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Repubblica-Ma i valori della scuola pubblica devono ispirarsi alla Costituzione

Ma i valori della scuola pubblica devono ispirarsi alla Costituzione L'ultima uscita del nostro presidente del Consiglio ha segnalato ancora una volta l'insofferenza per le regole. A...

15/04/2003
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la Repubblica

Ma i valori della scuola pubblica devono ispirarsi alla Costituzione
L'ultima uscita del nostro presidente del Consiglio ha segnalato ancora una volta l'insofferenza per le regole. Anche sui banchi il processo è in già atto
BEATRICE MEZZINA


L'ultima uscita del nostro presidente del Consiglio sulla Costituzione, sovietica a parer suo, ha segnalato ancora una volta l'insofferenza per le regole. Anche nella scuola il processo è in atto: si ricorda ancora una volta la questione dei libri di storia riferita alla ignominiosa risoluzione della commissione cultura, in stile Minculpop, firmata dall'onorevole Garagnani (quel Garagnani al cui numero verde si può telefonare per fare delazioni su presunte azioni o parole di opposizione al governo che si esprimono nelle scuole) e anche dall'onorevole Carlucci che potrebbe occuparsi di qualcosa più congeniale ai suoi studi e alla sua carriera.
Nel testo di legge delega 28 marzo 2003 n.53, in Gazzetta Ufficiale, sulle norme generali dell'Istruzione, su cui si baseranno i decreti attuativi, tra i principi del sistema educativo di istruzione e di formazione, la Costituzione assume un posto residuale tra i principi di riferimento per la formazione degli studenti. Recita infatti l'art.2.1.b: sono promossi il conseguimento di un formazione spirituale e morale, anche ispirata ai principi della Costituzione. L'anche riferito ai principi della Costituzione la dice lunga sull'idea di un modello tutto ideologico di una formazione morale e spirituale che colloca a margine i principi costituzionali in cui devono invece riconoscersi i cittadini, gli studenti e la scuola, oltre le opinioni politiche e culturali. Nelle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati per la scuola secondaria di primo grado, per i non addetti ai lavori i programmi per la scuola media, che impostano la scuola media secondo la logica della riforma Moratti, si fanno espliciti riferimenti alla Costituzione, all'articolo 3 in particolare. Solo che nella citazione dell'articolo stesso, scompare la parola uguaglianza. Disturba forse la parola uguaglianza. La scuola media di fatto, nelle indicazioni ministeriali, perde l'idea di accrescimento del grado culturale medio di tutti gli studenti per sbandare pericolosamente verso un percorso che sancisce le differenze con un'idea semplificatrice di precoce differenziazione che legittima di fatto i destini sociali degli studenti. Si mutano o si omettono allora le parole della Costituzione per avallare un percorso che di fatto abbandona le sfide sull'uguaglianza, forse velleitarie difficili e disilluse, per cui si sono impegnati tanti insegnanti nell'ottica del dettato costituzionale, uguaglianza che costituisce ancora oggi una sfida non vinta. In questo clima il governo preme anche per la delega sullo stato giuridico degli insegnanti da definire per norma in allegato al testo di riforma. Questione non contestabile in sé, che avrebbe bisogno di una riflessione di grande apertura e condivisione, ma pericolosissima in un momento in cui gli interlocutori, non solo i Garagnani e le Carlucci, sembrano avere una così scarsa considerazione delle norme costituzionali. Gli insegnanti faranno scuola secondo le logiche del governo di turno, non avranno più la Costituzione come riferimento?
presidente Cidi -Bari


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