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Repubblica-Milano-Caro preside apra le finestre

IL COMMENTO Caro preside apra le finestre PIERANGELA FIORANI Prima scena: liceo Beccaria occupato dopo un braccio di ferro con il preside Antonio Marro sull'autogestione. Seconda scena: allo scr...

23/03/2003
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la Repubblica

IL COMMENTO
Caro preside apra le finestre
PIERANGELA FIORANI
Prima scena: liceo Beccaria occupato dopo un braccio di ferro con il preside Antonio Marro sull'autogestione. Seconda scena: allo scrutinio finale del primo quadrimestre lo stesso preside, che ha visto con i suoi occhi chi e come ha condotto l'occupazione, si presenta nel consiglio della classe, frequentata da uno degli studenti sotto accusa, e porta come prova provata della colpa da punire alcuni articoli, un diario dei giorni dell'occupazione che uno studente, penna felice, discreto tono da raccontatore ha avuto la malaccorta idea di regalare a "Repubblica". Risultato: sulla pagella compare un 6 in condotta. Colpevole, con esibita prova inconfutabile. Quel voto diventa lettera scarlatta che serva da monito a tutti gli alunni punti dalla vaghezza di dire la propria mettendola per iscritto su un giornale.
Mentre piovono le punizioni per quei giorni di indisciplinata autogestione (al Parini il preside Straniero ha preteso che ognuno dei suoi studenti versasse sette euro per ripagare i danni di dicembre) gli studenti hanno fermato ovunque le lezioni - stavolta spalleggiati da tanti e tanti professori - e sono scesi in piazza per gridare no alla guerra, per dire sì alla pace. C'erano proprio tutti. Anche, anzi soprattutto, quelli del 6 in condotta. C'erano, nonostante le madri preoccupate di nuove rappresaglie. Stavolta nessuno sarà punito. Eppure anche in quei giorni di autogestione l'impegno dei ragazzi era quello di parlare di pace, di discutere, magari a ruota libera del futuro del mondo e quindi del loro futuro. Che li preoccupa, che li angoscia. Si erano fatti prendere la mano portando qualche catena per chiudere i cancelli. Avevano dipinto i bagni di rosa e di azzurro perché quell'asettico bianco-grigio lavabile li intristiva. Ora pagano i loro sette euro e va bene perché "chi rompe paga". Non va bene invece un preside che esibisce un diario finito sul giornale, e lo trasforma nel corpo del reato. Non va bene che la parola si trasformi da caldo e malleabile strumento di comunicazione in fredda prova che inchioda senza appello. Signor preside, apra la finestra della presidenza e guardi giù in strada: i ragazzi fanno un gran casino. Ma sono uno spettacolo meraviglioso. Sono vivi.


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