attesa di leggere il testo del decreto, ancora top secret, il Consiglio dei ministri ha certamente approvato il riordino dei percorsi d'accesso alla professione d'insegnante, modificando radicalmente l'impianto sulle scuole di specializzazione nate nel 1999. Dopo la laurea tre più due, gli aspiranti frequentano i "centri d'ateneo", creati nelle università. Dopo la selezione entrano nelle graduatorie regionali e ogni scuola potrà scegliere l'insegnante che preferisce. Dopo un anno di contratto di formazione-lavoro, il docente verrà confermato o bocciato.
"È stato fatto un clamoroso passo indietro - commenta Giunio Luzzatto, ordinario di Fisica a Genova e coordinatore delle scuole di specializzazione - l'abilitazione si otterrà al termine di un percorso solo accademico ed è passata la "chiamata diretta" delle scuole che non dà alcuna garanzia".


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