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Repubblica-Pensioni-Sindacati uniti verso lo sciopero

Scatta la protesta contro la delega. L'Inps "esamina" le richieste di gennaio Sindacati uniti verso lo sciopero Anzianità, boom di domande Angeletti scrive a Epifani e Pezzotta: "Vediamoci per ...

28/02/2003
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la Repubblica

Scatta la protesta contro la delega. L'Inps "esamina" le richieste di gennaio
Sindacati uniti verso lo sciopero Anzianità, boom di domande

Angeletti scrive a Epifani e Pezzotta: "Vediamoci per una risposta unitaria"

ROMA - Sulle pensioni Cgil, Cisl e Uil ritrovano l'unità e a questo punto non è escluso che, se il governo non modificherà il testo della delega previdenziale con il taglio dei contributi e l'obbligo di versamento del Tfr nei fondi pensione, decidano uno sciopero generale contro la riforma. Ieri, dopo l'approvazione del provvedimento sulla previdenza da parte della Camera, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha scritto una lettera ai colleghi di Cgil e Cisl, Guglielmo Epifani e Savino Pezzotta, proponendo un incontro al più presto "per verificare se si può, quantomeno sulla previdenza, continuare un'esperienza che ci ha consentito di tutelare in maniera importante il futuro pensionistico di milioni di lavoratori".
Per Angeletti, infatti, c'è - rispetto alla delega previdenziale - una convergenza di vedute tra i tre sindacati: il taglio dei contributi sui giovani al primo impiego assunti a tempo indeterminato e l'obbligo - di dubbia costituzionalità - di destinare le quote future del Tfr ai fondi pensione sono due punti che Cgil, Cisl e Uil contestano apertamente. La prova che c'è unità d'intenti è la rapidità della risposta - positiva - di Epifani e Pezzotta, che giudicano l'incontro "utile e urgente". Per ragioni opposte, la delega pensionistica ha suscitato anche la reazione della Confindustria, che non nasconde il suo disappunto per l'abolizione del limite minimo di tre punti per il taglio dei contributi (senza soglia minima lo sconto potrebbe essere irrisorio) e il mancato obbligo di risoluzione del rapporto di lavoro (e successiva riassunzione) per coloro che vogliono restare in azienda pur avendo maturato i requisiti per la pensione di anzianità.
È chiaro, tuttavia, che la preoccupazione dei sindacati va oltre alla delega Maroni. Pende infatti sul capo degli italiani la spada di Damocle di una nuova riforma strutturale della previdenza che preveda anche disincentivi alle pensioni di anzianità, cioè tagli. Le continue dichiarazioni del premier Berlusconi e di alcuni suoi ministri e sottosegretari proprio in relazione a un intervento più pesante sulle pensioni hanno già suscitato nei lavoratori una nuova ondata di paura, che si traduce in una fuga verso l'anzianità. Una tabella dell'Inps relativa al mese di gennaio parla di circa 39mila domande pervenute all'istituto, a fronte di una media mensile di 23-24mila domande e a punte di 28-30mila nei mesi che precedono la finestra di uscita (è il caso di dicembre, ma non di gennaio). All'Inps si affrettano a dichiarare che non c'è alcun allarme, che "quei dati sono grezzi e possono contenere un elevato numero di domande caricato due volte", cioè attribuito a due centri di produzione differenti. Sta di fatto che se quei dati fossero confermati, "sarebbero molto preoccupanti", dice Beniamino Lapadula, esperto di previdenza della Cgil.
(r.d.g.)


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