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Repubblica-Salta la consultazione sulla parità scolastica

Quattro no, ammesso il quesito sugli elettrodotti Salta la consultazione sulla parità scolastica MARIO REGGIO ROMA - Due sì e quattro no. La Consulta ha deciso di bocciare la richiesta d...

16/01/2003
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la Repubblica

Quattro no, ammesso il quesito sugli elettrodotti
Salta la consultazione sulla parità scolastica

MARIO REGGIO

ROMA - Due sì e quattro no. La Consulta ha deciso di bocciare la richiesta di referendum sulla sicurezza alimentare, l'utilizzo dei rifiuti nella produzione di energia elettrica, l'attività sindacale nei luoghi di lavoro con meno di 15 dipendenti, l'abrogazione di alcune norme centrali sulla parità scolastica tra quelle pubbliche e le private, mantenendo gli obblighi per queste ultime. Oltre al primo quesito sull'articolo 18 è stato giudicato ammissibile il referendum che chiede l'abrogazione dell'obbligo per il proprietairo di un terreno di far passare sul suo fondo un elettrodotto.
Tra i quesiti bocciati quello che ha scatenato le più roventi polemiche è quello sulla parità scolastica, approvato dalle Camere quando governava la maggioranza di centro-sinistra. La legge prevede la creazione di un sistema unico d'istruzione nazionale. Equipara in sostanza le scuole paritarie-private a quelle pubbliche. La sua approvazione scatenò la dura reazione del movimento degli studenti, della sinistra Ds, dei Cobas. Cosa prevede la legge? A fronte del riconoscimento le scuole paritarie devono sottoporsi ad una serie di obblighi: trasparenza di bilancio, docenti retribuiti come quelli della scuola pubblica, programmi uniformi alla pubblica, l'abbandono della scelta confessionale per quelle religiose, l'accettazione di studenti disabili e l'assunzione dei docenti di sostegno necessari. La chiave di volta, venne definita dagli oppositori alla legge, al finanziamento delle scuole private.
Durissima è la replica del leader dei Cobas Piero Bernocchi, tra i promotori dei referendum dichiarati inammissibili, che giudica la decisione della Corte "gravissima, intollerabile, inaudita ma soprattutto repressiva", ma annuncia che essa "non bloccherà la lotta contro la privatizzazione della scuola, nè la campagna a favore della partecipazione al voto e al sì per i soli referendum rimasti". Critico anche il deputato Verde Mauro Bulgarelli: "Il ricorso al referendum - ha commentato - offriva una grande occasione di dialettica democratica nel paese per discutere e contrastare la privatizzazione della scuola pubblica, contro i principi stessi della Costituzione. L'impossibilità di dare corso alla campagna referendaria è un grave limite al confronto". Il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna ha sottolineato che "prescindendo dalla bocciatura del referendum, rimane netta la contrarietà al buono scuola e al finanziamento da parte dello Stato delle scuole non statali, così come sancisce la costituzione". Di parere opposto il responsabile Scuola di Forza Italia Mario Mauro, che ha invece definito la decisione della Consulta "un segno di ragionevolezza e una certezza": "Quello proposto dall'estrema sinistra - ha detto - era un referendum lontano dalla realtà e fuori dal tempo, voluto per riportare indietro l'orologio della libertà di scelta educativa nel nostro paese.


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