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Repubblica: Piccole scuole, così è fallita l´operazione-tagli. Dal ministero previsti 2.500 accorpamenti. Ma le Regioni ne fanno meno del 10

L´assessore del Piemonte: "Non prevediamo gli effetti delle riforme Meglio attendere"

23/03/2009
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la Repubblica

SALVO INTRAVAIA

ROMA - Respinti, almeno per il momento, i diktat del governo sulla razionalizzazione della rete scolastica. A fronte di oltre 2.500 istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni (considerate sottodimensionate) le regioni ne hanno tagliate soltanto 240: 14 su cento, considerate le scuole che possono sfruttare la deroga fino a 300 alunni. Le 240 scuole in meno scaturiscono dalla differenza fra 320 istituzioni soppresse e 80 centri per l´educazione degli adulti di nuova istituzione. La situazione, regione per regione, è trapelata dalle stanze del ministero alcuni giorni fa e ridimensiona i propositi dell´esecutivo di tagliare più scuole e plessi possibile.
In Piemonte, per esempio, sono otto le istituzioni scolastiche accorpate anche se quelle sottodimensionate sono molte di più. Ma perché le regioni continuano a tenere in vita istituzioni che secondo la norma dovrebbero perdere l´autonomia scolastica? «Abbiamo preferito attendere», spiega l´assessore alla Pubblica istruzione, Giovanna Pentenero. «Ancora - aggiunge - la riforma della scuola secondaria di secondo grado deve partire e non sappiamo neppure quale sarà l´impatto della riforma sulla scuola primaria e sulla secondaria di primo grado». In base a un decreto del 1998 le scuole dovrebbero mantenere un numero di alunni compreso fra 500 e 900 alunni. Con deroga fino a 300 alunni per gli istituti comprensivi (di materna, elementare e media) nei comuni di montagna e nelle piccole isole. Lo scorso ottobre, un decreto legge imponeva alle regioni di effettuare in tutta fretta il dimensionamento della rete scolastica: l´insieme degli smembramenti e dei successivi accorpamenti di plessi che consentono di riportare il numero degli alunni all´interno del range prescritto. Le regioni "inadempienti" sarebbero state esautorate da commissari ad acta governativi, ma secondo la Costituzione la competenza è dei governi regionali. Il blitz creò un tale terremoto politico, con le regioni che minacciavano il ricorso alla Corte costituzionale, che il governo fu costretto a fare marcia indietro attenuando, in fase di conversione del decreto, la formula perentoria del provvedimento. L´operazione serve a tagliare posti: accorpando due scuole saltano un dirigente scolastico e un segretario. Il 27 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prevede la revoca dell´autonomia scolastica nei confronti di 700 istituti con meno di 300 alunni. Ma, secondo i dati forniti dalla Flc Cgil, in diverse regioni italiane (Sardegna, Puglia, Marche, Emilia Romagna, Lombardia e Friuli) il dimensionamento non ha prodotto effetti tangibili. In altre regioni, come la Sicilia, il numero delle scuole soppresse è irrisorio: appena 27. Per rastrellare posti di bidello e assistente amministrativo l´esecutivo ha intenzione di sopprimere parte dei plessi con meno di 50 alunni. «Su questo punto - dice la Pentenero - siamo davvero critici: sopprimere la scuola nei piccoli centri può determinare il loro spopolamento».


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