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Repubblica-Milano-Il maestro può insegnare religione? Deciderà la pagella del suo parroco

La Curia obbliga i professori a chiedere l'attestato. E la Cgil si rivolge agli avvocati Il maestro può insegnare religione? Deciderà la pagella del suo parroco TANO GULLO Il futuro degli...

04/04/2002
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la Repubblica

La Curia obbliga i professori a chiedere l'attestato. E la Cgil si rivolge agli avvocati
Il maestro può insegnare religione? Deciderà la pagella del suo parroco

TANO GULLO

Il futuro degli insegnanti di religione nelle scuole elementari è appeso al giudizio di un parroco. Per ottenere, il prossimo anno scolastico, la conferma dell'incarico dovranno portare un attestato, firmato da un sacerdote, che certifichi "l'inserimento e la partecipazione responsabile alla vita della comunità ecclesiale" di appartenenza. Se il maestro non è "attivo" nella vita di qualche parrocchia, potrebbe avere difficoltà a ottenere l'incarico. Quando i sindacati hanno letto la nota, firmata da padre Muscarella, inviata a tutti i circoli didattici di Palermo dall'Ufficio diocesano, l'hanno immediatamente contestata e si sono rivolti all'ufficio legale per impugnarla.
"Le incongruenze più vistose sono due - dice Francesco Camillo, della Rappresentanza sindacale unitaria - Primo, è assurdo che a decidere se uno possa o meno insegnare religione sia un parroco, per di più esterno alla scuola. Secondo, è illogico rimettere in discussione gli attuali insegnanti che hanno ottenuto l'incarico nel 1985, dopo aver sostenuto un corso preparatorio. Se sono stati idonei per questi lunghi anni, perché adesso debbono essere costretti a superare un nuovo "esame" col prete della loro parrocchia?".
La vicenda ha inizio 17 anni fa, quando, in base a un'intesa sottoscritta tra il ministero della Pubblica istruzione e la Conferenza episcopale italiana, l'insegnamento delle due ore settimanali di religione nelle elementari viene affidato direttamente agli insegnanti di classe. Per tutti questi anni la conferma è stata automatica. "Adesso viene introdotta questa novità che è illegittima e arbitraria - dice Gaetano Ruvolo, segretario provinciale della Cgil Scuola - La Curia in questo modo vuole condizionare direttamente l'accesso all'insegnamento di religione. Ma il fatto che queste nomine sfuggano al controllo della pubblica amministrazione apre una vistosa contraddizione. Noi faremo immediatamente ricorso, forti di una sentenza del Consiglio di Stato in base alla quale i margini di discrezionalità dell'autorità ecclesiastica non possono essere né illegittimi né tantomeno arbitrari. I criteri di valutazione devono essere uguali per tutti e non affidati alle simpatie di un parroco o di qualsiasi altra entità esterna al mondo scolastico".
Questa vicenda è la parte visibile di grandi manovre che negli ultimi mesi si stanno svolgendo dietro le quinte dell'universo educativo. Da quando il ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti ha annunciato il disegno di legge per l'immissione in ruolo di 18 mila insegnanti di religione in tutta Italia, di cui 2 mila in Sicilia, da più parti ci si è messi all'opera per cercare di trovare espedienti finalizzati a condizionarne l'accesso. "In modo surrettizio si vuole aprire la strada a persone che rispondano direttamente alla Curia - accusa Santo Inguaggiato, responsabile della Cgil regionale per la scuola, la formazione e la ricerca - C'è il rischio di una grande involuzione, di un ritorno al passato. Anche questa vicenda palermitana fa parte di un attacco alla scuola pubblica, laica e pluralista. Garantire pari opportunità nell'apprendimento è uno dei pilastri dello Stato sociale: il sindacato vuole difendere questa prerogativa".
"Se dovesse passare la linea della Curia - aggiunge Camillo - in classe entrerebbero persone di gradimento delle autorità ecclesiastiche, che poi, in virtù di questa attività, incrementerebbero il loro punteggio nelle altre graduatorie in cui dovessero essere inseriti, scavalcando così altri docenti in lista. Fatti fuori i maestri incaricati fin dal 1985, attraverso corsiconcorsi su misura, organizzati dalla Curia, e l'attestato del parroco, si potrebbe attivare un meccanismo illegittimo di cooptazione che darebbe al vescovo un potere enorme. In pratica sarebbe lui, con un ampio margine di discrezionalità, a decidere chi deve insegnare la religione ai bambini".


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