Repubblica-Ma si impara anche dai compagni meglio se il gruppo è numeroso
REAZIONI Il progetto americano da noi probabilmente non avrà seguito. Gli esperti spiegano perchè "Ma si impara anche dai compagni meglio se il gruppo è numeroso" "Inse...
REAZIONI
Il progetto americano da noi probabilmente non avrà seguito. Gli esperti spiegano perchè
"Ma si impara anche dai compagni meglio se il gruppo è numeroso"
"Insegnare non significa solo travasare nozioni"
MARIA STELLA CONTE
ROMA - Ci sono anche sogni sbagliati. Come l'illusione (americana) che una maestra o un maestro ogni cinque bambini sia il massimo che si possa chiedere alla vita per i propri figli. Gli Usa sperimentano con gran dispiegamento di entusiasmi e di denaro, un modello di "scuola elementare ideale" che non ha precedenti e che presumibilmente non avrà seguaci. Non da noi almeno. Perché - dicono gli studiosi italiani - la dimensione collettiva e sociale dell'apprendimento è fondamentale: 25 o 30 alunni per classe sono certamente troppi, ma 5 sono troppo pochi. Manca ossigeno umano alla fertile mente infantile. "L'errore è pensare che si impari solo dall'insegnante, come se si trattasse di un meccanico travaso di nozioni. Non è così. Si impara dai compagni; si impara dalle difficoltà degli altri; si impara attraverso la relazione con il gruppo. L'apprendimento riguarda un così delicato e vasto tessuto di relazioni da rendere improponibile una maestra ogni cinque alunni: risulterebbero classi asfittiche". Domenico Chiesa, presidente nazionale del Cidi - Centro iniziative insegnanti democratici - parla di dinamiche di gruppo; di flussi di relazioni; di quel continuo, improgrammabile comporsi e scomporsi di rapporti umani, che fanno parte - tutti - della crescita del bambino, del sapere, della conoscenza.
"In Italia - dice - abbiamo modelli straordinari di scuole a tempo pieno. O meglio sarebbe dire, a tempo disteso: scuole elementari, nate dall'esperienza di Torino negli anni Settanta e poi esportate nel resto del Paese, dove due insegnanti si alternano, pur con tempi di compresenza, senza che l'uno prevalga sull'altro e con il supporto dei cosiddetti specialisti per quanto riguarda l'educazione corporea, l'educazione artistica e musicale, e la lingua straniera".
Personalizzare l'insegnamento - porre a priori obiettivi diversificati per ciascun bambino - non va. Altro è - sostiene Chiesa - individualizzare l'apprendimento: stabilire cioè obiettivi comuni individuando i percorsi più adatti a ciascuno alunno per raggiungere lo scopo. E' proprio il progetto pedagogico complessivo che sta dietro alla scuola italiana, a rendere insipido il sogno americano di un'istruzione su misura.
Maria Rosalia (Rosalia è il cognome) che fa la maestra alla Lavagnini di Firenze - una vita dedicata alla scuola - concorda pienamente e ricorda senza nostalgia l'anno in cui per puro caso si ritrovò con una classe di nove alunni. "Il gruppo è indispensabile ai bambini per poter crescere, per poter vivere dinamiche che altrimenti resterebbero inespresse; per imparare a confrontarsi, a condividere problematiche collettive, a governare un mondo di esperienze materiali ed emotive determinanti per lo sviluppo e inscindibili dalla conoscenza". Certo, migliorare si deve e si può. Sempre. Si aspettano (altri) suggerimenti.